Made in Abyss: perché l'anime è meglio del manga

Made in Abyss, nonostante il grande talento di Akihito Tsukushi, appartiene a quel filone di titoli che rendono meglio in forma animata. Vediamo perché.

Made in Abyss: perché l'anime è meglio del manga
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È iniziato da poco su Amazon Prime Video il simulcast della seconda attesissima stagione di Made in Abyss, intitolata The Golden City of the Scorching Sun, dal nome dell'arco narrativo che verrà adattato in questo nuovo blocco di episodi. Dopo una pausa lunga cinque anni, mitigata in parte dall'uscita del film sequel Dawn of the Deep Soul, gli appassionati possono così tornare a gustare le avventure di Riko, Reg e Nanachi in forma animata grazie all'eccellente lavoro dello studio Kinema Citrus. Una trasposizione da manuale che rende questa versione superiore sotto quasi ogni aspetto all'originale cartaceo del mangaka Akihito Tsukushi, rientrando nel novero di quegli adattamenti che dimostrano di comprendere a fondo il materiale di partenza, esaltando i suoi punti di forza e correggendo i suoi difetti.

In questo articolo vi spieghiamo perché Made in Abyss funziona meglio come anime piuttosto che come manga - senza nulla togliere alla dignità di quest'ultimo - e perché merita di essere assolutamente recuperato anche se finora lo avete usufruito solo tramite l'edizione italiana pubblicata da J-Pop. Soprattutto adesso che è disponibile in streaming doppiato nella nostra lingua.

L'eterna "battaglia" tra anime e manga

Prima di iniziare la nostra disamina facciamo una doverosa premessa. Quello del "Manga Vs Anime" è uno degli argomenti che da anni domina le discussioni dei fan, specialmente in un'epoca dove i secondi, nella stragrande maggioranza dei casi, nascono come adattamento dei primi o di altri media pregressi. Situazione che ha portato nel tempo a una percezione, ovviamente errata, delle serie animate come prodotti di dignità inferiore o addirittura utili solo per decidere se vale la pena recuperare l'opera originale dopo aver visto un paio di episodi (metodologia discutibile e che vi sconsigliamo di applicare).

La verità, come sempre, sta nel mezzo. Il medium animato e quello fumettistico, agendo su canali di comunicazione molto diversi tra loro, possiedono ciascuno le proprie regole e i propri tempi e per questo motivo è concettualmente sbagliato (nonché ingiusto) metterli a confronto affermando che uno può sostituire l'altro o viceversa.

Un aspetto dove invece manga e anime - e in generale media di differente natura - possono essere tranquillamente paragonati è nell'efficacia con cui sfruttano i loro meccanismi per raccontare una storia nel modo migliore possibile, catturando l'attenzione del lettore/spettatore e appassionandolo per la sua intera durata. Ed è proprio questo quello che rende la versione animata di Made in Abyss superiore all'opera da cui trae origine.

Difetti di gioventù

Volendo riassumere in una sola parola, anzi due, la ragione per cui il manga di Made in Abyss risulta così debole rispetto alla sua controparte animata, la risposta sarebbe: Akihito Tsukushi. Avete letto bene.

Proprio colui che ha dato vita al meraviglioso e inquietante mondo dell'Abisso, e alle creature (umane e non) che lo popolano, rappresenta al tempo stesso il più grande problema dell'opera originale. Il motivo è da ricercarsi nel suo background. Tsukushi, al secolo Shigeya Suzuki, nasce infatti come illustratore (prima in Konami, poi freelance) ed è solo nel 2011, a più di trent'anni, che inizia la sua carriera nel mondo del fumetto. La genesi del suo titolo più famoso risale all'anno successivo, ma come forse già sapete grazie alla nostra retrospettiva su Made in Abyss in origine la serie nasce come libro illustrato per ragazzi, e solo dopo si evolve in un manga vero e proprio pubblicato sul sito Web Comic Gamma dell'editore Takeshobo. Il successo, tuttavia, non è immediato. Nonostante l'ottima idea di fondo e l'innegabile talento grafico, le vendite dei primi volumi stentano a decollare ed è solo con l'introduzione del personaggio di Nanachi - tuttora uno dei più amati dai fan - e soprattutto con la trasmissione della prima stagione dell'anime che il pubblico giapponese inizia a notare la serie.

L'anime, in particolare, arriva a quintuplicare le vendite del manga, portandole dalle 16000 copie del volume 5 alle oltre 80000 del volume 6. La crescita dell'opera coincide dunque con quella delle doti narrative del suo autore, che all'inizio dimostra in modo abbastanza evidente la sua inesperienza in campo fumettistico.

Come abbiamo evidenziato nel nostro commento al manga di Made in Abyss, nei primi volumi la messa in scena del fumetto pecca moltissimo dal punto di vista della regia, dimostrandosi poco ariosa e caratterizzata da una vignettatura serrata e scarsamente cinematografica, nonché da una sostanziale carenza di leggibilità nelle scene più concitate. Difetti che si riducono col passare dei capitoli grazie alla maggiore consapevolezza acquisita dal suo autore, legata anche al coinvolgimento diretto nella produzione della prima stagione dell'anime.

I disegni di Tsukushi, nonostante un tratto che potremmo definire unico nel panorama attuale dei manga e un'innegabile sontuosità, vengono inoltre penalizzati moltissimo dall'utilizzo del bianco e nero imperante nel fumetto giapponese, che da un lato contribuisce all'atmosfera dark e alla sensazione di minaccia costante che attanaglia i protagonisti, ma che dall'altro appiattisce la resa visiva delle ambientazioni e degli splendidi panorami degli strati dell'Abisso.

Basta fare un confronto con le copertine dei singoli volumi per capire subito che Made in Abyss è una serie che trae immenso beneficio dall'utilizzo dei colori piuttosto che da contorni sfumati e scale di grigio magari affascinanti a un primo sguardo, ma che diventano presto ripetitive o addirittura stancanti per la vista nelle situazioni più estreme. Mai come in questo caso, dunque, l'adattamento animato era uno step davvero necessario per permettere all'opera di raggiungere il suo pieno potenziale.

La magia dell'animazione

Inutile girarci troppo attorno. Proprio come molti illustri predecessori (pensiamo a Saint Seiya o Sailor Moon), anche Made in Abyss appartiene a quel filone di franchise che vedono la versione animata superiore sotto quasi ogni aspetto al fumetto originale, sebbene in questo caso la forbice qualitativa non sia così ampia come negli esempi appena citati.

Il merito è da ricercarsi nel lavoro di uno staff in stato di grazia, riunitosi presso lo studio Kinema Citrus (The Rising of the Shield Hero) sotto la guida di Masayuki Kojima, regista veterano già noto agli appassionati per aver diretto l'eccellente adattamento animato del manga Monster di Naoki Urasawa. Ma ancor più che nei disegni, nelle animazioni, nel character design e più in generale nell'ottima resa visiva del mondo creato da Akihito Tsukushi, dove l'anime eccelle per davvero è nella sceneggiatura dell'esperto Hideyuki Kurata (Hellsing Ultimate, Goblin Slayer). Una sceneggiatura che, come abbiamo già affermato a inizio articolo, dimostra di aver compreso appieno le qualità del materiale di partenza, trasponendo in modo molto fedele gli eventi narrati e aggiungendo alcune parti originali per questioni di puro minutaggio - la prima stagione adatta il contenuto dei tre volumi iniziali in 13 episodi - che tuttavia non stonano e anzi migliorano ulteriormente il risultato finale. Con una base solidissima come questa, le aggiunte del medium audiovisivo rappresentano solamente la ciliegina sulla torta per quello che è un piccolo capolavoro dell'animazione televisiva contemporanea.

L'atmosfera avventurosa di ispirazione verniana dell'opera originale viene replicata alla perfezione, il fascino magnetico e oscuro dell'Abisso non è mai stato così vivido, le animazioni e la regia rendono finalmente chiare tutte le sequenze d'azione, e l'ottimo doppiaggio giapponese fa prendere letteralmente vita ai personaggi concepiti da Akihito Tsukushi.

A proposito di questi ultimi, un altro grande merito dell'anime, per certi aspetti soggettivo ma comunque degno di menzione, è la trasposizione di aspetti controversi come la nudità e il fetish per gli escrementi e le urine, gestiti in modo più delicato e innocente rispetto al manga.

E che dire della colonna sonora dell'australiano Kevin Penkin? Senza dubbio una delle più memorabili della scorsa decade, vale da sola la visione della serie e mantiene intatta la sua potenza anche quando ascoltata a sé stante. Quanti di voi sono rimasti catturati da melodie originali ed evocative come Hanezeve Caradinha tutte le volte che partivano in sottofondo?

La magia della prima stagione di Made in Abyss viene replicata nel film sequel Dawn of the Deep Soul, adrenalinico e sconvolgente adattamento di uno degli archi narrativi più dark del manga, e anche la seconda stagione - nel momento in cui scriviamo sono usciti due episodi - sembra sulla buona strada per replicare il successo dei predecessori: per saperne di più, leggete la nostra anteprima sullo strabiliante ritorno di Made in Abyss. Sarà molto interessante scoprire se Kinema Citrus e il suo staff riusciranno di nuovo a migliorare in tutto e per tutto il materiale di partenza, realizzato stavolta da uno Tsukushi più maturo, esperto e sicuro dei propri mezzi.