Lamù: Beautiful Dreamer, il capolavoro di Mamoru Oshii su Netflix

Lamù: Beautiful Dreamer, diretto da Mamoru Oshii, è una pietra miliare dell'animazione giapponese degli anni '80. Andiamo a scoprire perché.

Lamù: Beautiful Dreamer, il capolavoro di Mamoru Oshii su Netflix
Articolo a cura di

Mamoru Oshii è uno dei più conosciuti e apprezzati registi dell'animazione giapponese contemporanea. Autore dall'impronta immediatamente riconoscibile, ha firmato i due adattamenti cinematografici Ghost in the Shell e Ghost in the Shell 2: Innocence, che lo hanno consacrato presso il pubblico internazionale, e altri lungometraggi di successo come Patlabor 2: The Movie e l'interessante The Sky Crawlers. Quello che molti non sanno è che Oshii ha fatto il suo debutto professionale - almeno, presso il grande pubblico - con la celebre serie televisiva Lamù, la ragazza dello spazio, basata sull'omonimo fumetto di successo Urusei yatsura della "regina dei manga" Rumiko Takahashi, di cui ha diretto 129 episodi su 195 e i primi due lungometraggi.

Il secondo di questi, intitolato Lamù: Beautiful Dreamer, non è solo il miglior prodotto animato dedicato alle avventure della bella aliena col bikini tigrato, ma è ritenuto uno dei capolavori del maestro Oshii nonché uno dei migliori film d'animazione giapponese degli anni '80. Disponibile in streaming su Netflix dall'aprile 2020, Lamù: Beautiful Dreamer è un'opera imperdibile per qualsiasi appassionato, e in questo articolo vi spieghiamo perché.

Gli esordi di un autore straordinario

Sebbene non rappresenti il suo debutto vero e proprio nel mondo dell'animazione, il periodo di Lamù è a tutti gli effetti la "gavetta" che Mamoru Oshii ha dovuto affrontare prima di poter giungere alla definitiva consacrazione di pubblico e critica. Oshii all'epoca aveva già lavorato come animatore e regista di episodi presso la Tatsunoko e, nel 1978, era approdato al neonato studio d'animazione Pierrot. Proprio con quest'ultimo riesce ad arrivare alla regia generale della serie Lamù a partire dal 1981, e, sull'onda dell'incredibile successo riscosso, Pierrot decide di investire nella produzione di sei lungometraggi animati, affidando il loro sviluppo al regista di Tokyo. Mamoru Oshii, all'epoca poco più che trentenne, stava già gettando i semi per quella che sarebbe diventata in futuro la sua poetica di fondo, e aveva le idee molto chiare su come sfruttare il materiale a sua disposizione per svilupparla. Per questo motivo, la regia del primo lungometraggio animato di Lamù, Only You (1983), in cui dovette cambiare più volte la sceneggiatura firmata da Tomoko Konparu per andare incontro alle richieste della produzione, non riuscì a soddisfarlo pienamente.

L'anno successivo, con il secondo film Lamù: Beautiful Dreamer, le cose andarono diversamente e Oshii riuscì a ottenere il completo controllo creativo della pellicola, realizzando un prodotto pregevolissimo - come vi spiegheremo tra poco - ma atipico e lontano da ciò che i fan della serie si aspettavano. Il responso del pubblico all'epoca della trasmissione nei cinema giapponesi fu perciò molto negativo, con il produttore Kitty Film subissato di lamentele e la stessa Takahashi che prese le distanze dal film, affermando che non rappresentava lo spirito dell'opera originale.

Tutto questo convinse Oshii ad abbandonare il "grembo materno", tagliando ogni legame con Pierrot e la produzione della serie. Il resto è storia, e il tempo fortunatamente ha dato ragione al regista di Tokyo, che ha potuto proseguire la sua carriera nel mondo dell'animazione approdando alle tematiche più adulte, mature e filosofiche che lo hanno sempre caratterizzato, mentre Lamù Beautiful Dreamer è stato quasi subito rivalutato da critica e pubblico diventando uno dei prodotti più amati del franchise.

Un film profondo e intellettuale

In Lamù: Beautiful Dreamer ritroviamo una parte dei personaggi ricorrenti della serie: oltre ai due protagonisti Lamù e Ataru Moroboshi, abbiamo per esempio Shinobu, Shutaro Mendo, la dottoressa Sakura e le fugaci apparizioni di altre figure celebri come il monaco Sakurambo. La location è sempre quella del liceo Tomobiki, che stavolta è protagonista di un evento tanto insolito quanto misterioso: la giornata della vigilia del festival studentesco inizia a ripetersi ciclicamente, e ogni giorno vede succedersi gli stessi avvenimenti senza alcuna apparente spiegazione. Nonostante la professoressa Sakura riesca presto a rendersi conto della gravità della situazione grazie alle sue doti spirituali, gli eventi degenerano e tutto il gruppo di protagonisti si ritrova imprigionato in una realtà alternativa sospesa nel tempo, con il quartiere isolato dal resto del mondo. Perché è accaduto tutto questo? E come faranno Lamù, Sakura, Ataru e i loro amici a liberarsi da questo incantesimo e a tornare nel mondo reale?

La prima cosa degna di menzione è che Lamù: Beautiful Dreamer, pur presentando il cast storico di personaggi dando per scontato che lo spettatore li conosca grazie alla serie animata (o al manga), è godibile anche come prodotto a sé stante, slegato dall'opera originale e senza bisogno di conoscenze approfondite di quest'ultima.

Questo perché, come accadrà anche in molti lavori successivi del regista (i già menzionati Patlabor e Ghost in the Shell), Mamoru Oshii prende il contesto della serie e lo piega alle sue necessità per raccontare una storia intrigante e inaspettatamente profonda, che rende Beautiful Dreamer una vera e propria visione autoriale applicata a un prodotto per le masse, senza nulla togliere alla validità del manga di Rumiko Takahashi con questa categorizzazione.

Nel film la comicità, la freschezza e la spensieratezza del manga e della serie animata sono presenti in misura decisamente inferiore, quasi reinterpretate, mentre il piatto forte è rappresentato da una storia che verte sulla risoluzione del mistero principale.

Una trama in cui Oshii mescola in maniera creativa e mai banale generi differenti e variegate suggestioni, pensiamo alla bellissima sequenza dell'esplorazione notturna della scuola o alle visionarie e surreali scene che accompagnano lo spettatore verso il finale. Un finale dove tutti i nodi vengono al pettine in maniera naturale, al netto di qualche spiegazione evitabile, pur senza fornire alcuna risposta esplicita. Il tutto accompagnato da disegni e animazioni virtuose tuttora capaci di fare scuola.

Il prodotto più romantico del franchise?

Siamo ancora lontani dal pessimismo e dai toni cupi della maggior parte dei suoi lavori successivi, ma già in Lamù: Beautiful Dreamer Mamoru Oshii delizia il suo pubblico proponendo una sorprendente e raffinata analisi del rapporto fra realtà e finzione (quello dei sogni è, come suggerisce il titolo, il tema centrale dell'opera) e della natura dello scorrere del tempo.

Il contesto in cui si ritroveranno catapultati i protagonisti, una realtà imperitura dove esistono solo loro, ma in cui i supermercati sono sempre forniti e beni necessari come luce, gas e acqua sono garantiti, un piccolo paradiso in terra dove chiunque può pensare solo a divertirsi dimenticando ogni preoccupazione, è una perfetta rappresentazione - neanche metaforica, visto che ha tutto origine da un desiderio inconscio della stessa Lamù - di quell'adolescenza gioiosa e spensierata che ciascuno di noi vorrebbe non finisse mai.

Non a caso gli unici a non cadere nella trappola e a rimanere ammaliati da questo nuovo mondo sono la professoressa Sakura e Mendo, i due personaggi più maturi e moralmente retti del gruppo di protagonisti. Alla luce di questo, Lamù: Beautiful Dreamer si può tranquillamente considerare il prodotto più romantico del franchise basato sul manga di successo di Rumiko Takahashi.

Non solo perché, in una scena poco prima dei titoli di coda, Lamù e il suo "tesoruccio" Ataru arrivano quasi a baciarsi, ma soprattutto perché il sogno è la rappresentazione dell'inconscio che domina gli impulsi dei due protagonisti, entrambi vittime e carnefici dei loro desideri più reconditi che hanno dato origine, con l'intervento del folletto Mujaki, alla scomoda situazione che ha coinvolto anche i loro amici più cari.

Un merito che accresce il livello qualitativo dell'opera, e poco importa se quanto fatto da Oshii è poco rispettoso delle atmosfere tipiche della serie, anche se possiamo comprendere il disappunto dei fan più intransigenti all'epoca.

Le uniche note stonate di Lamù: Beautiful Dreamer riguardano l'edizione italiana. Il film è disponibile su Netflix in alta definizione con un'ottima qualità audiovisiva, ma la scelta delle voci e la pronuncia sbagliata di molti nomi dei personaggi non rendono giustizia ai meriti della pellicola.

In particolare, il timbro vocale del mai troppo compianto Paolo Torrisi - conosciuto da tutti gli appassionati nostrani per aver prestato la voce a Goku adulto nella serie animata di Dragon Ball - non si rivela adatto al protagonista Ataru Moroboshi. Per questo motivo, se la cosa non rappresenta un problema per voi, raccomandiamo la visione con il doppiaggio originale sottotitolato.

Lamù: Beautiful Dreamer Lamù: Beautiful Dreamer è il film d’animazione che non ti aspetti basato sulle vicende e sui personaggi del celebre manga e relativa serie animata. Oltre a rappresentare un tassello fondamentale nello sviluppo della poetica cinematografica del celebre regista Mamoru Oshii, qui ancora agli inizi della sua carriera, il secondo lungometraggio con protagonista l’aliena più simpatica e affascinante del fumetto giapponese è un vero capolavoro dell’animazione degli anni ’80. Chi si aspetta qualcosa di fedele alle atmosfere dell’opera originale potrebbe rimanere deluso, ma adesso che è disponibile su Netflix non ci sono più scuse per non recuperare una delle gemme nascoste della storia di questo medium.