Neon Genesis Evangelion e la religione: analisi di un connubio affascinante

Neon Genesis Evangelion è pieno di riferimenti alla religione occidentale, e a quella giudaico-cristiana in particolare. Approfondiamo l'argomento.

Neon Genesis Evangelion e la religione: analisi di un connubio affascinante
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Quando si cerca di analizzare Neon Genesis Evangelion è praticamente impossibile fermarsi alla mera superficie. La battaglia dell'umanità contro gli Angeli a bordo di giganteschi mecha e la crescita del protagonista Shinji Ikari sono infatti solo la punta di un iceberg incredibilmente profondo, un calderone alchemico pieno di riferimenti a numerose tematiche come la religione, la filosofia e la psicologia, le cui interpretazioni hanno fatto e, con tutta probabilità, faranno discutere ancora per molto il pubblico e la critica. Tra queste componenti, la religione è senza dubbio quella più in vista, dato l'incredibile numero di citazioni e di termini utilizzati nella nomenclatura ufficiale della serie.

Con il Rebuild ormai concluso - vi ricordiamo che il capitolo finale Evangelion 3.0+1.01 è disponibile su Prime Video anche con il doppiaggio in italiano - ripercorriamo il rapporto tra l'opera di Hideaki Anno e la componente religiosa nel corso delle varie iterazioni animate del franchise, contestualizzando alcuni dei riferimenti più importanti. Per forza di cose, in questo articolo saranno presenti spoiler sia sulla serie televisiva che sui lungometraggi, perciò proseguite la lettura con cognizione di causa.

Un anime colto

La terminologia religiosa presente in Neon Genesis Evangelion è basata principalmente sul cristianesimo e sull'ebraismo, con alcuni elementi appartenenti alla cabala ebraica. In misura minore, e non sempre inseriti in modo esplicito, si possono trovare riferimenti anche ai credi dell'Estremo Oriente quali il buddismo e lo shintoismo. Analizziamo in questa sede alcuni termini religiosi presi in prestito da Hideaki Anno per la sua creazione, i più evidenti e importanti per ragioni di brevità.

E cominciamo proprio dal titolo dell'opera. Che cosa significa Neon Genesis Evangelion? Composto dai termini "neon" (nuovo, giovane), "genesis" (genesi, origine, nascita) ed "evangelion" (vangelo, buona notizia), lo possiamo tradurre come "vangelo di una nuova genesi", ed è perciò immediato il collegamento agli omonimi testi che raccontano la vita, la morte e la resurrezione di Gesù, pietre fondanti della religione cristiana.

Il titolo originale giapponese differisce per un termine: Shin Seiki Evangerion significa infatti "vangelo del nuovo secolo". Lo stesso Anno ha dichiarato, forse ironicamente, di aver scelto questa espressione per ragioni puramente estetiche, legate alla sua gradevolezza sonora nella lingua madre, ma alla luce dell'incredibile mole di citazioni e degli sviluppi della trama è impossibile non pensare a motivazioni più profonde.

Un altro riferimento immediato è rappresentato dagli Angeli. Termine che deriva dal greco "messaggero" (menzionato esplicitamente nella serie in alcune occasioni), costoro rappresentano gli esseri spirituali al servizio di Dio, o della divinità alla base delle religioni monoteistiche.

Nell'anime, sono gli antagonisti del genere umano che cercano in tutti i modi di raggiungere il quartier generale della NERV. Indicati nei dialoghi originali giapponesi con il termine "shito" (apostolo), i nomi e le caratteristiche di ogni Angelo riprendono in modo esplicito la tradizione giudaico-cristiana. Le uniche eccezioni sono rappresentate da Adam e Lilith.

Adam, il capostipite di tutti gli Angeli, è un palese riferimento al primo uomo biblico. Secondo il libro della Genesi dell'Antico Testamento, Adamo è stato creato da Dio a sua immagine e somiglianza, e da una sua costola è nata successivamente la prima donna Eva, in analogia al modo con cui nell'anime gli Evangelion sono stati creati a partire da materiale biologico proveniente da Adam. Il primo Angelo è il responsabile del Second Impact, avvenuto a seguito di un incidente durante un esperimento in Antartide, il luogo dove è stato ritrovato per la prima volta.

Lilith, il secondo Angelo, è invece il gigante antropomorfo di colore bianco tenuto nascosto nel Terminal Dogma, la sezione più profonda del quartier generale della NERV. Inchiodato a una croce rossa e privo degli arti inferiori, è l'obiettivo principale degli Angeli, che attaccano Neo Tokyo-3 per raggiungerla e fondersi con lei dando origine al Third Impact.

Nella tradizione ebraica, in particolare nelle scritture rabbiniche, si racconta che Lilith fosse la prima moglie di Adamo e che dall'unione dei due nacque una razza di demoni chiamati Lilim. Quest'ultimo è un altro termine che ritroviamo nella serie: modificato in Lilin, probabilmente per ragioni fonetiche, è il nome con cui Kaworu Nagisa si riferisce alla razza umana.

Conficcata nel petto di Lilith vi è la Lancia di Longino, citazione evidente alla lancia dell'omonimo soldato dell'Impero Romano con cui Gesù sarebbe stato trafitto al costato dopo essere stato crocefisso. Noto anche come Lancia del Destino nella tradizione apocrifa ed emblema della disperazione nel finale di Evangelion 3.0+1.01, l'oggetto in questione è senza dubbio uno dei più iconici dell'intera saga e secondo alcune interpretazioni è ricollegabile anche alla lancia Amenuhoko delle due divinità creatici del pantheon shintoista, Izanagi e Izanami.

Quelli appena menzionati sono solamente alcuni degli innumerevoli riferimenti alla tradizione religiosa occidentale (e non solo) presenti in Neon Genesis Evangelion, e un solo articolo purtroppo non è sufficiente a sviscerarli tutti nel dettaglio. È innegabile, in ogni caso, che il loro impiego rende quello ideato da Hideaki Anno uno dei background più colti, profondi e affascinanti mai apparsi in un prodotto animato giapponese.

Un moderno Messia

Per quanto riguarda la connessione tra la simbologia religiosa e gli eventi narrati nelle opere che compongono il vasto mosaico del franchise, una delle interpretazioni più affascinanti, che ha da sempre incontrato il favore di molti appassionati e che viene ulteriormente ribadita nel finale del Rebuild, è quella che vede il protagonista Shinji Ikari ricoprire il medesimo ruolo di Gesù Cristo, ovvero colui che si sacrifica per salvare l'umanità. Sono moltissimi gli indizi, alcuni lampanti altri meno, che suggeriscono questa relazione, troppi per pensare che tale accostamento sia solo frutto delle teorie dei fan e non concepito da Anno stesso.

Sin dal primissimo episodio della serie animata, Shinji decide di compiere un atto di estremo sacrificio, salendo a bordo dell'Eva-01 nonostante l'assenza di un qualunque tipo di preparazione o addestramento, per combattere gli Angeli e proteggere il genere umano. Un'umanità sofferente simboleggiata dal corpo ferito e pieno di lividi della povera Rei Ayanami, alla cui vista Shinji decide di tornare sui suoi passi dopo l'iniziale rifiuto.

La figura di Gendo Ikari è assimilabile a quella di un demiurgo, un essere dai poteri divini - prima in senso metaforico, poi in senso letterale in Evangelion 3.0+1.01 - creatore della NERV e capace di plasmare il pianeta Terra a suo piacimento. Ecco dunque che Shinji è considerabile il figlio di un dio, proprio come Gesù stesso.

Come se non bastasse, tra i numerosi richiami visivi alle religioni cristiana ed ebraica che permeano l'intera serie, e la figura di Shinji in particolare, ce n'è uno, anzi, ce ne sono due che rendono palese questo collegamento: la crocifissione e le stimmate, due simboli distintivi dell'iconografia cristiana.

Sia in The End of Evangelion che in Evangelion: 2.0 You Can (Not) Advance le mani di Shinji e dell'Unità-01 vengono marchiate con le stimmate, con l'intero mezzo che viene addirittura crocifisso su una croce di A.T. Field durante gli eventi del primo film. In generale, le mani sono un mezzo di comunicazione ricorrente (e molto potente) all'interno dei vari episodi della saga.

È tuttavia durante il finale di ciascuna versione animata della storia - la serie televisiva, The End of Evangelion, il Rebuild - che il parallelismo tra Shinji e Gesù si manifesta in maniera abbastanza evidente, viste le scelte che il protagonista deve compiere e le conseguenze delle sue azioni. Ed è qui che, ancora una volta, ognuno di questi lavori declina il concetto in modo differente. Vediamo come.

Non c'è due senza tre

Durante il flusso di coscienza che accompagna lo spettatore nei due episodi finali (25 e 26) della serie originale, che tanto scalpore fecero all'epoca, assistiamo alla definitiva presa di coscienza di uno Shinji caduto nello sconforto e nella depressione dopo il finale della puntata 24, dove è costretto a uccidere Kaworu, e al superamento dei suoi traumi adolescenziali.

Il protagonista, dopo un lungo dialogo interiore, capisce che il chiudersi in sé stesso non è la cosa giusta da fare, e che l'essere umano esiste in quanto capace di relazioni interpersonali, che definiscono la sua personalità. Il percorso di consapevolezza di Shinji assume dunque i connotati di una vera e propria rinascita. Perciò, per estensione, possiamo affermare che nella prima conclusione che la saga di Evangelion abbia mai conosciuto salvare l'umanità significa ritrovare la voglia di vivere e comprendere il vero senso della vita.

Un processo analogo lo abbiamo in The End of Evangelion, ma attuato in modi e risultati ben diversi. In quello che è passato alla storia come il vero finale di Neon Genesis Evangelion, Shinji e l'Eva-01 vengono assorbiti all'interno della gigantesca Rei venutasi a creare a seguito della fusione di quest'ultima con il secondo angelo Lilith, dopo l'avvio del Perfezionamento dell'Uomo. Shinji tuttavia si ritrova nella condizione di poter decidere il corso degli eventi.

Affranto dall'angoscia e dalla disperazione, il protagonista in un primo momento augura a tutti gli esseri umani di morire (compreso sé stesso), ma successivamente, guidato dall'anima della madre Yui che si trova all'interno dell'Eva-01, supera le proprie paure arrivando a non temere più di essere ferito dalle altre persone.

Shinji rifiuta così il Perfezionamento e sceglie di continuare a vivere assieme al resto dell'umanità in un mondo pieno di dolore e sofferenza, ma con la possibilità di redimersi. Shinji e Asuka che si risvegliano sulla spiaggia negli istanti finali della pellicola rappresentano a tutti gli effetti novelli Adamo ed Eva in un mondo che è stato salvato, ma a caro prezzo.

Nel finale di Evangelion 3.0+1.01, che porta a compimento il Rebuild iniziato nell'ormai lontano 2007, Shinji raggiunge la sua piena maturità instaurando per la prima volta un dialogo con il padre Gendo e, grazie al sacrificio di Misato Katsuragi, acquisisce il potere della Lancia di Gaius, un artefatto che gli dà la possibilità di riscrivere per intero la realtà esistente.

Dopo essersi confrontato un'ultima volta con tutte le persone a lui care, il protagonista crea un mondo dove gli Angeli, gli Eva, la NERV, il Second Impact e tutto il resto non sono mai esistiti, e per fare ciò decide di sacrificare sé stesso (proprio come Gesù nella tradizione cristiana) salvo poi essere salvato, ancora una volta, dalla madre Yui.

Pur non raccontando nulla di troppo diverso dalla conclusione di The End of Evangelion, l'ultimo capitolo del Rebuild si distanzia prepotentemente da quest'ultima per atmosfera e messa in scena, presentando per la prima volta agli spettatori un finale pieno di ottimismo e di speranza per il futuro. Ed è per questo motivo che in Evangelion 3.0+1.01 il parallelismo tra Shinji Ikari e Gesù Cristo trova forse la sua massima espressione nella storia del franchise.