Jujutsu Kaisen 2: lo Shibuya Incident Arc ha inizio, che spettacolo!

La seconda stagione di Jujutsu Kaisen torna dopo la pausa e ci riporta nel presente di Yuji Itadori, pronto ad essere protagonista nell'arco più atteso.

Jujutsu Kaisen 2: lo Shibuya Incident Arc ha inizio, che spettacolo!
Articolo a cura di

Dopo una riuscita parentesi sul passato di Satoru Gojo e dell'arcinemico Suguru Geto, la seconda stagione di Jujutsu Kaisen riparte dal finale della prima stagione per introdurre quello che è senza dubbio l'arco più atteso dai fan (vi avevamo raccontato che la stagione 2 di Jujutsu Kaisen cambia e convince, almeno nella prima parte). Su Crunchyroll ha inizio lo Shibuya Incident Arc ed è tempo per Yuji, Nobara e Megumi di svestire i panni degli studenti inesperti e di dimostrare il proprio valore come stregoni professionisti.

L'investitura di Todo e Mei Mei è di quelle destinate a cambiare le dinamiche d'azione del trio, la loro raccomandazione per una rapida ascesa al vertice dell'associazione non può che preannunciare un maggiore protagonismo e un'incisività senza precedenti nei fragili equilibri di un universo cagionevole. È lo stesso Yoshinobu Gakuganji, onorevole preside dell'istituto di Kyoto, a pronunciare parole a metà tra l'auspicio e il monito: con la promozione al primo livello gli studenti di Tokyo dovranno "guidare i loro compagni e il mondo delle arti occulte".

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità

Lecito, dunque, aspettarsi che con il cambiamento di status le cose si facciano gradualmente più spinose per i protagonisti, adesso probabilmente più centrali all'interno di una narrazione che si è sempre distinta per la sua coralità e per un focus condiviso tra allievi e maestri, tra novellini catapultati nel vivo dell'azione e mentori mattatori che la portano avanti, tra un Yuji Itadori spesso in balìa degli avvenimenti e un Satoru Gojo a far da balia ai nuovi arrivati.

Non è difficile riconoscere nell'utilizzatore dei Sei Occhi il vero trascinatore della serie fin qui: lo è stato nel corso dei primi episodi dell'anime, si è riconfermato tale nel lungometraggio prequel (recuperate la nostra recensione di Jujutsu Kaisen 0), si è preso la scena nella prima parte della seconda stagione. Gojo è stato deterrente e ancora di salvezza, oggetto del desiderio e ago della bilancia, adombrando l'importanza di personaggi che, veri deputati a determinare l'avanzamento della storia, hanno arrancato di fronte al suo carisma. La futura promozione potrebbe, dunque, essere l'occasione per Itadori e compagni di responsabilizzarsi definitivamente, di impugnare lo scettro del protagonismo, di brandirlo invertendo il trend, rivendicando una centralità inedita e scongiurando l'inerzia di un'azione supportiva.

Li vediamo, innanzitutto, in un siparietto slice of life che sa di quiete prima della tempesta, immersi in una palette di colori caldi e accoglienti, crepuscolari. C'è spazio per un accenno di romanticismo con l'interesse amoroso di Yuko Ozawa nei confronti di Itadori; in un momento di inaspettata dolcezza si tocca un tema importante come l'incapacità di accettarsi e di affrontare il giudizio della società, mediato con la purezza e l'ingenua integrità di Yuji; non si risparmiano i segmenti comici con l'improbabile task-force creata da Nobara e Megumi in sostegno della spasimante, con le espressioni super deformed dei personaggi e un fittizio film demenziale su un "verme umano".

Il grigiore di un cielo coperto da nuvole e guastato da una pioggia torrenziale subentra ai toni e ai colori soavi dell'incipit, spostando l'attenzione sul personaggio di Mechamaru (membro dell'istituto di arti occulte di Kyoto) e sui villain della serie, Mahito e il falso Suguru Geto.

Il nuovo arco non bada a convenevoli e imbandisce presto uno scontro di grandi proporzioni utile soprattutto ad impostare i livelli di forza degli antagonisti (conosciamo il dominio e il potenziale di Mahito e associamo alla passività di Geto un potere che si fa attendere) e lasciare presagire la diretta implicazione di Satoru Gojo nel "piano Shibuya".

Nella battaglia tra un rinvigorito Kokichi Muta (di cui Mechamaru è l'alter ego meccanizzato) e un estasiato Mahito (con l'attiva soprintendenza di Geto), MAPPA dimostra una grande capacità nella gestione coreografica e visiva dei combattimenti e dà vita ad una sequenza in cui il citazionismo e la qualità delle animazioni sorprendono nonostante (o forse proprio grazie a)la secondarietà dello scontro.

Innesti mecha in un trionfo di citazioni

All'interno di un sapiente divertissement Jujutsu Kaisen sperimenta con i confini di genere, estrapola elementi dal mecha e sceglie di omaggiare pietre miliari che ne hanno fatto la storia.

Difficile non associare l'Ultimate Mechamaru di Kokichi agli Eva di Neon Genesis Evangelion, da cui riprende l'atipico design longilineo del corpo, le sembianze umanoidi del capo (che ricorda da vicino il mecha pilotato da Asuka Langley) e l'urlo furioso della modalità berserk. Impossibile non notare un esplicito riferimento al peculiare stile visivo di Tengen Toppa Gurren Lagann: MAPPA cita l'animazione firmata Gainax fatta di linee cinetiche marcate e di ombre grezze, abitata da un onnipresente luccichio e completata da un tripudio di colori (non si fa mancare nemmeno la trivella tipica del mecha di Simon).
Al di là di un gioco citazionistico che arricchisce l'anime di richiami intertestuali, MAPPA dimostra tutta la propria elasticità nella resa visiva di uno scontro che vede opporsi un robot costituito da componenti meccaniche nella sua totalità e un essere che è l'espressione pura dell'organicità, della materia viva, malleabile, metamorfica. Alla concretezza e alla consistenza dell'Ultimate Mechamaru e ai suoi movimenti dinamici ma rettilinei, gli autori contrappongono una plasticità e un subbuglio estetico realizzati con una perizia tale da suscitare il brivido del body horror, coadiuvata dalla verve dell'allucinazione caleidoscopica a cui il dominio di Mahito dà vita.

Con i semi di un importante turning point già piantati, preludiato da un combattimento già estremamente indicativo della qualità che il nuovo cour della seconda stagione si profila possedere, importante anche per l'introduzione di un concetto come il Quasi-Dominio (un anti-dominio che annulla gli effetti di un'espansione classica), lo Shibuya Incident Arc entra nel vivo quando la narrazione, in maniera sintomatica, comincia a scandire il tempo annettendo le date e gli orari, trasformandosi, di fatto, nella cronaca di un evento che lascia intendere il peso e la gravità dei suoi accadimenti.

Una gravità corroborata dal carattere "pubblico" del piano di Mahito e Geto, che prevede che un velo si cali su tutta Shibuya e che intrappoli la folla al suo interno, ostaggio nelle mani dei villain che chiamano a gran voce l'intervento dello stregone più forte. "20.31 Arriva Satoru Gojo": nonostante tutto, è ancora il suo momento.