Dragon Ball Super Broly, analisi dell'edizione italiana del 20° film di DB

Abbiamo visto in anteprima l'edizione italiana del nuovo film del franchise di Akira Toriyama: analizziamo, quindi, doppiaggio e adattamento.

Articolo a cura di

La forza di un guerriero saiyan è qualcosa di primitivo e ancestrale. Lo sa bene Freezer, nelle cui macchinazioni rientra sempre e comunque la possibilità di sfruttarne il potenziale. Ma lo sa bene soprattutto Akira Toriyama, che quando torna a raccontarci dei saiyan riesce a concepire un racconto dalla forza dirompente e inarrestabile. Dragon Ball Super: Broly è un film che fa suo questo mantra, che cerca di muovere qualche passo verso il futuro del franchise mantenendo un piede ben saldato nel passato della serie. Il film di Tatsuya Nagamine, il 20° nella successione di pellicole cinematografiche del brand, sarà nei nostri cinema a partire dal prossimo 28 febbraio dopo aver scombussolato il box office di gran parte del mondo: grazie alla distribuzione di Koch Media e Anime Factory il lungometraggio rimarrà in sala quanto più a lungo possibile e si porta dietro una campagna promozionale da cui l'edizione italiana non può che uscire enormemente rinvigorita, messa a lucido e posta sotto una luce completamente differente rispetto al passato.

Abbiamo visto in anteprima Dragon Ball Super: Broly doppiato in italiano: la recensione della pellicola scritta da Akira Toriyama è disponibile sulle nostre pagine da molto tempo, ormai, dal momento che a dicembre scorso siamo volati in Giappone per poterci gustare il fascino dell'opera originale. Quando siamo arrivati in sala per visionare l'edizione in lingua nostrana, invece, l'abbiamo fatto divorati da un'eguale e insaziabile curiosità: la nuova avventura dei nostri Super Saiyan, per l'occasione, ha ricevuto un'operazione di adattamento e doppiaggio di quelle importanti. Koch Media ha lavorato per portare al cinema un prodotto che fosse innanzitutto un immenso regalo ai fan del franchise, proponendo al proprio pubblico un adattamento più fedele che mai ai testi giapponesi e un cast di doppiaggio in grado di accontentare anche la platea più esigente. Insomma, in attesa che possiate gustare con i vostri occhi il leggendario combattimento tra Son Goku, Vegeta e Broly sul grande schermo, è tempo di approfondire insieme tutto ciò che occorre sapere sull'edizione italiana di Dragon Ball Super: Broly.

Tra Super e Z

Prima di addentrarci nella disamina di doppiatori, traduzioni e adattamento del 20° film cinematografico del franchise creato da Toriyama-sensei, vogliamo prenderci un momento per ripercorrere gli elementi che rendono Dragon Ball Super: Broly un prodotto che, a parer nostro, è confezionato con estrema intelligenza. Il lungometraggio celebra non soltanto un momento di popolarità estrema per il marchio di DB Super, ma cerca in qualche modo di recuperare lo spirito delle vecchie pellicole senza dimenticare che l'affresco narrativo in cui sono calate le avventure di Son Goku è andato avanti.

Per l'occasione, quindi, il creatore ha deciso di riesumare una storia - così come alcuni personaggi - che in precedenza non è mai stata canonica, in quanto la lunga sfilza di film cinematografici risalenti alla serie di Dragon Ball Z è sempre stata in larga parte slegata dalla continuity narrata nel manga o nella serie anime. L'operazione è stata poi completata con una riscrittura, parziale in alcuni punti e totale in altri, di tutti gli elementi che il leggendario creatore di Dragon Ball aveva sparpagliato in giro per il suo immaginario.

Nell'ottica di un senso di continuità con l'opera madre, quindi, dimentichiamo il vecchio Broly, cancelliamo dalla nostra testa la prima apparizione di Gogeta nel film Il diabolico guerriero degli inferi o la drammatica storia di un martire chiamato Bardak. Dragon Ball Super: Broly, come avevamo già evidenziato in fase di recensione, è un film dalla doppia anima: una prima, più intima e riflessiva, in cui c'è spazio per un lungo ma prologo ambientato in un passato che scava nelle origini dei tre protagonisti.

All'alba del declino del popolo saiyan, l'incipit del film viaggia su tre binari differenti: l'avvento del malvagio Freezer sul pianeta Vegeta, la tragica parabola di Broly e Paragas e la genesi di Kakaroth, vissuta attraverso gli occhi di due genitori la cui storia è stata approfondita qualche anno fa da Toriyama in Dragon Ball Minus. Nella seconda metà del film, invece, il fragore della battaglia tra saiyan divini e guerrieri dalla forza primordiale esplode in una sequenza di scontri ininterrotta e spettacolare, la scrittura lascia spazio al fanservice sfrenato, ai colori, alle animazioni roboanti: in una parola, alla potenza nel senso più puro e ancestrale del termine.

Va detto che, a parer nostro, rimangono alcuni spunti di perplessità insiti nella sceneggiatura del prodotto, che fanno da contraltare a quanto di buono abbiamo riscontrato nella trama di Dragon Ball Super: Broly.

Se nel passato dei saiyan, di Re Vegeta e di Bardak si riscontra una certa attenzione in fase di scrittura, la sensazione è che quella stessa attenzione (per certi versi inedita all'interno del franchise) avesse fretta di mettersi da parte e lasciare tutto il palcoscenico al fragore dei pugni di guerrieri fuori scala. In questo il film di Nagamine è più "dragonballiano" che mai e siamo sicuri che il mix di introspezione e azione proposto dal prodotto sia in grado di soddisfare un cospicuo numero di fan diversi, da quelli avidi di nuove informazioni sull'immaginario di riferimento a quelli che chiamano a gran voce un combattimento memorabile, seppur privo di un reale pathos drammaturgico. Perché, in fondo, quello proposto dal film non è un reale duello tra Bene e Male nel senso più classico del termine, quanto piuttosto uno scontro vivido e feroce tra due volontà incrollabili: la vendetta contro la giustizia. Due valori che includono in sé una quantità infinita di sfumature non facili da tramutare in un linguaggio filmico e d'animazione. Vero è, però, che in DB Super Broly la tensione drammatica lascia spazio spesso e volentieri a un senso di comicità legittimo per un prodotto del genere, ma ugualmente fuori luogo in qualche timido frangente: è il caso della caratterizzazione modellata sul perfido lord Freezer, che da malvagio puro viene eccessivamente caricaturizzato, trasformandosi ora in macchietta, ora in un cattivo secondario e privo di particolare spessore.

Se la pellicola ha un merito, tuttavia, è quella di riuscire a mettere in secondo piano i propri punti deboli e subordinarli alla spettacolarità visiva della produzione: Dragon Ball Super: Broly ha una tecnica semplicemente incredibile e stile da vendere. Un comparto grafico di un'originalità unica all'interno del franchise, capace di mescolare in sé una serie di impronte artistiche differenti. La commistione tra il disegno a mano e l'animazione digitale scorre potente soprattutto nella seconda parte del film e dà vita a una serie di sequenze dall'impatto stratosferico senza che la bidimensionalità delle matite strida con le tre dimensioni dettate dall'utilizzo di una computer grafica che si avverte, ma non è mai troppo invasiva. Ciò che, in realtà, rappresenta il vero valore aggiunto dell'estetica del film è il continuo cambio di registro stilistico: lo staff di animazione ha infatti raccolto il non plus ultra degli artisti attualmente in forza alla Toei Animation, che hanno evidentemente lavorato in blocchi ai vari segmenti della pellicola.

Nel corso della narrazione vedrete che il character design viene continuamente posto sotto luci differenti: se in una sequenza starete ammirando il tratto semplice e minimalista di Naohiro Shintani, ecco che la battaglia entra nel vivo con gli splendidi disegni del maestro Yuuya Takahashi, caratterizzati da uno stile estremamente dettagliato, e così via. Un'altalena visiva così rocambolesca dà vita, nel corso del film, a una serie di virtuosismi artistici di gradevole natura, amalgamati in una regia mai banale che fa un uso intelligente di animazioni incredibilmente fluide e veloci.

Cast, doppiaggio, adattamento

L'edizione italiana di Dragon Ball Super: Broly, come dicevamo, porta con sé una serie di novità assolute e crediamo che impreziosisca notevolmente il valore della visione del prodotto nelle nostre sale cinematografiche. Il lungometraggio diretto da Tatsuya Nagamine merita di essere vissuto sul grande schermo, ma ciò non è merito soltanto del suo comparto tecnico, confezionato con un estro artistico magistrale: Koch Media Italia e Anime Factory propongono ai loro fan un lavoro ampiamente soddisfacente svolto in fase di adattamento e doppiaggio.

Il cast italiano stesso, d'altronde, risulta espressione di un'operazione intelligente sotto il profilo commerciale e, soprattutto, giusta in onore della versione originale. Se gran parte dello staff pesca, infatti, dal cast che abbiamo amato in questi anni nelle serie televisive, nei panni del Super Saiyan Leggendario ritroviamo Mario Bombardieri, che interpretò Broly nel primo doppiaggio nelle versioni VHS dei film classici a cura di Dynit.

Bombardieri fornisce, a nostro parere, una prova sontuosa in cui mette la sua voce completamente al servizio della furia di Broly: il figlio di Paragas è un personaggio qui più umano e dai caratteri primitivi. Seppure la sua caratterizzazione non lasci spazio a numerosi dialoghi, le urla primordiali del furioso guerriero bucheranno lo schermo dall'inizio alla fine. Mario Bombardieri, per quanto riguarda la versione italiana del villain, è sicuramente il Broly che ci meritavamo: furioso, brutale e incontrollabile.

Claudio Moneta e Gianluca Iacono tornano, invece, a interpretare rispettivamente Son Goku e Vegeta, tra l'altro per la prima volta in assoluto per un prodotto destinato esclusivamente al cinema. La voce del principe dei saiyan fornisce, ancora una volta, un'interpretazione sontuosa e memorabile: Iacono accompagna Vegeta da molti anni e, adesso più che mai, il suo timbro vocale è sufficientemente maturo per dar vita a una recitazione più orgogliosa e convincente che mai.

A sua volta anche Claudio Moneta si cala perfettamente, forse ancor meglio che nella serie TV, nei panni di un protagonista estremamente complesso da interpretare: la commistione tra il serio e il faceto che ha sempre caratterizzato Kakaroth vengono espresse da Moneta con molta più naturalezza. In ciò il doppiatore viene aiutato da una sceneggiatura che riesce ad alternare momenti comici con altri decisamente più cupi, ma in generale la nostra sensazione è che la sintonia tra la sua voce e il protagonista dell'opera sia cresciuta sensibilmente.

Tra i protagonisti del film ritroviamo anche Bulma, interpretata ancora una volta dalla brava e simpatica Emanuela Pacotto: la voce squillante della doppiatrice caratterizza ancora una volta un personaggio che, nella sua connotazione marcatamente comica, resta imprescindibile per il franchise.

La vicenda del film, d'altronde, scaturisce proprio tra le mura di una casa di villeggiatura in cui la moglie di Vegeta sta passando le vacanze, dal momento che alcuni manigoldi dell'esercito di Freezer rubano le Sfere del Drago che la donna aveva radunato con tanta fatica.

Tornando al cast dei saiyan, Dragon Ball Super: Broly ha impreziosito notevolmente il background di fondo di tutto l'immaginario di Toriyama: abbiamo potuto conoscere meglio, ad esempio, Re Vegeta, anche se a parer nostro la voce di Pietro Ubaldi risulta eccessivamente caricaturale e non rende giustizia a un personaggio dotato di sfumature decisamente più dark.

Discorso totalmente diverso, invece, per la figura di Paragas: il padre di Broly, rispetto ai precedenti film non canonici, viene approfondito con sufficiente naturalezza ed è, a nostro parere, uno dei personaggi più interessanti della pellicola. Dietro la barba folta e la capigliatura argentata dell'anziano guerriero si nasconde un ottimo Stefano Mondini, in grado di scindere la caratterizzazione di Paragas su due binari: il saiyan giovane, tradito dal suo re e guidato dall'amore verso suo figlio al punto da auto-imporsi un tremendo esilio, e quello maturo, forgiato da diversi decenni vissuti in condizioni crudeli. Il gruppo dei padri viene completato da Maurizio Trombini, che presta la voce a un fugace Re Cold, e soprattutto Marco Balzarotti: lo storico doppiatore di Batman torna a vestire i panni di Bardak esattamente come fece nello special TV intitolato Le origini del mito e risulta ancora convincente nel dar vita a un saiyan tormentato su due fronti, essere padre e opporsi alla tirannia imposta dal malvagio Freezer.

Il cast femminile principale viene arricchito dall'ottima Katia Sorrentino nei panni di Cheelai, un personaggio inaspettatamente centrale nella vicenda di Dragon Ball Super: Broly, ma anche da Francesca Bielli, voce di Gine, la madre biologica di Son Goku: la doppiatrice ben si adatta a un personaggio privo di una particolare caratterizzazione, figlia di uno screen time estremamente risicato.

Gine si presenta come una saiyan estremamente giovanile, dai tratti quasi infantili, al punto che risulta difficile investirla del ruolo di madre. La sua comparsa non aggiunge nulla rispetto al manga one-shot in cui Toriyama la presentò per la prima volta nel 2014 e in tal senso, forse, ci saremmo aspettati un'attenzione migliore per impreziosirne la scrittura rispetto al fumetto.

Infine, una menzione va fatta ai voice actor che ci hanno fornito la loro interpretazione di Piccolo e Freezer: nei panni del namekiano ritroviamo Luca Ghignone, mentre nella fredda pelle dell'imperatore galattico s'è calato ancora una volta Federico Zanandrea. Ghignone, così come nella serie TV di DB Super, propone ai fan un forte richiamo timbrico alle note di Alberto Olivero, un'operazione apprezzabile e a parer nostro convincente, ma che dovrà inevitabilmente fare i conti (all'orecchio dei fan italiani) con il suo predecessore. Allo stesso modo, Zanandrea riesce a dare al glaciale villain quella doppia connotazione che lo rende ora caricaturale, ora un perfido e subdolo antagonista. A dirigere il doppiaggio troviamo niente di meno che Andrea Ward, ex voce di Son Goku ai tempi del doppiaggio Dynamic e della direzione di Fabrizio Mazzotta con la distribuzione di Lucky Red. A una simile direzione non possiamo che dedicare il nostro applauso, così come soprattutto l'opera di traduzione e adattamento in italiano del film: nonostante il cast sia composto in larga parte dalle voci storiche apparse sulle reti Mediaset, Dragon Ball Super: Broly proporrà ai propri fan testi, dialoghi e nomenclature in tutto e per tutto fedeli alla versione giapponese.

Sentirete Balzarotti e Moneta pronunciare nomi come Kakaroth e Raditz, mentre alcune delle tecniche più iconiche ritrovano la loro verve originaria e, in tal senso, potrete gustarvi i vari Moneta e Iacono urlare un ritmato ed emozionante "Kamehameha" prima di lanciare l'iconica onda energetica contro il loro avversario. Ancora, il doppiaggio italiano presta enorme attenzione anche ai nomi più secondari come Shenlong, alla pronuncia di Senzu e a tante piccole chicche che manderanno gli appassionati all'opera giapponese in brodo di giuggiole.

Ciò che ci ha fatto più piacere, in ogni caso, risiede nella fedeltà riposta nei dialoghi originali: la traduzione del testo nipponico è stata quanto più letterale possibile, al punto che ascolterete alcuni personaggi pronunciare sentenze il cui senso affonda le radici nel dialetto orientale. È il caso di terminologie ed espressioni che, in lingua italiana, acquistano comunque un senso, ma che strizzano evidentemente l'occhio al parlato del Sol Levante e a uno stile squisitamente à la Toriyama: ciò vale tanto nelle linee di copione più importanti quanto nelle piccolezze, come il dolce e musicale "Thank You" pronunciato dalla bella Cheelai, o ancora il fatto che Piccolo si riferisca al suo amico Goku chiamandolo "Son". Espressioni che i fan più accaniti all'opera originale di Toriyama non faranno fatica a ricordare, finanche tra le leggendarie pagine dell'opera cartacea.

Dragon Ball Super: Broly In via definitiva, possiamo definire l'edizione italiana di Dragon Ball Super Broly un omaggio sontuoso tanto all'opera originale quanto ai fan del franchise, che dovranno supportare un'operazione come quella di Koch Media per far sì che diventi una prassi nella nostra cultura d'intrattenimento. Tra un cast di doppiatori in forma smagliante e un'operazione di adattamento semplicemente perfetta, guardare il 20° film di Dragon Ball al cinema avrà un sapore ancora più squisito.