Earwig e la Strega nel segno di Kiki: un'autocitazione fallita della Ghibli

Earwig e la strega approda su Netflix. Goro Miyazaki, nel presentarlo come un'opera nuova, cade nella citazione del padre Hayao Miyazaki.

Earwig e la Strega nel segno di Kiki: un'autocitazione fallita della Ghibli
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L'ultimo film dello Studio Ghibli, Earwig e la Strega, passa subito dalle sale cinematografiche alle piattaforme streaming. Netflix lo ha distribuito a partire dal 18 Novembre 2021. L'opera diretta da Goro Miyazaki aveva incontrato già da tempo non troppi pareri felici. Avevamo già visto a proposito di Earwig e la Strega e il flop negli Stati Uniti come già nel 2020 la critica avesse stroncato la nuova opera cinematografica. Forse anche un po' prevenuto di fronte alla scelta del CGI, il pubblico aveva ritenuto il film di Goro Miyazaki acerbo rispetto alle aspettative createsi per questo nuovo capitolo della Ghibli. Una piacevole atmosfera che pecca però di una trama apparentemente inconsistente e piena di dubbi irrisolti.

È interessante, ora, scoprire quali sono gli spunti che hanno portato alla creazione di questo lungometraggio che, apprezzato oppure no, riesce a donare una piccola finestra su un mondo fantastico familiare al pubblico. Una delle ispirazioni, tuttavia, appartiene proprio all'universo Ghibli. Prima di continuare, vi invitiamo a recuperare la nostra recensione di Earwig e la Strega.


Un fantasy occidentale

La piccola Earwig trascorre l'intera infanzia in un orfanotrofio, fin quando la strega Bella Yaga e il mago Mandragora non la accolgono nella propria dimora incantata. Qui Earwig, con l'aiuto di un gatto parlante, cercherà di apprendere tutto il possibile sulla magia, tra una faccenda domestica e l'altra. L'atmosfera magica che Miyazaki offre al pubblico si discosta un po' da quella tradizionale della Ghibli. Essendo tratta dal romanzo della scrittrice britannica Diana Wynne Jones, la storia non attinge al mondo spirituale giapponese ma al fantasy occidentale.

Il personaggio della strega non è una novità per lo Studio Ghibli se pensiamo a lungometraggi come La Città Incantata (2001) o Il Castello errante di Howl (2004), eppure la magia e gli incantesimi sono legati a un diverso tipo di immaginario. Un primo assaggio di fantasy più occidentale, in realtà, lo aveva già fornito il padre Hayao Miyazaki con Kiki - Consegne a domicilio (1989). La protagonista è una piccola e promettente strega che, compiuti 13 anni, si trasferisce in una nuova città per svolgere il proprio apprendistato insieme al proprio gatto parlante Jiji.

La trama non può che risultare estremamente familiare. Se è vero che Goro Miyazaki con Earwig e la Strega non voleva copiare suo padre da un punto di vista prettamente visivo, c'è da dire che una profonda citazione - più o meno consapevole - persiste. Vediamo insieme quali sono gli elementi che accomunano le due piccole apprendiste, insieme a quelli che il figlio di Hayao è riuscito o meno a superare.

Earwig e Kiki: streghe a confronto

I due personaggi partono da presupposti leggermente differenti. Il destino della dolce e pacata Kiki è in qualche modo già segnato - e lei ne è consapevole - mentre quello di Earwig, frizzante e intraprendente, è tutto da scoprire. Entrambe abbandonano la propria comfort zone, ma mentre una lascia un contesto familiare per avvicinarsi a nuove amicizie, l'altra si allontana da un ambiente amichevole proprio in cerca di una famiglia - o una specie - pronta a prenderla con sé.

Ciò non basta, però, ad evitare che le due storyline siano fin troppo simili, esattamente come alcune particolari caratteristiche. Il personaggio del gatto nero parlante, per esempio, è il primo di una serie di cliché che avvicina e quasi sovrappone le due protagoniste, come anche il dover sbrigare delle faccende per le donne che le ospitano. Qual è quindi il passo avanti che Goro Miyazaki riesce a fare? Nella sua opera l'azione si svolge quasi interamente in un'unica ambientazione - la casa ma soprattutto il laboratorio di Bella Yaga - restringendo anche la sfera dei personaggi. Questo aspetto è chiaramente limitante per la storia ma riesce in qualche modo a costruire basi più solide per l'universo creato dal regista. Lo spettatore è totalmente immerso nel mondo della magia che egli è abituato a conoscere, ma con un'attenzione per i dettagli estremamente ricercata, difficile da trovare altrove. È un mondo di pozioni e incantesimi che in Kiki - Consegne a domicilio è solo accennato, in quanto i riflettori si posano su altri aspetti che, invece, in Earwig mancano.

Uno di questi è sicuramente il character developement che nel film del 1989 ha un notevole spessore. L'interfacciarsi ad una realtà tutta nuova risulta verosimilmente ostico per una ragazzina di 13 anni, aspetto che Goro Miyazaki non riesce esattamente a evidenziare, rendendo l'atmosfera più leggera e forse un po' superficiale, con un pizzico di immaturità.

Crescere in amicizia

Kiki, nella sua dolcezza, riesce a sviluppare una forte sicurezza di sé grazie anche all'aiuto degli altri personaggi. Ella affronta tutte le difficoltà di una strega preadolescenziale, essendo tra l'altro "diversa" da coloro che non appartengono al mondo della magia. Il tema dell'integrazione è molto forte, come quello dell'amicizia. Ricordiamo i personaggi di Tombo e di Ursula, fondamentali per la sua crescita emotiva, che godono di ampio spazio non solo nella vita dell'apprendista strega ma anche nella stessa narrazione.

Punti di riferimento del genere mancano totalmente nella sfera di Earwig che, lasciandosi addirittura l'unico amico alle spalle, affronta il cambiamento da sola. Nonostante riesca ad instaurare nuovi rapporti armoniosi con i suoi nuovi tutori e a cambiarli - o meglio, a riscoprirli - è a tutti gli effetti l'unico personaggio che non subisce alcun tipo di crescita. Questo è chiaramente un punto a sfavore che, purtroppo, non dona all'intero film quel senso di evoluzione che invece Hayao Miyazaki è riuscito a trasmettere allo spettatore.