Volto caprino, corpo di demone, sguardo glaciale, poteri smisurati. Più che il Divoratore di Pianeti, Molo era una specie di figura salvifica per tutti i fan di Dragon Ball Super che non avevano apprezzato pienamente il lungo corso narrativo del manga e dell'anime midquel dell'opera classica di Toriyama. Diciamoci la verità: la Saga del Prigioniero della Pattuglia Galattica aveva tutte le carte in regola per poter diventare il miglior arco di tutto Super e lo Stregone, a mani basse, il villain più convincente del manga illustrato da Toyotaro.
Giunti all'epilogo del lungo scontro tra Goku e Molo (recuperate qui il nostro coverage del sorprendente capitolo 66 di Dragon Ball Super) il nostro responso finale si pone a metà tra entusiasmo e delusione. Perché le vicende che hanno contrapposto i Guerrieri Z al potentissimo demone conservano tuttora una certa vena di originalità, ma nelle battute finali del racconto la penna di Toriyama ha nuovamente scricchiolato.
Molo, il villain totale
C'è da dire che tra i principali pregi della Saga del Prigioniero della Pattuglia Galattica annoveriamo soprattutto la mole spropositata di citazionismo, presente in larga parte nei primi capitoli dell'arc (qui trovare un nostro approfondimento sui riferimenti tra Molo e i villain di Dragon Ball Z). Le prime mosse di un Molo anziano e indebolito, una volta evaso dal carcere di massima sicurezza della Pattuglia, ci hanno ricordato il Gran Demone Piccolo, il quale a sua volta era alla ricerca delle Sfere del Drago per ringionanire e si serviva di subalterni di infima potenza. La sua ricerca l'ha portato su Namecc, dove ha dato dita ad un teatro macabro e violento, ricordandoci ovviamente lo spietato genocidio di Freezer. La sua capacità di assorbire energia, e addirittura di fondersi con alcuni scagnozzi reclutati dalle celle della Pattuglia, lo identificano come un perfetto emulo di Cell, e infine i legami con Majin Bu si sprecano: d'altronde Molo appartiene alla famiglia dei demoni, e proprio come Bu è profondamente legato ad un Kaioshin, l'unico essere che riuscì a sigillarlo milioni di anni fa.
Molo, però, presenta anche caratteri di originalità: oltre a un design graficamente accattivante, sono i suoi poteri magici a renderlo un avversario ostico, oltre che inedito, per i protagonisti di Super, abituati da sempre a misurarsi su livelli di potenza bruta piuttosto che su incantesimi e trucchi magici. Al netto di qualche analogia abbastanza palese con alcuni celebri predecessori, insomma, in generale il nuovo villain ha il pregio di aver donato nuova linfa ai meccanismi narrativi di Dragon Ball Super.
È il primo antagonista, d'altronde, a sconfiggere Goku e Vegeta su ogni fronte, e ha peraltro il merito di aver impegnato sul campo tutti i Guerrieri Z, a cui finalmente Toriyama e Toyotaro hanno concesso più spazio. Per la prima volta sin dall'inizio di Super, inoltre, la volontà di superarsi e sconfiggere Molo ha determinato una crescita abbastanza importante per i due Super Saiyan God, che hanno appreso nuove tecniche al termine dei loro rispettivi addestramenti. Ma è da questo punto in poi che la Saga di Molo ha mostrato i suoi primi cedimenti.
Una discesa altalenante
Nella seconda metà dell'arco, infatti, Toriyama e Toyotaro hanno aumentato notevolmente il ritmo della narrazione, imbastendo un racconto avvincente di capitolo in capitolo, ma sono inciampati in una serie di cliché che a parer nostro hanno abbassato la qualità degli sviluppi. Gli autori hanno perso anzitutto una grande occasione, quella di dare a Vegeta uno spazio da protagonista assoluto e di renderlo, come auspicato da molti fan, il salvatore finale dell'universo.
Un evento che avrebbe rimescolato le carte in tavola e avrebbe potuto riavvicinare il livello di potenza del principe a quello di Kakaroth, che sembra ormai giunto completamente fuori parametro grazie al pieno controllo dell'Ultra Istinto.
Riteniamo, infatti, che d'ora in avanti Dragon Ball Super potrebbe avere seri problemi di gestione del racconto, perché il suo protagonista non sembra ormai aver nulla da imparare. Sarebbe opportuno, dunque, che la penna di Toriyama inizi a sviluppare le possibili nuove generazioni di combattenti, a cominciare da un Uub che (viste le fugaci comparse nei capitoli recenti) potrebbe finalmente fare il suo ingresso tra i Guerrieri Z. Dragon Ball, ormai, ha bisogno di andare oltre il finale dell'opera originale,e Super necessita di oltrepassare quell'ostacolo per superare alcuni evidenti limiti narrativi.
Lo stesso villain, nelle fasi finali della battaglia, sfodera una serie di power up abbastanza scontati che lo avvicinano fin troppo ai precedenti antagonisti. In particolare, la sua "fusione" con il suolo terrestre, il conseguente squilibrio dei suoi poteri dopo l'assorbimento di Merus e l'imminente esplosione dell'universo ci sembrano stereotipi già esplorati col finale della Saga degli Androidi o con lo scontro conclusivo nel futuro alternativo di Trunks, al cospetto del potente Zamasu.
Il capitolo finale dell'arco, il 66, si conclude in modo abbastanza prevedibile ma in compenso regala un epilogo spettacolare ed emozionante. L'apporto di Vegeta e della sua fissione spirituale, e il momento in cui l'energia sferica riceve il Ki (sorprendentemente elevato) del piccolo Uub sono piccoli indizi in previsione di sviluppi futuri che potrebbero allontanare il focus della narrazione da Son Goku, sul quale vale la pena spendere qualche ulteriore parola.
Il legame tra Kakaroth e Merus, l'angelo in incognito tra i ranghi della Pattuglia Galattica, aveva segnato una profonda maturazione per il protagonista di Dragon Ball Super. Il sacrificio del fratello minore di Whis aveva innescato, secondo noi, un cambiamento profondo per il saiyan, determinato più che mai a sventare la minaccia di Molo per onorare il nome dei Pattugliatori. Purtroppo l'orgoglio saiyan e l'ingenuità di Goku hanno avuto (di nuovo) ben presto la meglio, ed è soltanto a causa delle azioni sconsiderare del nostro eroe che la battaglia finale con Molo si è complicata mettendo in pericolo l'intero universo.
Un gran peccato, dunque, che testimonia come Toriyama dovrebbe forse staccarsi da Goku e raccontare la crescita di altri personaggi. Salvo ulteriori capovolgimenti di fronte, il saiyan maturo che alla fine di Dragon Ball diventò maestro sembra ormai una figura lontana dai meccanismi narrativi dell'opera. Lo smisurato livello di potenza, e il raggiungimento di poteri illimitati grazie all'Ultra Istinto, hanno reso Kakaroth un personaggio ormai avulso dagli altri, irraggiungibile e a tratti persino indecifrabile.
Il principale pregio della Saga di Molo, comunque, rimangono i disegni: il comparto grafico degli ultimi capitoli del manga è forse il migliore sin qui mostrato da Toyotaro, ed evidenzia una crescita notevole del giovane discepolo di Toriyama. Toyotaro coreografa sempre molto bene gli scontri, ma è migliorato esponenzialmente nel character design, confezionando tavole davvero spettacolari. Il livello di dettaglio per quanto concerne l'aspetto di Molo, o il fisico scolpito di Goku in modalità Ultra Istinto Completo, ci hanno regalato scorci abbastanza memorabili, di sicuro tra i migliori di tutto l'adattamento manga di Dragon Ball Super.
Le malefatte di Molo finiscono qui, tra citazionismo, power up esagerati e alcuni cliché narrativi che hanno abbassato la qualità del racconto nelle battute finali di questa saga. Ciononostante, l'arco narrativo del Prigioniero della Pattuglia Galattica - il primo davvero originale per il manga di Toyotaro e Toriyama - rimane l'esperimento più interessante dell'opera, perché pur rifacendosi ad alcuni stereotipi già presenti nell'opera classica introduce elementi e personaggi inediti. L'aspetto migliore rimane quello grafico, con tavole e character design che ci hanno affascinato in più frangenti. Ora si aspetta la versione anime, che potrebbe dar vita ad un blocco di episodi davvero spettacolari.