Dien Bien Phu: l'orrore della guerra e la meraviglia dell'arte

Daisuke Nishijima, l'autore di Dien Bien Phu, rappresenta gli orrori della Guerra del Vietnam con occhi "innocenti" e uno stile "kawaii"

Dien Bien Phu: l'orrore della guerra e la meraviglia dell'arte
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Siamo nel 1965 a Saigon, la situazione politica tra i vietnamiti e gli americani, già compromessa dopo la Guerra dell'Indocina, sta per degenerare in uno dei più tristi capitoli della storia moderna. Ci troviamo dentro la Guerra del Vietnam. Su questa triste parte della nostra epoca, avvenuta neanche 60 anni fa, sono state tratte diverse opere culturali, dai film ai libri. Il manga di Daisuke Nishijima ha l'ambiziosità di volerla narrare in un modo inusuale, originale, ovvero attraverso un'arte "carina".

Caratteristica del suo stile, infatti, è il tratto "kawaii", termine giapponese con cui si identifica generalmente qualcosa che ispiri tenerezza: difficile associare la guerra in questo modo, vero? Ed è per questo che Nishijima spiazza ed eleva i contenuti della sua storia, perché il lettore è portato a leggere una trama che già conosce, con un'ottica nuova, fortemente contrapposta alla drammaticità degli elementi trattati, per poter infine porsi una domanda importante: in mezzo a quell'orrore, è possibile trarre una minima morale?

"Le foto realistiche non le fai?"

Dien Bien Phu viene pubblicato con una cadenza bimestrale in Italia da Bao Publishing, nella collana del "cane amato", Aiken, la linea dell'editore milanese dedicata ai manga (della stessa casa editrice potete leggere la nostra recensione di Princess Maison o la anteprima de La taverna di mezzanotte). L'opera completa conta dieci volumi, di cui Bao ha già stampato i primi cinque. Il protagonista della storia è (inizialmente) Hikaru Minami, un reporter di origini giapponesi di appena diciannove anni, che fa parte dell'esercito degli Stati Uniti.

Viene mandato a Saigon, allora capitale del Vietnam del Sud, per documentare la situazione dell'epoca. Non proprio una bella missione per Minami, dato che il paese in quel preciso momento è un vero inferno: i conflitti tra il Sud e il Nord del Paese stanno per esplodere e gli americani, anziché essere i salvatori promessi, si sono rivelati invasori e despoti che non si fanno problemi a rubare, violentare e uccidere i poveri vietnamiti.

Il protagonista cade così in un vortice di storie e tragedie, da cui alla fine non riuscirà più a sottrarsi. La sua vita viene stravolta sin dalle prime pagine del manga: assiste a una scena terribile, il sergente americano Watermelon e alcuni suoi soldati hanno catturato alcune ragazze, malmenate e abusate da loro. Minami si ritrova in un brutto momento, da cui riesce a uscirne grazie a una ragazza, che uccide gli americani. Peccato che la salvatrice attacchi anche lui.Il giovane giornalista si salva per miracolo: la sua macchina fotografica ha attutito il colpo di un pugnale, ma non ha comunque salvato il cuore del ragazzo (e alcune costole): Minami si innamora di quella che verrà conosciuta come la Principessa.

Un gioco da ragazzi

Prima di realizzare la sua opera, l'autore ha studiato molto l'argomento. La scelta di usare disegni minimal, essenziali e molto vicini a uno stile usato per i manga per bambini, non è segno di un taglio più "infantile" dell'opera.

Tutt'altro. Nishijima, da bravo regista e musicista qual è, oltre a essere mangaka, scandisce accuratamente il ritmo della narrazione, seguendo in modo accurato gli eventi proprio come sono avvenuti nella realtà. Non risparmia i suoi personaggi di tutto il dolore, dei bombardamenti, del sangue, della violenza psicologica e fisica davvero riportata sul campo di Saigon, il lettore assiste a una rappresentazione storica senza filtri, quanto può essere stata la visione di Platoon, Full Metal Jacket o Apocalypse Now. La differenza sta nel "modo": alla fine, i principali protagonisti del manga, sono personaggi giovani, ragazzi, se non proprio bambini. Ecco che dunque lo stile dei disegni diventa veicolo di un ulteriore messaggio importante: ciò che vediamo potrebbe essere letteralmente il punto di vista di un bambino, anche di uno che vive i drammi della Guerra del Vietnam. Ed è proprio con questa dicotomia lacerante, tra innocenza e spietatezza, tra violenza e graziosi cagnolini con cappelli a cono di paglia, che l'autore ci lascia spiazzati, confusi dalle nostre stesse emozioni contrastanti, esattamente come (purtroppo ancora oggi) molti bambini possono essere spinti a concepire la guerra: uno strano gioco, dove non sempre chi vince, vive.

Dien Bien Puh Una trama scritta a colpi di mitragliatrici e bombardamenti, disegnata però come una storia "per bambini": Dien Bien Phu non è un manga da prendere alla leggera. Sebbene sia visivamente "grazioso", semplice e minimal, la storia dei suoi personaggi spazia in tutte le sfumature più drammatiche della guerra, senza escludere i colpi di scena. Soprattutto i colpi allo stomaco. Man mano che la narrazione prosegue, il personaggio principale, Hikaru Minami, diventa sempre più un punto di partenza e non di arrivo, una voce dentro il coro straziante di protagonisti di cui si vorrebbe sapere sempre di più. Se riuscissero a sopravvivere.