My Hero Academia e l'arco sui Villain: il manga spinge sull'acceleratore

L'arco narrativo dedicato interamente ai villain rinforza le fondamenta dell'opera e ne amplia gli orizzonti, seppur con qualche forzatura evitabile.

My Hero Academia e l'arco sui Villain: il manga spinge sull'acceleratore
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Shigaraki osserva Redestro mentre è inerme sul suolo distrutto di Deika City, le sue gambe mozzate colorano di rosso un panorama ricolmo di macerie, davanti agli occhi increduli dei restanti membri del suo esercito. Quest'ultimo è costretto a consegnare tutta la sua armata al discepolo di All For One, che riconosce nel suo avversario il simbolo della liberazione, un nuovo messia a cui affidare le redini della sua ideologia, distrutta in un batter d'occhio insieme alla città che la ospitava.

Così si chiude il sipario sull'arco dedicato allo scontro tra villain, una saga fortemente atipica che ha permesso al manga di Horikoshi di abbandonare momentaneamente la narrativa quasi episodica delle ultime saghe, per tassellare maggiormente una trama che aveva necessariamente bisogno di un'impennata. Diciamo che pur con qualche forzatura di troppo, l'autore è riuscito con circa 20 capitoli a cambiare lo status quo di My Hero Academia e a inserire delle novità che d'ora in poi saranno cruciali per il suo sviluppo.

La League of Villain

Chi sono i membri della League of Villain? Che cosa li spinge nella loro spietata lotta contro la società, e cosa vogliono veramente? Sono delle domande legittime che prima di questo arco narrativo non avevano alcuna risposta. Oltre a un character design del tutto riuscito e un'interessante varietà di poteri, la banda di Shigaraki aveva un backround piuttosto scarno, a cominciare dal suo capo.

Le aspirazioni nichiliste propugnate da Tomura non trovavano un adeguato riscontro, instillando nel lettore l'idea che il villain fosse l'ennesimo antagonista bidimensionale senza alcun reale motivo che giustificasse la sua mentalità. Mentre Deku e gli altri personaggi del manga acquisivano man mano una caratterizzazione sempre più sostenuta, e perfino una crescita (vedi Bakugo e Todoroki), dalla parte dei cattivi non si muoveva una mosca.

Perciò era necessario dare una sferzata a questo immobilismo e mettere da parte gli eroi per un certo lasso di tempo, al fine di conferire all'organizzazione una dimensione più chiara e centrata.
Per aiutarli in questo compito accorre L'Armata di Liberazione dei Quirk, un esercito anarchico con una dottina ben precisa che si rivelerà cruciale nella crescita di Shigaraki e compagni. Le due fazioni si scontreranno nella cittadina di Deika City, che sarà il teatro del processo di evoluzione del gruppo di Tomura.

Conosciamo meglio Toga, Twice, Spinner e soprattuto Shigaraki attraverso una retrospettiva del loro passato, che vede nell'incapacità da parte della società di accettare le loro "caratteristiche" e le loro esigenze il massimo comun divisore. Sono individui venuti al mondo con dei Quirk scomodi per le istituzioni , quasi delle disabilità che li costringono ad emarginarsi perchè scomodi e difficili da tollerare. Se da una parte, quindi, l'arrivo dei Quirk ha portato alla nascita dell'eroismo, dall'altra ha scaturito inevitabilmente l'altra faccia della medaglia, con la nascita di individui fortemente penalizzati da quelli che dovrebbero essere "superpoteri".

L'autore dipinge la categoria degli eroi come una realtà piena di sfumatature contrastanti, che a volte si riflettono in delle decisioni egoistiche. E' interessante notare come Shigaraki provasse una forte ammirazione per Nana Shimura in quanto eroina, mentre suo padre Kotaro per lo stesso motivo la rinnegava, colpevole di aver posto davanti alla sua crescita la sua etica eroica.

Kotaro in seguito concretizzerà questo trauma in comportamenti di abuso verso suo figlio, portandolo a diventare un mostro omicida. Spesso la distanza tra bene e male è un confine labile , e l'autore ha già affrontato queste tematiche con Endeavor, un eroe che galleggia tra le due posizioni a causa dei suoi crimini familiari. Nonostante le origini da villain di Tomura non siano le più inedite, il modo in cui l'autore le mette in scena riesce quasi a farci giustificare il personaggio o quantomeno a empatizzare con lui, e questa senz'altro è una bella conquista per un antagonista che dal primo momento non mostrava alcuna profondità caratteriale.

Sviluppo dei Quirk

Come dicevamo, la saga ha introdotto degli elementi che vanno al di là della League of Villain e pongono delle basi importanti per il futuro del manga. Diciamocelo, l'arco narrativo dello scontro tra la Classe A e Classe B aveva fatto sorgere più di qualche dubbio riguardo alla gestione dei power-up di questa serie. l'acquisizione di un nuovo Quirk da parte di Deku, il Black Whip, con la prospettiva di assimilarne numerosi altri rischiava di generare uno squliibrio di potere importante sia rispetto agli altri aspiranti eroi sia nei confronti dei villian, fatta eccezione per il solo All For One.

L'autore non ha perso tempo e ha introdotto, in occasione degli scontri con l'Armata, l'evoluzione dei Quirk. Questa possibilità era già stata anticipata in maniera piuttosto sommessa nelle precedenti saghe ma ora trova nuovo contesto nei personaggi di Toga e Shigaraki. Per quanto riguarda la ragazza, il progresso del suo potere è stato più un colpo dell'ultima ora che non ha spiegato al meglio questo processo, che in entrambi i casi va di pari passo con l'approfondimento dei due villain, specialmente per quanto riguarda il capo della Lega.

Shigaraki ha compiuto un percorso psicologico graduale che lo ha liberato dai lacci del suo passato, dai blocchi emotivi che incosciamente frenavano le sue capacità. Certamente l'allenamento che ha sostenuto con Gigantomachia ha avuto degli effetti positivi, soprattuto per le sue facoltà fisiche, tuttavia il suo Quirk ha raggiunto una potenza distruttiva senza pari.

All'inizio dello scontro con Redestro riesce ad attivare il suo potere soltanto con la pressione di un dito, finendo poi per demolire l'intera città senza limitazioni di sorta. La possibilità di evoluzione dei Quirk spiana la strada verso nuove intriganti possibilità, andando ad accrescere la complessità dei poteri del mondo di My Hero Academia. Era un' introduzione inevitabile per la crescita dei personaggi e per mantenere sempre vivace il loro repertorio da eroi. Vista l'incombente minaccia di Shigaraki e il suo nuovo esercito, ci auguriamo che già dal prossimo arco gli studenti della U.A sperimentino questa nuova opportunità, sperando che l'autore riesca a gestire lo scarto che potrebbe nascere dal nuovo set di poteri a cui avrà accesso Deku.

Un alleanza imprevista

La furia di Shigaraki si è abbattuta su Redestro e quindi sull'Armata di Liberazione, che dopo una sfiancante lotta si arrende ai piedi del loro nuovo messia. Se da una parte l'alleanza tra le due fazioni contribuisce a rendere ancora più pericolose le velleità della League of Villain, conferendo al gruppo una risonanza e un'ambizione realmente temibili agli occhi della società supereroistica, dall'altra la sua esecuzione non ci ha pienamente soddisfatto.

Per tutta la durata dell'arco narrativo l'armata ha cercato in maniera convinta di eliminare l'altra compagine, in quanto la League of Villain rappresentava un deterrente alla loro organizzazione, un ostacolo alla concretizzazione degli ideali di Destro. Durante lo scontro tra i due capibanda è emerso chiaramente il distacco di Redestro nei confronti di Shigaraki: il Ceo della Detnerat condannava il suo sconclusionato metodo d'azione, la sua idea di distruzione senza un fine legittimo che la giustificasse.

Pochi capitoli più tardi, però, alla luce di una pesante sconfitta, rivaluta la sua figura e addirittura lo innalza a simbolo della volontà di Destro, dopo aver manifestato senza freni il suo Quirk. Insomma, questa nuova percezione di Redestro si sviluppa in maniera troppo repentina e appare piuttosto fuori luogo, risultando di fatto una forzatura. Il loro scontro si è basato su un continuo confronto fisico e non c'è stata la minima occasione per Redestro di riconsiderare il suo avversario, tranne nel momento della sua sconfitta. Una conclusione che lascia un pò di amaro in bocca, nonostante un arco narrativo che si è dimostrato avvincente fin dall'inizio progredendo ad un ritmo sempre arrembante.

Con questa saga l'autore pone le basi per il futuro del manga e per un inevitabile conflitto finale, e lo fa con una messa in scena superba che più volte sfocia nel campo del seinen e addirittura dello splatter. Lo stile di Horikoshi raggiunge delle vette impressionanti per una produzione settimanale, soprattutto nel rappresentare il mutamento di Shigaraki, tratteggiato con delle linee molto più morbide e allo stesso tempo con un dettaglio disarmante nei primi piani e nelle inquadrature a figura intera.

L'arco narrativo in questione, al netto di qualche forzatura, si conferma uno dei più importanti per la crescita dell'opera. Non tutto è stato svelato, ci sarà tempo per saperne di più su Dabi, Mr. Compress e sull'intrigante vicenda da agente segreto di Hawks, ma il nucleo centrale dell'opera ne esce più rinvigorito che mai, confermando My Hero Academia come uno degli shonen più interessanti del momento. Ora però tocca agli eroi.