Josée, la Tigre e i Pesci e il messaggio sociale: una storia di crescita

Analizziamo alcuni temi portanti di Josée, la Tigre e i Pesci, il film di Studio BONES finalmente al cinema con Koch Media.

Josée, la Tigre e i Pesci e il messaggio sociale: una storia di crescita
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Josée, la Tigre e i Pesci è arrivato finalmente al cinema. Il pubblico italiano potrà ammirare la nuova interessante opera di Studio BONES (a proposito, se ve la siete persa potete recuperare la nostra recensione di Josée, la Tigre e i Pesci) e magari riflettere sui grandi temi d'attualità della pellicola. Perché il film diretto da Kotaro Tamura parla di gioventù e di crescita, di sogni ma anche di responsabilità. Approfondiamolo insieme e cerchiamo di capire l'importante messaggio sociale del lungometraggio tratto dal romanzo di Seiko Tanabe.

Tsuneo come specchio della modernità

Josée, la Tigre e i Pesci inizia raccontandoci la quotidianità di Tsuneo, un ventiduenne universitario che per pagarsi gli studi svolge una serie di lavori part-time. Le sue giornate sono piuttosto piene: si dedica a lunghe sessioni di immersioni subacquee per studiare da vicini la flora e la fauna marine (è laureando in biologia marina, difatti), ma contemporaneamente svolge una serie di lavoretti grazie ai quali riesce a racimolare un gruzzoletto davvero utile.

Al suo fianco ci sono Mai e Hayato, coetanei che vivono la stessa situazione, pur affrontandola con più leggerezza del protagonista. Perché Tsuneo, impelagato nella sua fitta routine quotidiana, non ha tempo per altro, e il suo stato d'animo traspare dallo sguardo spesso assente dei suoi grandi occhi verdi. Tsuneo è, nei primi minuti del film, un personaggio un po' apatico, al limite della depressione, e nella sua figura l'opera di Studio BONES riversa la sua principale critica sociale.
Josée, la Tigre e i Pesci punta infatti il dito contro la società giapponese e il suo forte attaccamento al lavoro, oltre che al tema della disoccupazione giovanile. È piuttosto noto quanto la vita nel Sol Levante, per i suoi cittadini, sia estremamente legata al mondo lavorativo, all'obbligo di dover produrre, di diventare persone modello e individui rispettabili con un lavoro pur di portare avanti la macchina produttiva della società. È l'altra faccia del mondo orientale, quella "nascosta" dietro la patina colorata e avvolgente della tradizione e dell'industria degli anime e dei manga che tanto amiamo. E che trascina nel baratro della depressione molti giovani che sentono su di sé il peso schiacciante della responsabilità, abituati sin dalle scuole elementari a dover sapere obbligatoriamente cosa fare della propria vita una volta diventati grandi.

È una condizione che, in molti casi, ha portato i giovani nipponici a compiere gesti estremi: dall'isolamento sociale (il fenomeno degli hikikomori, così come dell'ipocondria, è d'altronde diffusissimo in Giappone) fino addirittura al suicidio. Lo Tsuneo di Josée, la Tigre e i Pesci non arriva a questi livelli, un po' per scelta narrativa ed artistica della produzione, un po' perché proprio quando sembra sull'orlo più rischioso dell'apatia avviene l'incontro che gli cambia la vita

Josée: diventare grandi sognando

Quando la giovane Kumiko, che si fa chiamare da tutti Josée per via della protagonista del suo romanzo preferito, gli piomba letteralmente addosso dopo essere precipitata da una discesa ripida con la sua sedia a rotelle, sconvolge l'esistenza di Tsuneo sotto vari aspetti.

Anche lei rimane folgorata da Tsuneo, al punto che convince sua nonna ad assumerlo come attendente. Un modo furbetto e altezzoso per rimanere vicina a questo ragazzo in parte misterioso e in parte apatico, ma che sotto il proprio guscio sembra nascondere un gran cuore. E anche Josée, dietro la sua patina capricciosa e viziata, ha seppellito negli anni una forte tristezza e un uragano di insicurezze, in parte derivate dalla sua disabilità.

Come potrete vedere nel film a partire da oggi (a proposito, ecco a voi la lista dei cinema in cui vedere Josée la Tigre e i Pesci), anche il personaggio di Kumiko trasmette una serie di messaggi preziosi. In primis racconta la vita di una persona disabile e il rapportarsi a loro. In questo, la figura di Tsuneo è assolutamente emblematica: tratta la giovane da pari a pari, spesso affrontandola di petto, dimostrando quanto sia possibile abbattere ogni barriera vivere con naturalezza e normalità la condizione di individui come Josée.

In secondo luogo la co-protagonista, in seguito ad uno degli eventi sconvolgenti del film che innescano il terzo atto, si ritrova anch'essa di fronte ad un bivio drammatico: dover rinunciare ai propri sogni (lei ama dipingere ed è appassionata di arte in generale) per caricarsi sulle spalle le responsabilità della vita di un adulto. D'improvviso tutto il mondo di Josée crolla, ma ancora una volta sarà il sentimento che la lega a Tsuneo (e gli sviluppi che legano i due nell'ultima parte della pellicola) a spronarla in via definitiva. Ed è proprio sul finale che Josée, la Tigre e i Pesci ci trasmette il suo messaggio più bello: diventare grandi senza rinunciare alla propria fantasia. Tamura e BONES confezionano un racconto di crescita senza rinunciare all'innocenza e alla creatività, rappresentate nel film dai voli onirici di Josée e dalle allegorie con gli animali, concretizzando il suo insegnamento portante nel titolo stesso dell'opera: la Tigre, che tanto spaventa Kumiko, è il mondo che aggredisce i giovani investendoli con gli obblighi, le responsabilità e l'ansia di essere un cittadino producente, i pesci sono la gioventù stessa, che anela a vivere la propria libertà nell'oceano della vita. Quella di Josée è una morale, oltre che di attualità, soprattutto universale, nella quale moltissimi giovani in tutto il mondo potranno rispecchiarsi e riflettere.