Evangelion e non solo: Hideaki Anno tra cinema live-action e altri anime

Hideaki Anno, spesso noto alle nuove generazioni solo per Evangelion, è in realtà un autore interessantissimo da scoprire più a fondo.

Evangelion e non solo: Hideaki Anno tra cinema live-action e altri anime
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Si è tornati a parlare di Hideaki Anno in tempi recentissimi in occasione dell'uscita del capitolo conclusivo della tetralogia rebuild dedicata a Neon Genesis Evangelion (trovate qui la recensione di Evangelion 3.0+1.01: Thrice Upon a Time) che ha concluso un viaggio iniziato ormai nel lontano 2006, quando apparve l'annuncio del primo film sul mensile newtype. Per Evangelion e Hideaki Anno può valere a titolo di merito la tesi per cui l'opera è il suo autore. Non solo vi ha inserito sé stesso in maniera viscerale, su più livelli, ma sul piano comunicativo e linguistico è lo strumento espressivo che gli è più congeniale, vuoi per la familiarità con le categorie concettuali costruite in Eva, i suoi personaggi e le loro idiosincrasie, vuoi per il profondo legame che lo lega ad essi - per quanto spesso si ostini ad affermare il contrario.

Ciò detto, va considerato che la carriera di Hideaki Anno non si esaurisce con il capolavoro degli anni ‘90, per quanto sia fondamentale per la storia dell'animazione giapponese e possa allo stesso tempo essere una tara funzionale per capire meglio anche altre sue opere; il suo lavoro si snoda in molteplici direzioni, tra cui il cinema in senso più largo. Il grande pregio di Anno è forse la capacità di attingere da un bacino estremamente prolifico e variegato come quello della ‘cultura otaku' - ma non solo - e riproporlo in una veste peculiare e riconoscibile.

I modelli in tal senso sono numerosi tra questi spiccano Hayao Miyazaki, Yoshiyuki Tomino, Go Nagai e Leiji Matsumoto. Influenze che si rilevano sin dagli esordi con Punta al top! - GunBuster e soprattutto nell'epopea di Nadia, preludio a più riprese di Evangelion - ironicamente, anche dei problemi personali e produttivi. Tutto fino al recente Shin Godzilla in cui, partendo da un presupposto dei più classici del cinema giapponese (genere kaiju) Anno riesce a imporre la propria visione con una buona dose di autoreferenzialità, e a creare un'amalgama di satira politica e sociale, omaggiando e ringiovanendo allo stesso tempo un genere stantio. Si potrebbe scherzosamente descrivere Shin Godzilla nei termini di una puntata di Evangelion ma senza la Nerv, in cui alle prese con la creatura gigante c'è solo il governo giapponese con la sua kafkiana macchina burocratica.

Gli Esordi

Poco più che ventenne, il giovane Hideaki dà subito prova del suo talento come animatore sia nella serie cult Fortezza superdimensionale Macross sia nella realizzazione dei cortometraggi Daicon III e Daicon IV, ma il vero turning point della sua carriera avviene con il riconoscimento di Hayao Miyazaki: il sensei lo assume come animatore chiave nel film Nausicaä della Valle del vento, nel quale Anno si occupa della scena in cui il soldato titano cade a pezzi. Uno di quegli incontri epocali che solo a posteriori si possono riconoscere come tali.

Da quel momento tra i due nasce una profonda e duratura amicizia, che andrà a influire sui successivi lavori in maniera netta. Basti pensare anche solo a Evangelion Thrice Upon a Time, in cui tutta la prima sezione è a conti fatti un omaggio all'universo creativo di Miyazaki; ma anche a riferimenti più giocosi come il poster di Nausicaä presente in Gunbuster, o il parallelismo Shinji-Mei nell'episodio quattro di Eva, quando il ragazzo si trova seduto vicino a una statua di Jizo-san (protettore dei viaggiatori e dei bambini) come la protagonista di Totoro.

Non è indifferente nemmeno il debito nei confronti del manga di Nausicaä, da cui Anno non attinge solo a livello iconografico (il soldato titano) ma anche nella caratterizzazione di Kyoko Zeppelin Soryu (madre di Asuka), che nella sua follia ricorda la madre della principessa Kushina. In generale si possono individuare influenze miyazakiane in buona parte della produzione di Anno, ma forse una delle più evidenti è proprio Nadia - il mistero della pietra azzurra.

Tra problemi produttivi e personali: Nadia

Non ci dilungheremo sull'arcinota trama, per questo invece rimandiamo alla recensione di Nadia il mistero della pietra azzurra. Nadia non è solo un classico - peraltro molto apprezzato anche in Italia - ma un anticipatore di numerosi elementi che saranno poi ripresi in Evangelion. Su tutti, l'attenzione alla psicologia infantile e adolescenziale, ampliata dalle tematiche relazionali: l'incomunicabilità, il rapporto tra genitori e figli. Inoltre, i children di evangelion vedono nella quattordicenne Nadia una sorta di progenitrice concettuale.

La dicotomia tipicamente miyazakiana uomo-natura è presente in Nadia come mai lo sarà in tutta l'opera di Anno, declinata in una forma affatto semplicistica nei due protagonisti: il positivista Jean e l'ecologista, per così dire, Nadia. Senza entrare eccessivamente nel dettaglio sui retroscena che portarono alla nascita del progetto e all'acquisizione dell'allora emergente studio Gainax, basti sapere che si trattava di un vecchio concept realizzato da Miyazaki per la Toho negli anni settanta, basato su alcune opere di Jules Verne e mai portato a compimento - Miyazaki riprese poi alcune idee prima per Conan il ragazzo del futuro e poi per Laputa - castello nel cielo. Anno venne scelto come regista solo dopo il rifiuto di Yoshiyuki Sadamoto, che preferiva invece occuparsi del character design. Il piccolo studio Gainax, infatti, non era un ambiente assolutamente adeguato alla gestione della mole di lavoro di una produzione televisiva così grande. Il problema principale era dovuto alla poca organizzazione, imputabile a diatribe interne ai vertici dello studio, e alla scarsa comunicazione generale, amplificata dal fatto che una grossa parte della produzione venne subappaltata a studi coreani, rendendo ancor più complesso il coordinamento tra le parti: spesso infatti venivano attuate modifiche senza preavviso e all'insaputa del resto dello staff. Ad ogni modo, sulle nostre pagine potete trovare un approfondimento più completo su storia e sviluppo di Nadia il mistero della pietra azzurra.

Ciò che risulta interessante della storia produttiva di Nadia è la depressione clinica che investì Anno, stremato dallo stress. Egli dovette ritirarsi temporaneamente dalla serie per occuparsi in seguito unicamente del finale, che arrivò a definire, con la sua tipica indecisione, a pochi mesi dalla messa in onda. L'intrecciarsi di problemi organizzativi e soprattutto personali all'interno di una serie sarà poi, com'è ben noto, la sfortuna e la fortuna di Evangelion, che nell'arte dell'improvvisazione e nella sofferenza del suo autore troverà una compiutezza estetica e psicologica inedita: Anno lavorava un episodio alla volta, senza troppo curarsi della pianificazione e senza idee chiare su dove volesse andare a parare nella conclusione, tanto che Toshio Okada (ex- presidente Gainax) paragonava il suo stile a quello di un Mangaka.

Shiki-Jitsu e lo stile inconfondibile di Anno

Se Shinji è per molti aspetti un'immagine speculare di Hideaki Anno stesso, possiamo trovare numerose somiglianze anche nel protagonista di Shiki-Jitsu (lett. "Giorno della cerimonia"), che è un caso esemplificativo tra le pellicole live action in cui l'autor riesce a riproporre alla perfezione l'estetica evangeliana riadattata a un contesto dal vero. Secondo lungometraggio non animato del regista dopo l'eccentrico Love & Pop, racchiude molti dei suoi temi più caratteristici, preservando parallelamente la vena sperimentalistica già dimostrata in precedenza.

Un giovane regista d'animazione, stufo della stagnazione del settore e desideroso di riabbracciare il mondo reale, decide di girare un film live-action. Ritorna nella sua città natale in cerca di ispirazione - nella prefettura di Yamaguchi, dove è nato Anno - un luogo amorfo, grigio, solitario in cui spicca un enorme complesso ferroviario. Qui incontra una bizzarra ragazza, sdraiata sui binari della ferrovia, che dietro l'apparente spensieratezza sembra celare un profondo dolore. Affascinato, il regista decide di frequentarla. Egli inizia a riprendere con la macchina da presa le giornate trascorse con lei, con l'idea di usarle come materiale per il suo film, ma gradualmente si ritrova immerso nel mondo fantastico di questa ragazza, che vive in uno stato di totale alienazione dalla realtà. A colpire di Shiki-Jitsu non è soltanto il rapporto tra i due protagonisti, che nelle sue implicazioni riprende molti temi portanti di Evangelion, come l'isolamento e il rifiuto della realtà, l'incomunicabilità, l'importanza della relazione con l'altro da sé, ma soprattutto l'ottima resa delle peculiarità registiche di Anno anche in una pellicola non animata: le inquadrature di raccordo sui dettagli del paesaggio urbano (tralicci, binari, i passaggi a livello) i tagli di montaggio frenetici, i primi piani distorti (grandangolari).

Torna anche il monologo introspettivo, non solo in funzione di approfondimento psicologico dei personaggi: si succedono discorsi sul ruolo delle immagini e dell'evasione nella società giapponese. Se in The End of Evangelion alcune sequenze live si inframezzavano alla normale continuità animata, qui la psicologia dei personaggi è resa sia da stilizzate e surreali sequenze animate sia dagli ambienti. L'edificio in cui abita la ragazza, che si articola tra scenografie icastiche e suggestivi cromatismi, riflette la sua personalità instabile e frammentata, assurge alla duplice funzione di luogo fisico e luogo dell'animo.

Lo spazio dotato di valenza semantica è un elemento fisso, basti pensare ancora una volta ad Evangelion in cui ogni luogo, dalla stanza di Rei all'appartamento di Misato, passando per il parco giochi, non è mai un semplice palcoscenico ma un'estensione della mente, un'immagine attiva che produce significato. Paradigmatico è il treno, luogo primigenio di isolamento e autoanalisi, forse mutuato dal dezakiano Caro Fratello, da cui Anno ha preso molto dal punto di vista registico, replicando addirittura una scena nell'episodio 18 inquadratura per inquadratura.

Sul ruolo del treno come motivo ricorrente nell'opera di Anno bisognerebbe dedicare uno spazio apposito e in questa sede non siamo voluti entrare troppo nello specifico, limitandosi a presentare alcuni elementi di interesse di un regista affermato. Tuttavia, può essere un buon punto di partenza riflettere su ciò che rappresenta nella società giapponese. Tralasciando il famosissimo shinkansen, il treno più veloce al mondo, emblema significativo di uno stile di vita frenetico e competitivo, crediamo sia di grande impatto nella messa in scena di Hideaki Anno l'utilizzo di uno spazio tipicamente saturo di individui senza però una reale comunicazione - si pensi ai salaryman esausti - come immagine di desolante solitudine.