Dragon Ball: l'evoluzione in divenire del tratto di Akira Toriyama

In occasione del compleanno di Akira Toriyama, ripercorriamo lo stile di disegno che ha accompagnato una delle opere più influenti della cultura pop.

Dragon Ball: l'evoluzione in divenire del tratto di Akira Toriyama
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L'importanza del manga di Dragon Ball nel panorama della cultura pop mondiale è a dir poco immenso: l'opera di Akira Toriyama ha influenzato e definito i canoni del genere battle shonen moderno, mentre la serie anime ha contribuito ad accrescerne la popolarità anche all'estero, rendendo l'avventura di Son Goku un successo globale e tra i più remunerativi di sempre. Oggi, 5 aprile 2018, è il compleanno dello storico creatore di Dragon Ball, che spegne 63 candeline: nell'augurare un buon compleanno al leggendario mangaka, vogliamo cogliere l'occasione per ripercorrere un aspetto fondamentale della sua carriera in relazione al suo franchise più famoso e remnuerativo: il disegno. La storia di Goku è un racconto in divenire e, di pari passo con la crescita fisica, morale e intellettuale del protagonista, anche lo stile di disegno dell'autore è mutato nel tempo, evolvendosi costantemente: non è inusuale, poiché oggi moltissimi mangaka modellano il proprio design con il passare della serializzazione, ridefinendo o arricchendo di dettagli i propri personaggi. Tuttavia, in Dragon Ball l'evoluzione è costante e, nel corso degli svariati archi narrativi di cui si compone, il character design è mutato più rapidamente dei capelli di un Super Saiyan: partendo dalle primissime avventure, passando per il design più moderno di Dragon Ball Kai e Dragon Ball Super fino al nuovo character design che il sensei sfoggerà in Dragon Ball Super Movie, in uscita al cinema il 14 dicembre 2018, ripercorriamo insieme l'evoluzione del tratto di Akira Toriyama in quella che possiamo definire come una delle opere più importanti e influenti della cultura pop.

La gioventù di Goku

Partiamo dalle origini, e cioè dalla prima parte di Dragon Ball, che corrisponde alla prima serie anime realizzata dalla Toei Animation. Tutta la fase che caratterizza l'infanzia e la gioventù di Goku rappresenta la parte più avventurosa e fiabesca del manga: quando l'opera era ai suoi esordi, lo stile di disegno era estremamente morbido e tondeggiante, e lo specchio riflesso di un tratto del genere erano proprio le fattezze del protagonista. Più si va a ritroso nella cronologia delle sue avventure, infatti, e più le forme di Goku appaiono "tondeggianti", a partire dal volto o dalla conformazione dei capelli fino anche al suo fisico e alle rotondità dei muscoli. Man mano che Goku cresce, con il nostro eroe matura anche la matita del sensei: esattamente come accade in un individuo in fase di sviluppo, le forme rotonde dell'infanzia lasciano il posto a un'adolescenza più snella e definita. È il caso, in effetti, della parte finale della prima parte dell'opera, prima del salto temporale che porta all'avvicinarsi di Goku all'età adulta, riferita più precisamente al suo secondo Torneo Tenkaichi e al duello contro Tenshinhan, fino anche alla Saga del Grande Mago Piccolo.

Un primo salto verso una maturità di stile, per Akira Toriyama e per Dragon Ball, avviene proprio nell'ultimo arco narrativo della prima parte, prima che l'opera si avventurasse nel filone che la serie animata ha definito "Dragon Ball Z", assumendo le tinte da battle shonen classico e definendo i canoni del genere moderno: nella parte che vede un Goku ormai quasi ventenne e uscito dall'adolescenza contro Piccolo, il figlio del demone malvagio affrontato pochi anni prima, il tratto inizia ad assumere connotati più definiti, pur sempre "rotondeggianti" ma dalle fattezze decisamente più mature.

Il Super Saiyan, crocevia dell'opera

Uno stile simile si evolve totalmente in tutta la fase successiva dell'opera, a partire dalla Saga dei Saiyan fino alla Saga di Majin Bu. Subito dopo il Torneo Tenkaichi, vinto dal protagonista dopo aver trionfato su Piccolo, il tratto utilizzato da Toriyama è un naturale susseguirsi di quanto visto in precedenza: le forme sono ancora piuttosto morbide, le linee però iniziano a essere più definite e i contorni - come, ad esempio, gli angoli dei volti, la rifinitura dei muscoli o la forma dei capelli - tendono a diventare più squadrati e "appuntiti", ma denotiamo ancora una rotondità di fondo ereditata dalla prima parte, anche questo un elemento che rispecchia una storia che, col passare del tempo, ha anteposto le battaglie violente e roboanti di arti marziali al senso di avventura e al tema, piuttosto ricorrente, del viaggio alla ricerca di qualcosa o alla scoperta di sé stessi. Una tendenza simile la ritroviamo lungo tutta la Saga dei Saiyan e anche nella Saga di Freezer, in cui il character design di Toriyama raggiunge ulteriori livelli di maturità dovuto anche alla grande quantità di razze aliene diverse - e di personaggi - che il sensei arriva a realizzare. Subentrano svariati namecciani, così come i vari membri dell'esercito di Freezer, la squadra Ginyu e il tiranno galattico stesso: un costante esercizio di stile, quello presente in questa sezione del manga di Toriyama, che ha gettato le basi per gli archi narrativi successivi anche in termini di design, con le fattezze di Freezer (e non solo) che hanno chiaramente spianato la strada a quelle dei villain successivi - non soltanto di personaggi canonici come Cell e Majin Bu, che condividono qualche piccolo dettaglio estetico tra di loro, ma anche svariati concept per gli OVA in cui abbiamo fatto la conoscenza di altri alieni e demoni simili quali Cooler, Bojack, Janenba e via dicendo.

Tutto cambia, o quasi, con l'introduzione del Super Saiyan, ennesima trovata di un character design sempre diverso e originale anche per personaggi già ampiamente noti come Goku: il rigonfiamento dei muscoli dà vita a un fisico più definito, così come la linea più dura del volto del protagonista, che gli fa assumere un'espressione vagamente più malvagia rispetto al solito, fa da apripista a uno stile successivo, ancora più maturo per gli standard finora fissati

La svolta

La Saga degli Androidi rappresenta un momento di profonda transizione, tra una prima parte - quella dell'arrivo di Future Trunks e poi dell'avvento di C20 e C19, con il successivo risveglio degli Androidi 17 e 18 insieme anche a Numero 16 - che è chiaramente figlia del design dell'arco narrativo precedente. In questa prima fase ci troviamo ancora di fronte a uno stile più morbido e "meno dettagliato"; qualcosa cambia successivamente, nella seconda metà dell'arco narrativo in questione, e più precisamente dal momento in cui facciamo la conoscenza di Cell e assistiamo al suo piano per diventare Perfetto, fino all'inaugurazione e allo svolgimento del Cell Game con la naturale introduzione del Super Saiyan di secondo livello. Un altro spartiacque, questo, che denota un'evoluzione successiva, un passaggio probabilmente "inaugurato" dal SSJ2, le cui fattezze furono tratteggiate da Akira Toriyama con una linea ancora più dura e spigolosa: è da qui in poi che anche il character design dei protagonisti si farà molto più dettagliato, con la linea che ne denota volti e fisici meno squadrata e più armoniosa, ma anche più spigolosa e volta ad accentuare i dettagli dei muscoli. È, di fatto, la parte più matura nel design di Toriyama, quella che sostanzialmente potremmo definire come la fase più "adulta" in assoluto del suo stile, e che - guarda caso - culmina con la realizzazione del Super Saiyan 3, dal tratto ancora più duro rispetto ai precedenti.

Possiamo affermare, dunque, che siano state proprio le varie fasi del Super Saiyan a denotare i maggiori cambiamenti nel tratto di disegno del creatore di Dragon Ball: la realizzazione non soltanto di volti e corpi, ma anche della fisica e dell'aspetto dei capelli in sé - inizialmente molto uniforme, ma successivamente sempre più spigolosa, con ogni ciuffo finemente tratteggiato quasi come fosse un "casco di banane", se ci perdonate e passate il paragone un po' impietoso e grottesco. Sarà questo design che, sia nel manga che nell'anime, ci accompagnerà per tutta la durata della Saga di Majin Bu, così come per gran parte della produzione dei vari OVA dedicati a Dragon Ball Z.

Dragon Ball, trent'anni dopo

Arriviamo infine a Dragon Ball Super, che ha sfoggiato svariate incarnazioni visive della stessa serie: l'anime televisivo ha rivoluzionato in parte il character design di Toriyama, con il team di animatori della Toei Animation che - in linea con altre parentesi precedenti, come Dragon Ball Kai o Episode of Bardak - hanno provato a fondere lo stile autoriale del sensei con un'estetica più fresca e moderna, fondendo le attuali tecniche di animazione con il tratto tipicamente spigoloso dell'ultimo Toriyama. Il risultato è una sequenza altalenante e qualitativamente discutibile, che in versione anime ha spiccato soltanto in poche occasioni, quando a comandare le matite di certi episodi c'erano nomi del calibro di Naotoshi Shida (che lavorò anche a Dragon Ball GT) o Yuuya Takahashi. È probabilmente nel manga di Dragon Ball Super, però, che riconosciamo maggiormente lo stile dell'ultimo Toriyama per come l'abbiamo apprezzato nella parte finale dell'opera cartacea classica, e per questo dobbiamo ringraziare Toyotaro. Il discepolo del sensei è riuscito a ispirarsi al tratto più maturo del suo maestro, riuscendo a fondere lo stile dettagliato con una visual più moderna e, grazie al design più "snello" garantito dal Super Saiyan God (ancora una volta, dunque, sono le varianti del Saiyan a garantire un'evoluzione elastica dello stile di disegno dell'opera) a rendere i modelli più slanciati rispetto a come erano tra le pagine del manga classico.

Tutto questo, però, verrà "spazzato via" dal nuovo design che Akira Toriyama ha in serbo per Dragon Ball Super Movie: le prime immagini del film, condite dal teaser trailer rilasciato poco tempo fa, hanno evidenziato una sorta di ritorno alle origini per un film che alle origini vuole tornare.

Il 20° film cinematografico della serie di Dragon Ball, infatti, abbandonerà quello stile moderno di cui siamo stati abituati a godere in questi anni, optando per un approccio che sembra ricordare proprio le prime illustrazioni del sensei, nonché le prime avventure del nostro Goku. Una linea più morbida si accompagna a un design chiaramente ispirato al "primo" Toriyama, una scelta che sembra sacrificare il dettaglio ma che potrebbe accentuare la fisica dei personaggi nelle animazioni più concitate, rendendo i combattimenti più "elastici" e roboanti. Una scelta che sembra ricordare molto le animazioni utilizzate dagli staff che hanno lavorato all'anime di ONE PIECE, e infatti lo studio di produzione di Dragon Ball Super Movie è lo stesso che ha realizzato Film: Z. Staremo a vedere quanto varrà la bontà di una soluzione simile, che desta qualche piccolo dubbio ma la cui particolarità resta almeno per ora indiscussa: la vita, però è un cerchio, una serie di corsi e ricorsi che prima o poi ci riportano in qualche modo laddove è iniziata una fase speciale di una parte della nostra esistenza. Toriyama, con Dragon Ball Super Movie, vuole tornare alle origini, cercando di proiettarci verso nuove storie con un'estetica che omaggia l'epopea giovanile di uno dei più grandi eroi che la cultura pop ricordi. Auguri, sensei!