Evangelion 3.0+1.01: analisi e interpretazione del finale

Analizziamo nel dettaglio gli eventi raccontati nell'atteso finale del rebuild di Evangelion e approfondiamo le possibili interpretazioni.

Evangelion 3.0+1.01: analisi e interpretazione del finale
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Neon Genesis Evangelion è senza dubbio l'opera d'animazione giapponese che ha catalizzato maggiormente l'attenzione della critica negli ultimi 25 anni. Sulla creazione di Hideaki Anno sono stati spesi, e vengono spesi tuttora, lunghi fiumi di parole sottoforma di articoli, recensioni, approfondimenti, dissertazioni e persino tesi di laurea, a testimonianza del numero incalcolabile di spunti interpretativi forniti da una serie che ha rappresentato un vero e proprio spartiacque nel settore. L'ultimo, fondamentale tassello di un mosaico grandioso e incredibilmente affascinante è costituito da Evangelion 3.0+1.01: Thrice Upon a Time, il quarto e conclusivo film del Rebuild atteso dagli appassionati per quasi nove anni, che ha avuto il compito di chiudere l'ambizioso rifacimento della storia originalmente raccontata nella serie animata.

A pochi giorni dal rilascio ufficiale in Occidente, dove Evangelion 3.0+1.01 è disponibile su Amazon Prime Video in contemporanea mondiale dal 13 agosto 2021, è arrivato perciò il momento di approfondire il finale di questa lunga e spettacolare saga e di analizzare nel dettaglio le scelte narrative di Anno. Inutile sottolineare che questo articolo è pieno di spoiler sulla trama del lungometraggio, e che d'ora in avanti daremo per scontata gran parte della terminologia della saga che verrà menzionata. Se siete interessati, leggete anche il nostro speciale sul doppiaggio italiano di Evangelion 3.0+1.01.

Il cerchio si chiude

Che cosa succede nell'attesissima conclusione del Rebuild di Evangelion? Per cominciare, possiamo far coincidere in modo abbastanza accurato l'atto finale con l'inizio dello scontro tra il protagonista Shinji Ikari e suo padre Gendo.

Dopo il prologo ambientato a Parigi, la parentesi bucolica nel Villaggio-3 (già adesso uno dei momenti migliori dell'intero franchise per molti appassionati) e l'inizio della battaglia definitiva contro la NERV in Antartide, nello stesso luogo che molti anni prima aveva ospitato il Second Impact, assistiamo alla rivelazione dei veri piani di Gendo Ikari in merito al Perfezionamento dell'Uomo. Diventato ormai un'entità immortale e para-divina grazie alla chiave di Nabucodonosor, il papà di Shinji ha intenzione di scatenare l'Additional Impact - detto anche Eva Imaginary - per compiere il deicidio, sostituirsi agli Angeli e trasformare tutti in Evangelion (Angeli artificiali). La battaglia tra i due avviene a bordo dei rispettivi mezzi - l'Eva-13 risvegliato e fuso con l'Eva-02 di Asuka per Gendo, l'Eva-01 per Shinji, il primo armato della Lancia di Longinus, il secondo della Lancia di Cassius - e all'interno dell'Anti-Universo dentro la Porta del Guf, dove l'LCL dà forma ai ricordi e alle sensazioni delle persone.

La lotta senza esclusione di colpi tra Gendo e Shinji viene quindi combattuta all'interno di un contesto meta-narrativo che sfonda continuamente la quarta parete mostrando allo spettatore una replica in scala di Neo Tokyo-3, set cinematografici, modelli e costumi di scena e simili. Ben presto si arriva a una situazione di stallo, dove Shinji si rende conto di non poter fare nulla contro il potente Eva del padre, che replica alla perfezione tutti i suoi movimenti, e di essere destinato inevitabilmente a perdere nel lungo termine.

È proprio in questo momento, quando la situazione è ormai disperata, che Shinji dimostra la sua definitiva maturazione instaurando per la prima volta un dialogo con il padre, spostando così la battaglia dal piano fisico a quello mentale. All'interno di un simbolico treno vuoto, Gendo inizia a raccontarsi al figlio mostrandogli il suo passato: il suo isolamento da ragazzo, la sua estrema sete di conoscenza, il primo incontro e la relazione d'amore con Yui, la disperazione alla morte di quest'ultima.

I due finalmente iniziano a capirsi l'un altro, in quanto anime afflitte dalla medesima solitudine, e Gendo ammette i propri errori nella gestione del suo rapporto con Shinji: invece di rimanere chiuso nel proprio dolore e di dedicarsi solamente alla sua ricerca abbandonando il figlio, avrebbe dovuto prendersene cura e mostrargli tutto l'affetto che solo un genitore può dare.

In contemporanea, nel piano reale, la battaglia tra la WILLE e la NERV infuria come non mai. L'Eva-08 di Mari Makinami Illustrious si fonde con le unità 09, 10, 11 e 12, e l'avvento dell'Additional Impact ha provocato la comparsa di una gigantesca figura di Rei completamente bianca, grottesca quanto se non più di quella già vista in The End of Evangelion. Per fermare questo evento catastrofico, il comandante Misato, ormai ferito a morte, tenta il tutto e per tutto lanciandosi a piena velocità con la nave AAA Wunder verso il colosso, superando le sue difese e perdendo la vita nell'esplosione del mezzo.

Questo consente però alla nave di trasformarsi in una terza lancia, la Lancia di Gaius, che ha il potere di riscrivere la realtà e che grazie al sacrificio di Misato approda nelle mani di Shinji. A seguito di questi eventi, Gendo capisce di essere stato sconfitto e, soddisfatto per la consapevolezza e la determinazione del figlio, abbandona definitivamente il piano di Perfezionamento dell'Uomo, lasciando al protagonista il compito di rimediare a tutti i suoi errori e di porre fine al conflitto.

Avanti, Shinji!

Prima di fermare l'Additional Impact grazie all'immenso potere in suo possesso, Shinji si confronta per un'ultima volta con tutte le persone a lui più care.

Confessa i suoi veri sentimenti ad Asuka, Rei - la "vera" Rei, quella assorbita nell'Eva-01 durante il finale di Evangelion: 2.0 You Can (Not) Advance - e Kaworu, in uno scambio di battute fondamentale per gettare luce su un aspetto molto discusso dai fan in tutti questi anni, come vi spiegheremo fra poco. Fatto ciò, il protagonista sfrutta la Lancia di Gaius per riscrivere totalmente la realtà creando un mondo dove gli Angeli, la NERV, la WILLE e tutto il resto non sono mai esistiti, una "Neon Genesis ma senza gli Evangelion" come viene detto esplicitamente nella pellicola. Deciso a sacrificare sé stesso in questo rituale, Shinji viene salvato dalla madre Yui che lo espelle dall'Eva-01, prendendo il suo posto e permettendogli di sopravvivere. Quasi contemporaneamente, assistiamo ad altri eventi di vitale importanza per la completa comprensione del finale, come la spiegazione del rapporto tra Kaworu e Kaji durante i 14 anni del time skip e la rivelazione della vera identità di Mari Makinami Illustrious.

Chiamata con l'appellativo Maria Iscariota da Fuyutsuki prima del decesso di quest'ultimo, apprendiamo che Mari è una conoscenza comune di Yui e Gendo all'epoca del college, rimasta giovane per tutti questi anni a seguito della maledizione degli Eva e unica umana, assieme a Shinji, a poterli pilotare (Asuka e Rei sono entrambe cloni).

L'azione della Lancia di Gaius interrompe l'Eva Imaginary e ripristina il mondo al suo stato prima del Second Impact, annullando tutti gli effetti dei Core. Shinji e Mari emergono dal mare azzurro su una spiaggia, con la ragazza che ringrazia la sua Unità 08+09+10+11+12 come "Ultimo degli Evangelion".

La sequenza finale di Evangelion 3.0+1.01 è ambientata all'interno di una stazione ferroviaria, che si rivela essere quella di Ube nella prefettura di Yamaguchi (la città dove Hideaki Anno è nato e cresciuto), e vede Shinji ormai adulto e in abito da salaryman. Sullo sfondo, dall'altro lato dei binari, appaiono di sfuggita Rei, Kaworu e Asuka.

Poco dopo arriva sulla scena Mari, anche lei adulta, che si presenta a Shinji con un indovinello che palesa come loro due abbiano mantenuto i ricordi degli eventi precenti, e che rimuove il DSS Choker ancora presente sul collo del protagonista. Sulle note della meravigliosa One Last Kiss di Utada Hikaru, i due, prendendosi per mano, si dirigono all'esterno della stazione liberi di vivere la propria vita in un mondo senza più gli Eva, gli Angeli e la NERV.

Uguale eppure diverso

Con quello di Evangelion 3.0+1.01: Thrice Upon a Time, sono ben tre i finali che hanno accompagnato gli amanti del franchise nel corso di questi 25 anni.

Quattro, se includiamo anche quello dell'adattamento manga conclusosi nel 2013, apprezzato da molti appassionati per la sua maggiore accessibilità ma filtrato dalla mano dell'autore Yoshiyuki Sadamoto, character designer dell'anime e amico e collaboratore di Hideaki Anno. Si può tranquillamente affermare che ciascun finale è figlio della propria epoca storica e dei mezzi a disposizione del regista. Quello della serie animata (1996), rappresentato dai famigerati e controversi episodi 25 e 26, è il più introspettivo e filosofico di tutti, e riflette alla perfezione i gravi problemi produttivi dello studio Gainax in quegli anni. Quello del lungometraggio The End of Evangelion (1997), da molti considerato un po' impropriamente il vero finale dell'anime, è il più violento, movimentato e pessimista. La conclusione del Rebuild (2021) sembra collocarsi a metà tra i due. Pur presentandosi molto più radicale e distruttivo di The End of Evangelion, il finale della pellicola, al netto dei difetti esposti nella nostra recensione di Evangelion 3.0+1.01, è il più emozionante e ottimista dell'intera saga.

Se la prima componente è dovuta anche (e soprattutto) alla maestosità dell'apparato visivo, con un Anno mai così maturo e con la completa padronanza del medium, la seconda emerge in tutta la sua forza nell'ultima parte del film. E se è vero che quello della completa riscrittura della realtà da parte di Shinji potrebbe apparire come uno stratagemma, una soluzione di comodo tirata fuori da un cilindro magico, non si può in alcun modo negare il processo che ha dato vita a questo risultato: la lotta interiore del protagonista e la dimostrazione dell'affetto di tutte le persone a lui care nei suoi confronti.

L'amore, la comprensione reciproca, la difficoltà ad andare avanti e la riflessione sul significato della vita sono infatti i temi principali del finale del Rebuild di Evangelion (e, per estensione, di tutti gli altri film). Temi già presenti e sviscerati anche nelle iterazioni passate della saga, ma che qui vengono presentati in un'ottica diversa e, per certi versi, più matura.

Evangelion, più che un anime di genere mecha incentrato su una battaglia per la salvezza del mondo, è prima di tutto la storia di un giovane ragazzo, Shinji Ikari, costretto a uscire dal suo guscio di insicurezze e ad affrontare i propri fantasmi in un contesto narrativo, sulla carta, molto più grande di lui.

Le parti dove Shinji e Gendo si confrontano mentalmente arrivando a comprendersi l'un l'altro e dove il protagonista dà l'addio a tutti i suoi compagni, che rendono la conclusione apparentemente anti-climatica, sono il vero cuore dell'intera tetralogia: non solo simboleggiano l'avvenuta maturazione del protagonista, e dello spettatore con lui, ma ribadiscono con forza la potenza dell'amore come motore universale alla base dei gesti dell'uomo. Sia a livello distruttivo - pensiamo alle conseguenze della morte di Yui sulla psiche di Gendo - sia a livello costruttivo.

L'ultima, fondamentale sequenza all'interno della stazione di Ube, inoltre, non solo testimonia alla perfezione l'impronta ottimistica sopra citata, con una conclusione degna di un fiabesco "e vissero tutti felici e contenti", ma è anche interpretabile in due modi differenti, di cui il primo inedito.

È impossibile, infatti, non vedere nel mondo finalmente libero dagli Evangelion e da tutte le tragedie del passato una sorta di commiato, o meglio, di estasi liberatoria del regista nei confronti di un'opera che lo ha accompagnato per quasi tutta la sua vita (anche se siamo certi che la serie, e il Rebuild nello specifico, ha ancora molto da raccontare).

Al tempo stesso, il finale in questione sembra riproporre ancora una volta l'invito nei confronti degli otaku giapponesi ad aprirsi verso il mondo esterno, abbandonando i loro comportamenti introversi e il loro falso rifugio. Un messaggio già espresso con veemenza in occasione di The End of Evangelion, e qui riproposto con una declinazione differente, più dolce ma non meno incisiva.

La teoria del loop

Concludiamo l'articolo spendendo qualche parola su una teoria che circola nel fandom da anni, forse da prima del Rebuild stesso, e che la conclusione di Evangelion 3.0+1.01 sembra smentire in modo abbastanza evidente. Secondo questa ipotesi, nota come "teoria del loop", i film del Rebuild non sono un remake della serie originale, bensì una sua prosecuzione.

O, per la precisione, un loop caratterizzato da una ripetizione degli eventi a partire da un punto fisso - in questo caso, il finale di The End of Evangelion - in modo da consentire al progetto per il Perfezionamento dell'Uomo di attuarsi a ogni costo. Un'interpretazione che negli anni ha acquisito sempre più forza grazie alle sequenze finali delle prime due pellicole della tetralogia.

Nella prima assistiamo al risveglio di Kaworu Nagisa all'interno di una bara sulla Luna, assieme a innumerevoli altre bare già aperte al suo fianco; nella seconda lo stesso Kaworu blocca il Third Impact con la Lancia di Cassius pronunciando la frase "Stavolta ti renderò felice ad ogni costo" (riferita a Shinji).

Perché Evangelion 3.0+1.01 sembra smentire questa celebre teoria? Sono due, sostanzialmente, i momenti che lo fanno. Il primo è rappresentato dal dialogo finale tra Shinji e Kaworu, con il secondo che dice che il suo nome è scritto nel Libro della vita e che per questo motivo può morire e rinascere all'infinito (ma solo lui, e non chiunque).

Il secondo è una frase pronunciata da Shinji stesso, durante l'addio a Rei, che dice chiaramente che non è possibile riavvolgere il tempo e lo spazio. Anche tenendo conto dei numerosi punti ancora poco chiari, sui quali siamo certi che si discuterà parecchio per gli anni a venire, è quasi impossibile conciliare le premesse della teoria del loop con questi inconfutabili dettagli.