Laputa, Il Castello nel Cielo: la prima grande avventura di Studio Ghibli

Laputa - Il Castello nel Cielo è ora disponibile su Netflix: andiamo alla scoperta di temi e caratteristiche del primo film targato Studio Ghibli.

Laputa, Il Castello nel Cielo: la prima grande avventura di Studio Ghibli
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Attenzione: l'articolo contiene spoiler sull'intera trama di Laputa - Il castello nel cielo.

Uscito nelle sale giapponesi nell'estate dell'ormai lontano 1986, Laputa - Il castello nel cielo segnava di fatto l'inizio ufficiale della storia dello Studio Ghibli, la cui fondazione risaliva all'anno precedente. Alla pellicola contribuiscono entrambi i fondatori dello studio di animazione, con Isao Takahata nelle vesti di produttore ed Hayao Miyazaki impegnato nella stesura del soggetto e nella regia. Il risultato finale è un'opera di circa due ore: un inno all'avventura, all'amicizia e alla libertà, che, al contempo, porta con sé acute riflessioni sulla natura umana, lo sviluppo tecnologico, l'avidità e la speranza.

Tra cielo e terra: un'avventura senza confini

Sheeta è una giovane dall'antico retaggio, ultima erede di un casato leggendario, che un tempo regnava sull'isola fluttuante di Laputa. Un vero e proprio castello nel cielo, da cui l'intera superficie terrestre era dominata in un regno di terrore. Ma di quel remoto passato in cui uomini conducevano le proprie vite tra banchi di nubi, tesori dall'incalcolabile valore e prodigi tecnologici nessuno serba ormai alcun ricordo. I pochi che credono a Laputa, tuttavia, ne sono irrimediabilmente attratti, guidati dal sogno di poter calpestare il suolo di un regno che vaga libero nei cieli sconfinanti di un mondo immaginario, protagonista di una rivoluzione industriale dalle tinte steampunk.

Quello dipinto da Miyazaki è un paesaggio in cui i cieli vibrano di vita tanto quanto le città e le lande naturali, illuminate da tinte luminose. Aeronavi di ogni forma e dimensione cavalcano le correnti, mentre i venti spazzano una terra in cui gli uomini conducono una vita scandita dall'alternarsi tra lavoro e saltuario riposo. Tra le fonti di ispirazione del mondo di Laputa - Il castello nel cielo figura, forse inaspettatamente, il Galles. Il regista vi si era infatti recato in visita nel corso dei primi anni Ottanta e ne era rimasto particolarmente colpito.

Durante il suo primo soggiorno gallese, in particolare, l'autore aveva avuto modo di assistere in prima persona agli scioperi condotti dai minatori britannici tra 1984 e 1985. "Ammiravo quegli uomini. - ha raccontato Miyazaki in un'intervista - Ammiravo il modo in cui lottavano per salvare il proprio stile di vita, proprio come facevano i minatori che estraevano il carbone in Giappone. Molte persone della mia generazione vedono i minatori come un simbolo, una specie in via di estinzione fatta di uomini combattivi".

Non sorprende dunque che Pazu, uno dei due giovani protagonisti di Laputa, sia proprio un minatore. Idealista e d'animo nobile, è pronto ad offrire un aiuto incondizionato a Sheeta, entrata nella sua vita all'improvviso, braccata da pirati dell'aria, servizi speciali ed esercito. La giovane porta infatti con sé una preziosa aeropietra, monile in grado di indicare la strada per raggiungere il leggendario castello nel cielo. L'incontro e l'amicizia tra i due ragazzi darà il via ad un'avventura senza tempo e, sopratutto, senza confini, costellata di spettacolari inseguimenti che si sviluppano tanto in terra quanto in cielo, mentre un nucleo di variegati personaggi cerca disperatamente di raggiungere Laputa, il cui nome rievoca alla mente l'omonima isola de I Viaggi di Gulliver.

Le motivazioni di ognuno, tuttavia, sono profondamente differenti ed è nelle brecce aperte da questo contrasto che Miyazaki sviluppa alcune delle tematiche a lui più care, proponendo allo spettatore diverse chiavi di lettura della propria opera. Perché Laputa non è "solo" un'eccellente storia di amicizia, forse di amore, tra due giovani avventurosi pronti a farsi largo tra una serie crescente di ostacoli: la pellicola Ghibli è anche una riflessione su molti aspetti della natura umana.

Il simbolismo di Miyazaki: armi, ecologia, redenzione e sete di potere

Per Sheeta, il viaggio verso Laputa è un modo per scoprire cosa si cela realmente dietro le origini della sua famiglia. Parallelamente, per Pazu è un modo per riscattare il nome del padre, che pur essendo riuscito nell'impresa di avvistare il castello nel cielo si è spento su questo mondo deriso ed additato come ciarlatano. Raggiungere l'isola fluttuante è per entrambi un modo per poter affrontare una volta per tutte il passato, definire la propria identità e volgere con una nuova sicurezza lo sguardo in direzione del futuro.

Guidati dall'intrepida Dola, a spingere i pirati dei cieli verso Laputa è invece, almeno inizialmente, il desiderio di avventura e di conquista di tesori leggendari. Posti di fronte alla natura gentile dei due giovani, tuttavia, il gruppo di avventurieri svelerà di possedere un codice d'onore che non può essere messo a tacere dalla semplice bramosia di ricchezze.

I pirati finiranno per affezionarsi a Pazu e a Sheeta, offrendo loro sostegno ed aiuto nella loro fuga dalle forze governative. Dola, in particolare, incarna in sé un esempio per la giovane erede del trono di Laputa. Una donna forte e determinata, la cui presenza a schermo offrirà alcune delle migliori battute della pellicola, tra le quali non possiamo non citare l'iconico "L'audacia è femmina!".

Completamente differente è invece la natura degli altri antagonisti in cerca disperata del ciondolo di Sheeta e della strada verso Laputa. L'esercito è guidato solamente da una sfrenata bramosia di fama e ricchezze, incurante di ciò che dovrà calpestare per ottenerle. Il capo delle milizie non esiterà a suggerire di utilizzare la tortura per costringere Sheeta a rivelare i segreti del gioiello, né, una volta raggiunta Laputa, dimostrerà il minimo interesse per la storia di questo luogo, del suo passato e delle lezioni che i suoi abitanti avevano appreso.

Infine, troviamo Muska, il vero antagonista della pellicola ed anch'egli discendente della stirpe regnante del regno celeste. Reso cieco dalla smania di potere, rincorre un retaggio che i suoi stessi antenati avevano rigettato, abbandonando i cieli per fare ritorno sulla Terra. "Laputa non si estingue. - affermerà - Risorgerà innumerevoli volte. Perché proprio il potere di Laputa è il sogno dell'umanità".

Questa frase è il monito di cui Miyazaki permea la sua pellicola: il timore di un'umanità che non è in grado di imparare dai propri errori e dalla propria storia, la cui avidità ed insensatezza porterà inevitabilmente all'insorgere di folli conflitti e violenze, in una continua prevaricazione che non troverà mai né fine né senso.

A fare da contraltare e ad offrire speranza sarà invece la giovane, ma ormai matura Sheeta. Sperimentato il potenziale distruttivo della tecnologia di Laputa, responsabile persino della distruzione delle blibliche Sodoma e Gomorra, la ragazza ha compreso la scelta del proprio popolo: "Adesso, perché Laputa si sia estinta, io lo capisco bene. [...] Per quanto siano terrificanti le armi di cui si dispone, per quanto siano numerosi i poveri robot che si manovrano, vivere distaccati dal suolo non è possibile".

Di fronte alla cecità di Muska e dell'esercito, persino i Robot creati su Laputa appaiono più "umani". Concepiti come armi devastanti, questi vivono un sonno eterno sull'isola. Chiamati nuovamente a combattere dalla follia dell'uomo obbediranno al richiamo, ma Sheeta e Pazu sono stati testimoni di quella che è la reale natura che può celarsi tra gli artificiali ingranaggi delle macchine: quella di un Robot che, rimasto ormai solo, si prende cura della natura selvaggia che ha preso il controllo di Laputa, vegliando sui caduti ed onorandone il ricordo posando fiori sulle loro tombe.

E proprio la forza della natura sarà, infine, il potere che salverà l'isola nel cielo dalla distruzione definitiva. La scelta di Sheeta di distruggere l'arsenale tecnologico dei suoi antenati "libererà" Laputa da un peso colossale, ma non segnerà la fine dell'isola. Il colossale albero cresciuto su di essa ne terrà unito il suolo, mentre le sue sinuose radici proteggeranno i due ragazzi e la grande aeropietra che consente al regno di sfidare le leggi della gravità.

Finalmente purificata dagli strumenti di violenza, nella sequenza finale Laputa riprenderà a fluttuare, dirigendosi sempre più in alto, mentre Sheeta e Pazu, salutati i compagni pirati, sono pronti a dirigersi altrove e ad affrontare il proprio futuro.

Laputa - Il Castello nel Cielo L'accoglienza riservata a Laputa - Il castello nel cielo fu entusiasta: sia il pubblico sia la critica giapponesi riservavano un caloroso benvenuto alla pellicola di debutto dello Studio Ghibli. Oltre alle tematiche, l'industria dell'animazione elogiava la qualità tecnica del lavoro svolto dal team guidato da Miyazaki. Il regista, innamorato ed affascinato dal volo sin da bambino, aveva curato in prima persona il design di ognuna delle numerose tipologie di aeronavi presenti nel lungometraggio, così come quello dei Robot nativi di Laputa. A completare il quadro, una colonna sonora di primo livello, firmata da Joe Hisaishi: un talento che di lì a poco sarebbe diventato una presenza frequente nelle produzioni Ghibli. Laputa - Il Castello del Cielo ebbe inoltre il merito di convincere definitivamente i fondatori delle potenzialità dello studio. Il risultato fu l'avvio di un processo creativo colossale presso i team Ghibli, che vide dividersi Miyazaki e Takahata. Il primo iniziava infatti i lavori su Il mio vicino Totoro, mentre il secondo dava il via alla creazione di La tomba delle lucciole. Il resto, come si suol dire, è storia.