Demon Slayer è il nuovo Fullmetal Alchemist

L'opera di Koyoharu Gotoge condivide numerosi elementi con il capolavoro shonen con protagonisti i fratelli Elric.

Demon Slayer è il nuovo Fullmetal Alchemist
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È il 2001 quando la mangaka Hiromu Arakawa comincia la pubblicazione per la rivista Monthly Shonen Gangan della sua opera per eccellenza, Fullmetal Alchemist. Una serializzazione lunga 10 anni, due trasposizioni animate e un grande successo dopo, sembra finalmente arrivato l'erede ideale del capolavoro sull'alchimista d'acciaio. Un'altra brillante mangaka per un'altra opera dal successo record in Giappone, Kimetsu no Yaiba, che sembra aver raccolto il lascito si FMA ed ereditato elementi narrativi importanti.

Demon Slayer...Brotherhood

Il titolo della seconda serie animata tratta dal manga di Arakawa (recuperate al seguente link la nostra recensione di Fullmetal Alchemist Brotherhood) racchiude il nucleo fondante che accomuna l'opera a Demon Slayer. È in entrambi i casi la fratellanza (brotherhood appunto) il cardine e il cuore pulsante della storia, primo motore per le vicende che scandiscono la narrazione, per le azioni intraprese per la preservazione di un legame fraterno nella sua forma originaria.

Un'ordinarietà per, Edward e Alphonse, Tanjiro e Nezuko, investita dalla tragedia, strappatagli via dallo spettro della morte e del cambiamento indesiderato. Oltre il danno la beffa per i fratelli Elric, ragazzini alchimisti che nel tentativo di riportare in vita la madre tramite la trasmutazione umana apprendono la dura lezione dell'equilibrio alchemico e ci rimettono gli arti uno (Edward perde la gamba sinistra e il braccio destro) e l'intero corpo l'altro (l'anima di Alphonse viene provvidenzialmente intrappolata all'interno di un'armatura). Stesso tragico destino tocca a Tanjiro e Nezuko: mentre la seconda viene trasformata in un demone, il resto della famiglia viene brutalmente assassinato. Due fratelli orfani, una dolorosa metamorfosi per il fratello minore e il chiaro obbiettivo di annullarla come motore narrativo. La descrizione di un incipit che, di fatto, vale e appartiene ad entrambe le opere. Sia Alphonse che Nezuko si ritrovano prigionieri di una condizione limitante e momentaneamente irreversibile, costretti in un corpo estraneo, mutato o sostituito.

Sia Edward che Tanjiro, protettivi fratelli maggiori, si fanno carico di ristabilire la situazione usando ogni mezzo, crescendo prematuramente e migliorandosi per necessità, mentre Alphonse e Nezuko scoprono i privilegi e il potenziale della loro nuova forma, precaria ma paradossalmente vantaggiosa in battaglia. Una "condanna utile", che in termini combattivi e conservativi costituisce un plus rispetto alla condizione umana: da un lato un'armatura possente che può far valere la sua forza ed elude convenientemente gli ostacolanti bisogni umani primari; dall'altro una trasformazione in demone che implica l'immortalità e la medesima possibilità di non alimentarsi, oltra a una serie di abilità speciali acquisite grazie alla metamorfosi.

I demoni sono i nuovi homunculus

Ma le similitudini non si limitano all'incipit e al background dei protagonisti. In Demon Slayer e Fullmetal Alchemist la minaccia pare svilupparsi e disporsi secondo strutture e gerarchie affini, per un male procedente da un proposito fondamentalmente identico. In entrambi i casi, dunque, un male ordinato, più stratificato e piramidale in Kimetsu no Yaiba, ugualmente scaturito e generato da un malvagio supremo vittima di un delirio d'onnipotenza.

Insomma, le due opere hanno in comune sia l'organizzazione di antagonisti, sia le caratteristiche dei villains stessi, curiosamente paragonabili dal generale fino al particolare, dagli adepti basici al macchinatore in cima alla catena, il cattivo per eccellenza. I demoni, accuratamente suddivisi dal più debole al più potente, con l'élite delle 12 lune demoniache a godere di maggiori privilegi e abilità, ricordano per molti aspetti gli homunculus di Fullmetal Alchemist. Esseri complessi e mutaforma estremamente devoti al padrone, immortali con spiccate capacità rigenerative e un unico punto di vulnerabilità: è ciò che sono i 7 homunculus generati dal Padre, è ciò che sono i demoni creati dal demone originario Muzan.

Muzan che è, di fatto, la riproposizione in salsa demoniaca del potente Padre della serie del 2001. I due hanno l'unico egoistico obbiettivo di raggiungere la perfezione, che rasentano ma non posseggono ancora, che bramano per guadagnare l'onnipotenza (Muzan vuole raggirare definitivamente la morte) e l'onniscienza (il Padre ambisce alla conoscenza assoluta). Insomma, due villain con uno smisurato complesso divino che li rende superbi e assolutamente insensibili, disumani nel corpo e nella mente, con una considerazione nulla degli uomini e una funesta incapacità di valutare i propri errori.

Non mancano poi analogie tra gli oppositori dei cattivi in questione: gli ammazzademoni e gli utilizzatori della magia alchemica. Nello specifico, ritroviamo negli spadaccini scelti di Demon Slayer, i 9 Pilastri, e negli alchimisti più prestigiosi di FMA, gli Alchimisti di Stato, un'analoga assegnazione di abilità molto specifiche e diversificate in base agli elementi presenti in natura: roccia, vento, fiamma e simili per la squadra special di ammazzademoni, acciaio, fuoco, cristallo per gli alchimisti alle dipendenze del Governo di Amestris. I primi sono forse più "quadrati" e dediti alla causa, i secondi sono effettivamente più individualisti e ambigui, più deviabili e contorti. Il che è però ovvio, considerando che gli ammazzademoni sono concepiti proprio per far fronte alla minaccia specifica dei mostri, mentre gli Alchimisti di Stato sono risorse governative che svolgono diverse mansioni, oltre al supporto bellico e difensivo.

Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba Demon Slayer ripercorre moltissime strade già tracciate dall'opera di Arakawa, ricalcandone non solo il nucleo narrativi e motivazionale, ma riproponendo elementi analoghi nella costruzione dei personaggi e nelle caratteristiche di protagonisti e antagonisti. È, dunque, giusto considerare l'opera di Gotoge il degno erede di Fullmetal ALchemist? Di certo una maggiore complessità nella psicologia e nelle motivazioni dei personaggi e una buona dose di violenza hanno permesso al manga di rivoluzionare il modo di intendere il genere dello shonen. Un peso concettuale e innovativo che Demon Slayer sembra non possedere fino in fondo, ma che pare non rallentare il successo da record che ha ottenuto e continua ad ottenere.