Disney e la censura, perché Paperone di Don Rosa rischia la cancellazione?

La Saga dei Paperi di Don Rosa rischia di non essere più ripubblicata a causa degli ultimi due capitoli dell'opera, ritenuti non più adatti

Disney e la censura, perché Paperone di Don Rosa rischia la cancellazione?
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La recente notizia che coinvolge il caso Paperon de Paperoni di Don Rosa, vera pietra miliare del fumetto italiano, sa tanto di déjà-vu. Tre anni fa circa su queste pagine ci siamo ritrovati a parlare di un caso spinoso che stava condizionando Via col vento, il film di Victor Fleming (recuperate qui l'articolo sulla censura in Via col vento): a causa dei suoi contenuti razzisti, quello che è ritenuto essere uno dei migliori film mai realizzati nella storia del cinema era stato ritirato temporaneamente dal catalogo HBO.

Fu una decisione improvvisa, d'altronde eravamo reduci da un periodo molto delicato della nostra recente storia: il primo lockdown a causa del Covid-19, ma anche il movimento Black Lives Matter a seguito dell'omicidio di George Floyd. La problematica che veniva additata a Fleming era quella di aver raccontato una storia ambientata nel 1860, ben lontana dalle nostre condizioni di vita attuali e del 1939, anno in cui venne girato il film, e pregna di contenuti che finivano anche per esaltare la figura di Thett Butler, un uomo maschilista, fortemente occidentale.

Dalla censura al framing

Questa premessa serve per capire che non siamo dinanzi a una novità, tutt'altro: più che censura, negli anni abbiamo imparato a parlare di framing, ossia contestualizzare dal punto di vista storico l'opera di cui si parla. All'inizio di Via col Vento, da parte di HBO, venne aggiunta una didascalia per spiegare quale fosse il contesto nel quale era ambientato e come questo avrebbe potuto veicolare messaggi oggi non più adeguati e adatti.

Una soluzione che nel tempo è stata adottata dalla stessa Disney, soprattutto nelle versioni in streaming dei propri Classici più datati, che adesso vengono anticipati da una didascalia molto simile a quanto fatto per l'opera di Fleming. Aladdin, Gli Aristogatti sono solo i primi due esempi, ai quali farebbe seguito una sequela di altri contenuti. Adesso, però, per Don Rosa la situazione sembra diversa.

Keno Don Hugo Rosa, noto oramai a tutta l'industria dell'intrattenimento come Don Rosa, è uno dei più famosi autori della storia della Disney a fumetti. Il suo lavoro con i Paperi ha fatto sì che raccogliesse l'immensa eredità di Carl Barks e diventasse il padre di una saga immortale, quella di Paperon de' Paperoni. Scritta nel 1991, su commissione di Egmont, venne pubblicata col titolo di The Life and Times of $crooge McDuck, ossia dodici capitoli nei quali venivano raccolte le gesta del papero più ricco del mondo. 212 tavole che hanno reso Paperone uno dei personaggi più completi, variegati, caratterizzati e affascinanti dell'universo Disney. Erano, d'altronde, gli anni di DuckTales, gli anni in cui Scrooge diventava sempre più di Topolino e di Paperino un simbolo della narrazione disneyana.

La storia della Saga

La Saga venne pubblicata a partire dal 1992 e, quindi, ha spento 30 candeline da poco, ma adesso sembra che il futuro non possa più essere dalla sua parte. Don Rosa, infatti, spiegando la sua assenza al Vancouver FaneXpo di questo weekend ha fatto sapere che Disney ha deciso di censurare alcune delle sue storie, tra cui due capitoli della sua opera magna, perché non più in linea con gli obiettivi di inclusività che l'azienda si è posta da diversi anni. Parliamo, d'altronde, di un brand che sta puntando molto su questo aspetto e che spinge altrettanto sul rendere Burbank un luogo di lavoro sano, nel quale poter parlare di argomenti progressisti: basti pensare al co-protagonista di Strange World o alle numerose registe che stanno firmando film Disney negli ultimi anni. Ma qual è il problema nella Saga?

La censura Disney colpirà due storie di Don Rosa: Il Papero più ricco del mondo (1992) e Il sogno di una vita (2002), entrambe contenenti scene di stampo razzista, stando a quanto dichiarato dall'azienda madre. Don Rosa ha sottolineato come questo intervento andrebbe a minare il senso dell'opera complessiva, che quindi sarebbe meglio non pubblicare più. D'altronde verrebbe privata del proprio finale, creando un danno non solo all'autore, ma ai lettori stessi che si ritroverebbero tra le mani una saga monca.

"Non ha senso ristampare un'opera priva del finale" ha detto lo stesso Don Rosa con un post sui social. Al centro della diatriba c'è un solo personaggio, al momento, ossia il Gongoro: in originale noto come Bombie, già Carl Barks lo aveva fatto esordire nel 1949 rappresentandolo come uno zombie influenzato dallo stregone africano Matumbo, inviato da questi a vendicarsi di Paperone e di tutte le malefatte compiute nella distruzione della tribù africana.

Il problema Gongoro

Nel 1949 la parola "zombie" in Italia non era così diffusa da giustificare il nome di Bombie the zombie e per questo motivo venne adattato in Gongoro, un termine inventato per l'occasione dagli adattatori. Così è rimasto negli anni, anche nella versione italiana della Saga di Don Rosa, in entrambe le storie dell'autore americano.

Nella seconda Paperino finiva per essere spaventato dalla presenza del Gongoro, mentre nella prima veniva raccontata la genesi dell'incontro tra Paperone e lo zombie, con tanto di spiegazione del perché Matumbo finisse per maledire il malcapitato morto vivente. La sua figura, tra l'altro, venne già edulcorata successivamente, perché già negli anni '40 Carl Barks lo aveva rappresentato con un anello al naso molto più grande di quello che venne poi realizzato da Don Rosa, il che lo rendeva molto stereotipato, anche nei colori.

Inoltre, nella Saga viene disegnato per la prima volta senza le pupille, come da schizzi realizzati in origine da Barks e mai approvati dalla Western. Fu effettivamente un problema, soprattutto nel momento in cui Paperone distruggeva l'intera tribù, attirando su di sé le ire dello stregone, ma erano altri tempi, erano altri discorsi e - anche in quel caso - si raccontava una vicenda accaduta nel passato.

Insomma, Don Rosa rischia di vedere la propria opera deturpata e censurata perché il Gongoro è troppo stereotipato, troppo accostato agli standard razzisti che anni fa gli autori occidentali avevano dei popoli africani, qui resi ancora più aspri dall'inserimento del voodoo, di stregoni, di zombie e di caratterizzazioni tipiche di una struttura narrativa poco inclusiva. Per ora ciò che abbiamo è solo la reazione dell'autore, che ha diffuso tale notizia, senza avere una dichiarazione che arrivi anche da parte di Disney, a sua volta coinvolta nell'operazione e forza motrice di questa scelta.

Un'opera che non va deturpata

La Saga di Paperon de' Paperoni è a oggi l'opera più completa nonché fedele alla cronologia di Carl Barks. Quando nel 1970 Guido Martina insieme a Romano Scarpa e Giorgio Cavazzano realizzò la Storia e gloria della dinastia dei paperi, ad esempio, non concepì la sua intera opera come una ricostruzione del passato della famiglia di Paperone, distaccandosi anche dall'albero genealogico ufficiale. Don Rosa, invece, impiegò diversi anni di ricerca e di studio per rimettere insieme tutti i pezzi e condurci dal 1867, anno della nascita a Glasgow di Paperone, fino al 1947, quando il papero decide di conoscere Paperino, figlio di sua sorella Ortensia, dopo aver superato abbondantemente i 75 anni, ma pronto a rinvigorito da una nuova vitalità.

Don Rosa stesso, d'altronde, è un patrimonio della tradizione Disney, sia per la qualità del lavoro sia per quel lavoro di ispirazione che l'autore realizzò: Paperone diventava una sorta di Charles Kane di Quarto Potere di Orson Welles, finendo per avviare l'intera storia nello stesso modo in cui Kane si ricordava di Rosabella. La censura - che in questo caso differisce da quel lavoro di framing che abbiamo citato inizialmente per Fleming - rischierebbe di togliere alle generazioni future un'opera completa e un sussidiario emozionante su quella che è stata la storia del papero più ricco del mondo, ancora oggi pronta ad arricchirsi di nuove vicende e avventure, al passo con i tempi.

Si potrà sindacare all'infinito su quanto un domani Paperone possa essere importante nell'industria dell'intrattenimento quanto lo sia stato per le nostre generazioni, ci potremo confrontare quanto vorrete sulla eternità dei paperi e dei personaggi creati da Walter Elias Disney, ma ciò non ci toglierà mai la convinzione che ogni opera è figlia del suo tempo e il Gongoro potrà essere, in grande serenità, anticipato da una didascalia che ne spieghi il contesto, i motivi e il distacco che intercorre adesso con la società moderna. Proprio come avvenuto su Disney+ e proprio come HBO ha fatto con Via col vento. Non sarà fingere che non sia mai esistita quella storia la soluzione, non è così che ci puliremo la coscienza per ciò che i nostri avi hanno compiuto negli anni passati.