Dragon Ball Super: tutta 'colpa' delle Sfere del Drago?

Da perno centrale delle avventure di Goku, Shenron e le Sfere del Drago potrebbero essere diventati una presenza ingombrante per le storie di Dragon Ball.

Dragon Ball Super: tutta 'colpa' delle Sfere del Drago?
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Se l'opera di Akira Toriyama porta il titolo di Dragon Ball un motivo ci sarà: le Sfere del Drago rappresentano, da sempre, il fulcro narrativo e concettuale del franchise. Man mano che l'opera del sensei maturava, assumendo i connotati da battle shonen moderno che ha oggi, questa importanza ha iniziato a scemare, ma rimane indubbio che il potere del drago Shenron, e il suo relativo utilizzo, abbiano da sempre contraddistinto gli archi narrativi principali di Dragon Ball, Dragon Ball Z, Dragon Ball Super e Dragon Ball GT. Ma, se durante le precedenti avventure di Son Goku e dei suoi amici, il valore delle Sfere del Drago era ideologicamente e concettualmente indiscutibile, la più recente incarnazione del brand lo ha - a nostro parere - notevolmente sminuito.

Combatti per trovare il Drago, Dragon Ball!

Le Sfere del Drago sono, sin dall'inizio dell'opera, un simbolo di speranza che nel tempo ha assunto connotati sempre diversi: il fascino del mistero, il piacere della scoperta e il senso dell'ignoto tipici dell'avventura su cui viaggia tutta la prima serie dell'adattamento animato - o la prima parte del manga, se volete; le aspettative e la fiducia verso il futuro, con tutti i limiti che esse comportano, in Dragon Ball Z; il cattivo utilizzo dei poteri miracolosi di Shenron in Dragon Ball GT, il cui filone principale (sia nel primo arco narrativo che nell'ultimo) viaggia proprio sul "lato oscuro" delle Sfere magiche. Una breve disamina, questa, che ci permette di capire perché le sigle italiane dell'anime cantavano che Goku combatte "per trovare il drago", e che "per trovare le Sfere magiche, percorri la via davanti a te"; o che "perché non c'è un drago che sia grande come te"; o ancora, infine, che "siamo tutti qui, non c'è un drago più Super di così". Lo abbiamo sempre detto, Dragon Ball è una storia che pone il fulcro di tutto - soprattutto nelle sue incarnazioni ultime - sui combattimenti e sulla voglia di superarsi, l'andare oltre ogni limite concepito e diventare sempre più forte con evoluzioni continue. Ma, al centro di tutto, ci sono sempre e comunque le Sfere del Drago, la possibilità di esprimere desideri incredibili e soddisfare ogni proprio sogno, sia esso buono o malvagio. È chiaro che, nel corso dell'opera, come abbiamo già avuto modo di analizzare finora, la concezione dei poteri del Drago Shenron è mutata e maturata di pari passo con il tono delle avventure di Goku: all'inizio di Dragon Ball i suoi connotati, da fascinosi e misterici quali erano quando Bulma ne parla al protagonista per la prima volta, assumono ben presto una sfera comica.

Quando, cioè, alla sua prima apparizione nell'opera il povero Shenron dovette soddisfare il desiderio dello scapestrato Oolong, e cioè evocare dal nulla un capo di biancheria femminile. Già nella prima serie, però, le sue capacità incredibili vengono messe alla prova: è nei momenti più drammatici che Goku capisce l'importanza di una creatura come il drago, e che il suo potere quasi illimitato può aiutarlo a riportare in vita le persone. Accade con Bora, il pellerossa a guardia dell'Obelisco che viene brutalmente assassinato da Tao Pai Pai, ma soprattutto accade nella Saga del Grande Mago Piccolo, al termine della quale il Drago fa risorgere il Maestro Muten, Jiaozi e Crilin ma in cui - tramite il desiderio espresso dal villain per tornare giovane e potente - si inizia a saggiare quanto sia pericolosa l'eventualità che le Sfere cadano nelle mani sbagliate.

Un simbolo controverso di speranza

Con Dragon Ball Z l'opera si fa più matura, si entra in una dimensione scevra dall'avventura della prima serie e si cominciano ad affrontare minacce interplanetarie o addirittura interdimensionali. È qui che le Sfere del Drago assumono il principale connotato che gli attribuiamo: la speranza.

Quando Goku muore, sacrificandosi per abbattere suo fratello Raddish, nonostante la consapevolezza che possa tornare in vita, è comunque un colpo al cuore per i fan dell'opera: ma l'appuntamento con la sua resurrezione è rimandato all'arrivo dei Saiyan, un periodo durante il quale l'eroe si allena per fronteggiare i nuovi e pericolosi nemici. La Saga dei Saiyan fa da ponte verso quella di Freezer, poiché Bulma, Crillin e Gohan si recano presso il pianeta Namecc con l'obiettivo di trovare le Sfere del Drago originali e sfruttare il potere di Polunga: questo avviene, com'è noto, sia perché la morte di Piccolo (e, di conseguenza, quella di Dio) ha provocato la scomparsa delle Dragon Ball terrestri sia perché il povero, piccolo Jiaozi fu già portato in vita una volta, in passato. Uno dei limiti di Shenron, infatti, insieme all'impossibilità di uccidere chi oltrepassa il suo valore combattivo, è proprio quello di riportare in vita la stessa persona più di una volta: è il motivo per cui, quando Goku si sacrifica durante il Cell Game, la morte del protagonista assume un valore altamente drammatico, simbolico, avvalorando il passaggio di testimone che avviene da parte di Goku nei confronti di suo figlio Gohan.

Nell'ultimo arco narrativo di Dragon Ball Z si inizia a respirare quella "perdita di valore" che esploderà totalmente in Dragon Ball Super: l'utilizzo delle Sfere, sul finire della Saga di Bu, viene totalmente asservito al lieto fine verso cui devono condurre gli eventi. Posto che scene come il sacrificio di Vegeta contro il Majin Bu grasso rimane uno dei momenti più alti in assoluto di tutta l'opera, più per il valore simbolico attribuito al gesto del personaggio e alla sua caratterizzazione psicologica che per altro, in quest'ultimo ciclo narrativo le Sfere contribuiscono a far perdere il senso di drammaticità legato a una perdita: quando il villain, a più riprese, stermina l'intera razza umana, o quando Kid Bu fa esplodere la Terra uccidendo i dormienti Gohan, Piccolo, Goten e Trunks, si avverte chiaramente che la perdita subita è qualcosa di più fallace rispetto ad avvenimenti che ricorrono nelle fasi precedenti dell'opera, consci del fatto che ci saranno proprio le Sfere del Drago a sistemare tutto. Un espediente narrativo che, tuttavia, riesce ad avere comunque il suo impatto emotivo, giacché l'utilizzo dei poteri del buon Polunga su Namecc sarà la chiave di volta per permettere a Goku di sconfiggere il diabolico demone rosa. Pur rimanendo un prodotto non canonico, e quindi slegato dalla continuity che stiamo analizzando, Dragon Ball GT offre una visione più cupa e mai affrontata dall'opera di Akira Toriyama: cosa accadrebbe se le Sfere del Drago assumessero un connotato negativo? Nei primi episodi un anziano Pilaf, insieme ai suoi sgherri, utilizza per sbaglio un'antica versione dei globi magici con le stelle nere: evocando uno Shenron rosso, esprimono un desiderio ignari che l'utilizzo di questi strumenti a lungo dimenticati - e nascosti nel palazzo di Dio - provoca la distruzione del pianeta su cui è avvenuta l'evocazione entro un anno.

La prima saga di GT, che poi si sposterà su binari diversi con lo sviluppo del personaggio di Baby, tenta quindi di recuperare lo spirito di avventura della prima serie mantenendo i canoni di Dragon Ball Z, ovvero la salvezza della Terra; sarà poi con l'ultimo ciclo narrativo, quello dei draghi malvagi, che questa concezione oscura delle Dragon Balls si manifesta in tutto il suo significato. Durante l'ennesimo richiamo di Shenron appare un drago blu dall'aspetto malvagio, che spiega quanto l'utilizzo smodato del suo potere abbia impregnato le Sfere di energia malvagia, determinando la creazione di Sette perfide creature - analogamente al numero delle Sfere. Un arco che, narrativamente parlando, avrà avuto i suoi alti e i suoi bassi, ma che - così come l'intera serie - tenta di porre il fulcro di Dragon Ball sotto una luce completamente diversa.

Super Shenron, super desideri

Ma poi arriviamo a Dragon Ball Super: una dimensione decisamente "esagerata" per ognuno (ma proprio ognuno) degli elementi e dei personaggi che hanno sempre caratterizzato l'opera di Akira Toriyama. Super Saiyan sempre più forti, nemici sempre più minacciosi, trasformazioni oltre ogni limite e situazioni sempre più assurde... e ovviamente Sfere del Drago ancora più grandi e potenti, con annesso Drago di proporzioni a dir poco mastodontiche. Super Shenron rappresenta il tradimento più assoluto, per certi versi, alla struttura narrativa che Toriyama ha attribuito alla sua creatura più celebre nel corso degli anni. Il colossale drago dorato è in grado di fare praticamente tutto, senza alcun limite: non ha impedimenti, non ha cavilli né regole imposte in alcun modo. Non c'è modo di eliminarlo, né di porre un freno ai suoi poteri. La conquista delle Sfere, così come il loro utilizzo smodato, sono comunque al centro di tutte le saghe dell'anime midquel di DBZ: è Shenron a svelare il segreto del rituale per diventare Super Saiyan God, è purtroppo Shenron a riportare in vita Freezer, così come le Super Sfere del Drago sono il mistero dietro cui si nascondono le origini di Black Goku: e se il suo utilizzo risulta alle volte persino superfluo (Zamasu avrebbe potuto chiedere l'immortalità e il corpo di Goku anche a un normalissimo Shenron terrestre, considerando che sono desideri che, a suo tempo, avrebbe espresso già Freezer in Dragon Ball Z), si arriva alla Saga della Sopravvivenza degli Universi in cui ogni possibile risvolto drammatico è stato "ammazzato" dall'ombra incombente delle Super Sfere del Drago.

Nonostante non sia mai stato affermato esplicitamente fino all'ultimo episodio, se non per bocca di Vegeta a causa della promessa fatta a Cabba, è apparso chiaro sin da subito che il vincitore del Torneo del Potere - di sicuro un membro dell'Universo 7 - avrebbe chiesto di ripristinare gli universi cancellati, una scelta che in larga parte avrebbe dovuto riscattare la scellerata richiesta di Goku sull'organizzazione della competizione. Nel tempo sono impazzate le teorie più disparate, da un possibile cliffhanger con Freezer protagonista alla possibilità di unire gli Universi in un'unica, grande realtà. Infine ha prevalso ciò che tutti, esattamente, ci aspettavamo: il desiderio di C17, che ha di fatto ripristinato uno status quo ampiamente prevedibile. La consapevolezza che il Torneo del Potere, in fondo, non sarebbe andato a finire poi così male fa luce sul discorso che stiamo portando avanti, e cioè che l'utilizzo spasmodico e prevedibile delle Sfere del Drago - e soprattutto l'introduzione di un'entità così onnipotente come Super Shenron - ha tolto ogni elemento di drammaticità al Torneo del Potere.

Se in altre opere la morte o la scomparsa di un personaggio ci ha distrutto, afflitto e straziato l'anima (gli amanti degli shonen degli ultimi dieci anni circa di sicuro ne sapranno qualcosa con opere come Naruto e ONE PIECE, in cui le morti di certi personaggi sono stati un vero e proprio pugno nello stomaco, ben consapevoli del fatto che eroi tanto amati non torneranno più) questa dimensione estremamente "fanciullesca" e votata all'happy ending forzatamente voluto di Dragon Ball Super ha (a nostro parere) smorzato la godibilità finale del prodotto, almeno in parte.
Voi cosa ne pensate? Pensate che, in generale, l'utilizzo delle Sfere abbia compromesso certi risvolti narrativi per l'opera di Akira Toriyama? Quanto ha influito la cosa, per voi, sia in passato che in tempi più recenti?