Da Demon Slayer ad Attack on Titan: le serie con le migliori animazioni

Ci sono alcune serie che hanno fatto della loro animazione un tratto distinitivo: più curate, più movimentate, più dettagliate. Ecco quali sono.

Da Demon Slayer ad Attack on Titan: le serie con le migliori animazioni
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Chilometri e chilometri di immagini in movimento, di azioni e sentimenti che scorrono. Gli anime, lo sappiamo bene, sono il frutto di un lavoro immenso che fonde la magia della regia con il sogno dell'arte. Ma ci sono alcuni artisti che, come se questo fosse poco, non si limitano neppure più ad "animare" qualcosa che nemmeno esiste, loro si sono spinti persino oltre. Ci sono alcuni esempi nell'animazione che superano i canoni "classici".

Ma quale può essere un anime "classico"? Alcuni di voi potrebbero rispondere a questa domanda, proponendo una parola, "sakuga", ovvero quel particolare termine che si accosta sempre di più all'animazione di "maggiore qualità". Ma sakuga letteralmente significa "immagine disegnata/disegnare", con l'intenzione di esprimere una tecnica che, in realtà, acquisisce importanza soltanto in Occidente, mentre in Giappone rappresenta uno standard.

In questa lista, prenderemo in considerazione soltanto le serie televisive che, tra tutte le altre, hanno spiccato di più per la loro originalità nelle animazioni: movimenti, dettaglio, bellezza, si potrebbe dire "maniacalità"; questi anime hanno fatto scuola, sono diventati modelli artistici da seguire o, perché no, disprezzare. Perché che piaccia o no, che generi rabbia, estasi o delusione, l'arte ha sempre il sacro potere di suscitare in noi qualcosa di profondo: un'emozione.

Quando gli anime diventano "bizzarri"

Sotto la voce "psichedelico" e un po' più in là del riquadro dei cinque sensi, si trova Le bizzarre avventure di Jojo. L'opera magna di Hirohiko Araki apre le danze a uno tra gli anime più originali, "bizzarri" e dannatamente belli di questa classifica. Ancora nel 1987, quando il maestro ha pubblicato il primo capitolo dell'omonimo manga, si era capito che non ci trovavamo davanti a uno shonen qualunque, con personaggi grandi, grossi e nerboruti, andati a lezione nella scuola di Hokuto.

La citazione non è casuale, dato che Araki e Tetsuo Hara, autore di Ken il Guerriero, hanno lavorato insieme per lo stesso editore, Shueisha, quando entrambi hanno debuttato con le loro opere. Ma mentre Hara ha aperto la sua via al successo a suon di tecniche segrete, tsubo e magliette stracciate, Araki ci teneva che i suoi personaggi si presentassero bene. Letteralmente. L'anime di Le bizzarre avventure di Jojo ha dettato ben più di un nuovo approccio all'animazione, rappresenta una moda stilistica (ecco a voi la nostra recensione della prima serie de Le bizzarre avventure di Jojo): i colori, i tratti dei disegni, gli abiti e in particolare le pose dei personaggi, caratteristica peculiare dell'arte del maestro, sono così distintivi e belli, da essere stati esposti al Louvre. Dal 2012 lo studio di animazione David Production si è preso carico dell'arduo compito di riproporre un anime tratto dal manga di Araki. E ha avuto un enorme successo. È così popolare che in molte altre opere (anche occidentali) è possibile ritrovare citazioni tratte da Le bizzarre avventure di Jojo. E non soltanto frasi iconiche: avete mai notato, negli ultimi anni, certe pose "bizzarre"?

Quando gli anime danzano

C'è uno studio di animazione, invece, che ha realizzato un bar per offrire ai propri fan di incontrare i suoi artisti: parliamo di Ufotable. La società è stata fondata nel 2000, ma è nel 2006, quando stringe una remunerativa partnership con Aniplex, che decolla.

Da quel momento, lo studio porta avanti diversi progetti importanti, tra cui le prime due stagioni di Fate/Zero e il primo progetto del franchise di Fate/Stay night. Nel 2018 la realizzazione di Demon Slayer segna però un'ulteriore svolta per lo studio (affondate la vostra lama nella nostra recensione di Demon Slayer): stiamo parlando di uno dei manga più seguiti in tutto il Giappone, il film che ha seguito gli episodi dell'anime, Demon Slayer The Movie: Il treno Mugen, è stato il titolo con il più alto numero di incassi all'uscita al cinema nel suo paese nativo. L'anime tratto dall'omonimo manga di Koyoharu Gotoge non punta sulla "bizzarria": la trama ripercorre un tema già trattato ampiamente, non è di certo la prima volta che vediamo cacciatori di demoni armati di spade e di cicatrici sul volto. Ciò che incanta di Demon Slayer è proprio la sua "effimera" bellezza, quei tratti eleganti e decisi, come il filo di una katana, che tagliano la monotonia di una storia soltanto all'apparenza "semplice". Queste premesse trovate nel manga sono state rese ancora più evidenti e magnifiche dallo studio di animazione.

Nel guardare l'anime, l'occhio si perde ad accarezzare quelle immagini che ricordano la potenza e la grazia degli antichi ukiyo-e, il tratto è molto curato, i colori danzano e tutto sembra armonioso, gentile, come un cacciatore che piange ogni volta che deve uccidere un demone.

Quando gli anime sono folli

"Casa folle" la chiamano. Non riusciamo a dargli torto. Per realizzare tutto ciò che ha realizzato Madhouse, un pizzico di geniale follia ci dev'essere: a cominciare da Record of Lodoss War, proseguendo con Trigun, Alexander, Death Note, Claymore e Highschool of the Dead, questo è lo studio che ha realizzato la prima stagione di One-Punch man, un titolo così grande, che ti stende... con un unico pugno.

Si può tranquillamente dire che i livelli raggiunti dalla prima stagione dell'anime tratto dall'omonimo manga di One, superano anche le esagerate animazioni di Kill la Kill, dello studio Trigger, e Sfondamento dei cieli Gurren Lagann, dello studio Gainax, lo stesso che ha dato i natali alla serie di Neon Genesis Evangelion. In dodici episodi, Madhouse ha messo dentro tutto ciò che di buono abbiamo trovato nell'animazione, dalle scene più mozzafiato dei bei tempi di Naruto, sino alle acrobazie più sfrontate di One Piece. L'unico che al momento sembra osare tenergli testa è lo Studio Bones, che tra i suoi trofei può vantare Wolf's Rain, Full Metal Alchemist e My Hero Academia. Proprio quest'ultimo ricorda molto le animazioni di One-Punch Man: quando gli eroi del liceo Yuei premono l'acceleratore, simulano molto le mosse (anche se decisamente meno letali) di Saitama. A quanto pare dev'essere una "cosa da eroi".

Peccato, un grande peccato che la seconda stagione di One-Punch man sia stata affidata allo studio J.C.Staff, che non è stata all'altezza del precedente lavoro. Gli stili di disegni mescolati, le animazioni al cardiopalma e quella esplosiva sigla di apertura meritavano di più, come vi spieghiamo nella nostra recensione di One-Punch Man 2.

Quando gli anime sono giganti

Impossibile non aprire questo paragrafo citando il lavoro mastodontico che Wit Studio ha svolto sulle prime tre stagioni (e in particolare sulle prime due) dell'adattamento di Attack on Titan. Un'opera di animazione che non soltanto ha dato nuova linfa al tratto grafico sporco e imperfetto di Hajime Isayama, ma che ha elevato a dismisura gli standard qualitativi di una trasposizione televisiva in termini di epicità, regia e animazione. Un grande kolossal, tutt'oggi insuperato persino dalla quarta Season.

E a tal proposito, Masao Maruyama, già fondatore di Madhouse, ha anche dato vita a un altro studio di eccezione: MAPPA. L'azienda ha appena dieci anni di vita, eppure può già vantare un posto del tutto rispettabile nella scuola d'animazione contemporanea: la lista dei suoi lavori è lunga, ma citiamo Ushio e Tora, Yuri!!! on Ice, Rage of Bahamut: Virgin Soul, Kakegurui, la quarta stagione de L'attacco dei giganti e, soprattutto, Jujutsu Kaisen.

L'accademia degli stregoni sta insegnando a tutto il mondo un nuovo livello a cui ambire quando si parla del tanto caro termine "sakuga". Difficile trovare una stessa sincronia dei movimenti, così accurata e realistica, per così tanti episodi di seguito, in un'altra serie anime. Qualcosa di altrettanto simile l'avevamo ritrovato in Violet Evergarden, dove la Kyoto Animation aveva cesellato i dettagli con una cura quasi chirurgica. Per quanto riguarda la bambola di scrittura automatica, abbiamo la certezza che la sua storia è già entrata nei libri delle scuole d'animazione, ma per le avventure (animate) di Yuji Itadori, vedremo come proseguiranno. Intanto le premesse sono state "maleficamente" buone.