Da Evangelion a Wolf Children: i 10 anime più autoriali e intimisti

In un settore sempre più dominato da adattamenti fatti con lo stampino, ecco a voi 10 anime giapponesi dalla forte impronta autoriale e intimista.

Da Evangelion a Wolf Children: i 10 anime più autoriali e intimisti
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Inutile girarci attorno, una larghissima percentuale dei prodotti animati giapponesi - televisivi, cinematografici e adesso anche per il mercato dello streaming - nasce come veicolo pubblicitario per l'opera da cui trae origine, sia essa un manga, un romanzo, un videogioco o comunque qualcosa che proviene da un medium differente. In questo contesto, che perdura da moltissimi anni (più di quanti possiate pensare), risulta sempre più difficile trovare serie e film animati di stampo autoriale e intimista, ovvero quei titoli, spesso realizzati da personalità di spicco del settore, meno asserviti alle logiche commerciali e che seguono una visione artistica ben precisa.

In questo articolo vi proponiamo 10 anime davvero meritevoli appartenenti alla suddetta categoria, sia televisivi che cinematografici. Alcuni noti, altri meno, questi titoli approfondiscono temi delicati e sensibili dando vita a numerosi spunti di riflessione e molteplici livelli di lettura, grazie ai quali rimangono impressi nella mente dello spettatore a visione conclusa.

Neon Genesis Evangelion

Iniziamo con una serie che non ha certo bisogno di presentazioni, ma che merita a pieno diritto di stare in questa lista. Parliamo ovviamente di Neon Genesis Evangelion, il capolavoro di Hideaki Anno che nel 1995 ha rivoluzionato il mondo dell'animazione giapponese dando vita a una delle saghe di maggior successo della moderna cultura pop, a cui il regista ex-Gainax ha dedicato tutto sé stesso per più di 20 anni.

La battaglia dell'umanità contro gli Angeli e la crescita personale del protagonista Shinji Ikari sono solamente la punta dell'iceberg di un'opera complessa che, tra le sue numerose chiavi di lettura (recuperate il nostro speciale su Evangelion e la religione), trova nella sua natura intimista uno dei lati più affascinanti. Tra i temi cardine troviamo infatti l'interiorità umana e la comunicazione interpersonale, il valore della propria esistenza e il rapporto con gli altri individui.

I due famigerati e controversi episodi conclusivi della serie animata originale, quasi interamente ambientati nella mente del protagonista e nel suo flusso di coscienza, rappresentano l'apice indiscusso di questo aspetto, presente tuttavia anche nelle iterazioni successive del franchise (pensiamo al Rebuild e alla sua conclusione con Evangelion 3.0+1.01). A ulteriore conferma di quanto la creazione di Hideaki Anno rappresenti una delle opere più ricche e dense di significato dell'intera storia dell'animazione giapponese.

Lamù: Beautiful Dreamer

Proseguiamo con un titolo per molti inaspettato, Lamù: Beautiful Dreamer. Il film di Mamoru Oshii, basato sulle avventure della bella aliena con il bikini tigrato nata dalla penna della mangaka Rumiko Takahashi, è un caso forse più unico che raro di visione autoriale applicata a un prodotto di successo rivolto al grande pubblico. Un'opera così radicale da non venire compresa all'epoca del suo rilascio (1984), con la stessa autrice che ne prese le distanze in quanto non rispettosa dello spirito originale del fumetto.

Nel lungometraggio che vede Ataru, Lamù e il resto della combriccola alle prese con un misterioso fenomeno che sta provocando il ripetersi ciclico del giorno della vigilia del festival studentesco, il regista prende il contesto della serie e lo piega alle sue necessità per raccontare una storia intrigante e inaspettatamente profonda, che mescola abilmente differenti generi e suggestioni e che riflette su temi come l'inconscio, lo scorrere del tempo e il rapporto tra realtà e finzione.

Lamù: Beautiful Dreamer è un piccolo capolavoro dell'animazione giapponese degli anni ‘80, e forse di sempre. Il migliore del franchise tratto dal manga di successo di Rumiko Takahashi e l'esempio perfetto di cosa vuol dire reinterpretare un lavoro già esistente, nonché il modo perfetto per scoprire gli esordi di un grandissimo autore come Mamoru Oshii. Attualmente disponibile in streaming su Prime Video, Lamù: Beautiful Dreamer è una visione obbligatoria per qualsiasi appassionato.

Mushishi

Tratto dall'omonimo e celebrato manga (1999-2008) dell'autrice Yuki Urishibara, pubblicato nel nostro paese da Star Comics, l'anime di Mushishi è suddiviso in due stagioni. La prima, trasmessa dal 2005 al 2006, è lunga 26 episodi ed è disponibile in streaming su VVVVID, mentre la seconda (Mushishi zoku-sho) è andata in onda nel 2014 per un totale di 20 episodi ed è reperibile su Crunchyroll.

La narrazione di Mushishi è strutturata a episodi autoconclusivi incentrati sui Mushi, misteriose creature viventi né insetti né animali, né buone né cattive, spesso invisibili all'occhio umano. Il protagonista Ginko è un Mushishi (cacciatore/persona esperta di Mushi) che, potendo entrare in contatto con esse, si preoccupa di risolvere tutti i problemi che nascono dalla convivenza tra l'uomo e le suddette creature.

Realizzate dallo studio Artland e dirette da Hiroshi Nagahama, le due stagioni di Mushishi, oltre a rappresentare un eccellente adattamento del materiale di partenza, danno vita a uno degli anime più delicati, poetici e intimisti della moderna animazione giapponese. Un autentico capolavoro ambientato in un paesaggio rurale che sembra sospeso nel tempo e caratterizzato da un'atmosfera malinconica che si adatta perfettamente alle tematiche trattate: il misticismo, l'onirico, il rapporto uomo-natura e il sentimento delle persone.

Kino no Tabi

Quando si parla di anime autoriali è impossibile non menzionare Kino no Tabi - The Beautiful World, serie televisiva di 13 episodi trasmessa nel 2003 e prodotta dallo studio A.C.G.T., diretta dal compianto Ryutaro Nakamura (Serial Experiments Lain) e scritta da Sadayuki Murai (Boogiepop Phantom, Perfect Blue). Attualmente inedito nel nostro paese, l'anime è una trasposizione dell'omonima light novel di Keiichi Sigsawa, ancora in corso dal 2000 con 23 volumi all'attivo. Nel 2017 è stato realizzato un secondo adattamento-remake da parte dello studio Lerche, lungo 12 episodi e disponibile su Crunchyroll.

Kino no Tabi (lett. "Il Viaggio di Kino") è ambientato in un mondo di fantasia dai tratti quasi fiabeschi, dove la giovane protagonista Kino viaggia senza una meta precisa in sella alla sua motocicletta parlante Hermes. Nel corso delle sue peregrinazioni, Kino visita differenti paesi con la regola di non fermarsi più di tre giorni in ciascuno di essi, scoprendo così differenti storie, culture, tradizioni, morali e trovandosi ad affrontare numerose problematiche di natura etica e sociale.

Se la seconda serie televisiva non riesce a essere assolutamente all'altezza del materiale di partenza, la prima è invece uno dei migliori anime degli anni 2000, un capolavoro che riflette magistralmente sulla complessità della natura umana attraverso i viaggi, gli incontri e le peripezie della sua protagonista, alle prese con le più disparate situazioni spesso anche crude e mature. Un'opera incredibile che ha fatto scuola - pensiamo ai maldestri tentativi del recente The Journey of Elaina nell'imitare la medesima struttura - e che merita di essere riscoperta dalle nuove generazioni.

Aria the Animation

Quando si parla di Junichi Sato, uno dei più importanti registi della storia dell'animazione giapponese, i primi titoli che vengono in mente sono gli anime di Sailor Moon (1992) e di Keroro (2004). Tuttavia sono in molti a identificare il suo lavoro più riuscito in Aria the Animation (2005), adattamento del manga slice of slife sci-fi di Kozue Amano. Questa serie ha dato vita a un franchise di lungo corso che ha visto altre produzioni per la televisione e per il cinema, alcune delle quali recentissime (i lungometraggi Aria the Crepuscolo e Aria the Benedizione), tutte dirette dallo stesso Sato.

Nel 2301, grazie a un processo di terraformazione, Marte è diventato abitabile ed è stato rinominato Aqua a causa dello scioglimento dei ghiacci che ha sommerso gran parte della superficie. Ambientata nella città di Neo-Venezia, fedele riproduzione della Venezia che tutti conosciamo, la serie narra le vicende quotidiane della protagonista Akari Mizunashi, una giovane terrestre che si trasferisce su Marte per diventare una Undine, cioè una gondoliera con il compito di guida turistica.

Aria è con tutta probabilità l'anime di genere healing (o iyashikei, se preferite l'originale giapponese) più famoso e celebrato di sempre, uno slice of life nella sua essenza più pura che sfrutta il contesto fantascientifico come mero spunto per raccontare la magia del quotidiano. Un anime semplice, genuino, intimo, rilassante e terapeutico che dimostra alla perfezione che non sempre servono trame lunghe e spettacolari per dare vita a qualcosa di coinvolgente. Speriamo che Yamato Video, detentore dei diritti del franchise, renda presto disponibili in streaming tutte le stagioni e i film di questa bellissima serie.

Haibane Renmei

Gli amanti della fantascienza e del cyberpunk conoscono sicuramente Yoshitoshi ABe (la B maiuscola nel suo cognome non è un refuso), mangaka e animatore dallo stile immediatamente riconoscibile che ha dato vita a serie d'avanguardia come il già menzionato Serial Experiments Lain (1998). Uno dei suoi lavori migliori, che merita a pieno diritto di stare in questa lista, è senza dubbio Haibane Renmei, anime di 13 episodi dello studio Radix andato in onda nel 2002 e basato su una dojinshi (pubblicazione amatoriale) scritta e illustrata dallo stesso ABe un anno prima.

Una ragazza si sveglia in un bozzolo e riprende i sensi su un letto senza alcuna memoria del proprio passato. Dotata di due ali angeliche color cenere e di un'aureola, la protagonista prende il nome di Rakka e inizia ad ambientarsi alla sua nuova vita in una misteriosa città circondata da alte mura e governata da leggi severe. Col tempo, la giovane Haibane - questo il nome della sua specie - cercherà di comprendere i misteri del mondo che la circonda e le ragioni della sua rinascita.

Haibane Renmei è con tutta probabilità uno degli anime più criptici e stratificati degli ultimi decenni. Si tratta infatti di una serie che non si prende assolutamente la briga di spiegare per filo e per segno tutti i suoi punti oscuri, ma che dissemina sufficienti indizi da consentire allo spettatore di fornire la sua interpretazione degli eventi narrati. Il capolavoro di Yoshitoshi ABe è un anime complesso e di non facile approccio, ma che ripaga ampiamente la fiducia con una visione che arricchisce dal punto di vista spirituale ed emotivo. Peccato per l'interruzione della pubblicazione italiana nel 2005 dopo un solo episodio, a causa dei problemi dell'editore Shin Vision che sarebbe fallito pochi anni più tardi.

Welcome to the NHK

Il fenomeno degli hikikomori attanaglia la società giapponese da moltissimi anni: giovani persone (soprattutto maschi) che scelgono di isolarsi volontariamente dalla vita sociale per fattori di varia natura, come le elevate aspettative e le pressioni che la società giapponese esercita su ognuna di loro sin dai primi anni di scuola. L'anime che fino ad ora tratta questo tema delicato e sensibile nel modo migliore è Welcome to the NHK, serie di 24 episodi dello studio Gonzo trasmessa nel 2006 e basata sull'omonimo romanzo dello scrittore Tatsuhiko Takimoto.

Tatsuhiro Sato è un giovane poco più che ventenne che a un certo punto, colto da una vera e propria crisi esistenziale, decide di smettere completamente di studiare e di lavorare rinchiudendosi in casa, e sopravvivendo solo con un assegno mensile inviatogli dai genitori. L'arrivo di alcune persone, come Misaki Nakahara, una ragazza dal passato poco chiaro, e Kaoru Yamazaki, un vecchio amico che diventerà il suo nuovo vicino di casa, è destinato a stravolgere la vita del protagonista facendolo uscire piano piano dal suo torpore esistenziale.

Welcome to the NHK racconta in maniera esaustiva il fenomeno degli hikikomori senza scadere in banali e insulsi cliché, grazie a una sceneggiatura sopraffina che spazia abilmente tra dramma e umorismo, a un cast ben caratterizzato e soprattutto grazie all'introspezione psicologica del protagonista, vittima delle sue paranoie e della perdita di fiducia in sé stesso. Un'opera intensa e istruttiva che qualsiasi appassionato dovrebbe vedere almeno una volta nella propria vita. Per maggiori approfondimenti, leggete la nostra recensione di Welcome to the NHK, disponibile in streaming su Prime Video.

Wolf Children

Non c'è forse tema più intimo ed emotivo di quello dei rapporti familiari, e si dà il caso che uno dei registi più conosciuti ed apprezzati dell'animazione giapponese contemporanea abbia dedicato una parte importante della propria filmografia a questo argomento. Stiamo parlando di Mamoru Hosoda, che vedremo tra qualche mese al cinema con il suo ultimo lavoro Belle (leggete la nostra recensione di Belle), e in particolare di uno dei suoi lavori più amati, Wolf Children - Ame e Yuki i bambini lupo (2012).

Hana è una studentessa universitaria che si innamora di un ragazzo, salvo poi scoprire che si tratta dell'ultimo esponente ancora in vita della razza degli uomini lupo. Dalla loro relazione nascono due bambini, Ame (pioggia) e Yuki (neve), che Hana decide di crescere da sola dopo essersi trasferita in una località di campagna a seguito della tragica morte del padre.

Wolf Children, oltre a essere un bellissimo e commovente racconto di crescita e formazione dei due fratelli e del rapporto con la loro madre, è anche una splendida ode alla vita libera e spensierata nella natura che, a detta di molti appassionati, è valso a Hosoda l'ingombrante appellativo di erede di Hayao Miyazaki e della poetica dello Studio Ghibli. Ma al di là degli scomodi e ingiusti paragoni, Wolf Children (terzo lungometraggio del regista) è un piccolo, emozionante gioiello che merita di essere riscoperto dal pubblico.

Planetes

Quando si parla di fantascienza è facile farsi venire in mente astronavi, guerre intergalattiche o trame complesse e spettacolari che si basano su tecnologie avanzatissime. È sempre più raro invece trovare opere dello stesso genere più realistiche e attente ai dettagli, etichettabili perciò come hard sci-fi. Planetes, anime dello studio Sunrise del 2003 lungo 26 episodi, diretto da Goro Taniguchi (Code Geass) e basato sull'omonimo manga di debutto di Makoto Yukimura (Vinland Saga), appartiene alla seconda categoria.

Anno 2075. La colonizzazione dello spazio è divenuta realtà, sulla Luna è stata costruita una base permanente come punto di partenza per la futura esplorazione degli altri pianeti del Sistema Solare, e l'inquinamento spaziale ha raggiunto un livello tale da dare vita a nuove professioni adibite alla raccolta di detriti e rottami in orbita attorno alla Terra. Planetes segue la storia di un gruppo di "spazzini spaziali" della Technora Corporation tra attività di routine, problemi personali e coinvolgimento nelle attività di sabotaggio del gruppo terroristico che si oppone al processo di colonizzazione.

Quella di Planetes è una fantascienza inedita, estremamente realistica e credibile nella sua messa in scena - nello spazio non si sentono rumori, un dettaglio importantissimo spesso trascurato a favore della spettacolarizzazione - ma soprattutto intima e riflessiva, focalizzata sulla psicologia dei personaggi, che in questo contesto non sono alieni, capitani o eroi senza macchia, bensì dei comuni esseri umani che svolgono il loro lavoro. Che amiate il genere oppure no, correte subito su VVVVID a recuperare questa piccola perla dell'animazione.

Millennium Actress

Sono ormai passati più di 10 anni dalla tragica scomparsa del maestro Satoshi Kon, evento che ha creato un vuoto incolmabile nel mondo dell'animazione giapponese. Il regista nato a Kushiro (Hokkaido) era un gigante, un genio di quelli veri, un autore dal talento incredibile che nella sua breve ma intensa filmografia ha dato vita ad alcune delle sequenze più memorabili del moderno medium audiovisivo. Millennium Actress, il suo secondo lungometraggio uscito nel 2001, è probabilmente l'opera più intimista di Kon nonché la summa del suo modo di fare cinema.

Realizzato presso lo studio Madhouse, il film narra le vicende di Genya Tachibana, direttore di uno studio televisivo intenzionato a realizzare un documentario sull'ex-stella Chiyoko Fujiwara, attrice ritirata dalle scene al termine di una lunga e prolifica carriera. Assistiamo così al racconto della donna che mischia realtà e finzione, esperienze e aneddoti, fino a confondere la propria vita con le trame di tutti i suoi film.

Millennium Actress, dotato di un comparto tecnico magnifico anche a vent'anni di distanza e di innumerevoli virtuosismi registici, mette in scena la vita della protagonista e la ricerca del suo amore perduto attraverso una storia sincera, delicata, nostalgica ed emozionale che riflette anche sulla natura stessa del cinema come medium narrativo, senza alcuna deriva intellettuale o pretenziosa. Un'opera fondamentale dell'animazione giapponese degli ultimi decenni che deve far parte del bagaglio di ogni appassionato, così come la restante filmografia di Satoshi Kon.