Netflix: 4 serie anime horror da guardare a ogni costo

Abbiamo selezionato per voi quattro serie anime horror disponibili su Netflix che non vi faranno dormire sonni tranquilli...

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Negli ultimi anni abbiamo assistito al rifiorire del genere horror in tutte le sue varie declinazioni. Grazie alla sua naturale spinta eversiva, l'orrore è lo strumento perfetto per esplorare fobie e pulsioni che agitano il profondo dell'animo umano. Non sorprende quindi che anche il panorama dell'intrattenimento nipponico l'abbia esplorato, sfornando così tante serie anime 'da brivido' di buona qualità. Abbiamo cercato di selezionare i più interessanti (e inquietanti) titoli disponibili sulla piattaforma di streaming Netflix.

Devilman Crybaby

Su suggerimento della Toei Animation, che vedeva con favore il suo lavoro precedente, Mao Dante, nei primi anni Settanta Go Nagai cominciò a lavorare a un manga che potrebbe esserne considerato la prosecuzione ideale. Pubblicato sulla rivista Weekly Shonen Magazine di Kodansha fra il 1972 e il 1973, Devilman è considerato oggi uno dei capisaldi del fumetto mondiale. Ironia della sorte, proprio la Toei che l'aveva commissionato decise di sviluppare l'anime in maniera indipendente, distaccandosi dalla sua controparte cartacea per creare un prodotto più adatto alle famiglie e ai bambini. Alla fine degli anni Novanta Devilman godette di un ulteriore adattamento, stavolta molto più fedele al materiale originario, che però si interruppe circa a metà della storia: questo fa di Devilman: Crybaby, prodotto proprio da Netflix e realizzato dallo studio Science SARU per la regia di Masaaki Yuasa (autore del lungometraggio capolavoro Mind Game) con il creatore di Code Geass Ichiro Okochi alla sceneggiatura, la sua terza incarnazione animata. La storia è, grosso modo, quella che conosciamo: Akira Fudo è un giovane piagnucolone e sensibile, segretamente innamorato della popolare atleta e modella Miki Makimura. La sua vita cambia totalmente allorché il suo migliore amico, Ryo Asuka, gli rivela l'esistenza dei demoni, antichissime creature bestiali che si cibano degli umani e progettano di conquistare la Terra. Ritenendo che l'unico modo per contrastarli sia utilizzare i loro stessi poteri, nel corso di un rave fa in modo che Akira sia posseduto dal più potente fra tutti i demoni, Amon. Akira si trasforma in Devilman, un essere che possiede il cuore di un uomo e il corpo di un demone, divenendo così l'ultima speranza del genere umano. La trama si sviluppa con poche differenze rispetto al manga originario per giungere, in dieci frenetici episodi, ad un epilogo dal fortissimo impatto emotivo e simbolico. Come Nagai nella sua straordinaria opera, Yuasa e Okochi usano la violenza, la morte e la funzione catartica del pianto per raccontare l'uomo, la sua "pancia", le sue invidie, la sua fragilità, pescano a piene mani dalla serie originale e al tempo stesso la rinfrescano trasportandola ai giorni nostri, al nostro contesto culturale. La grafica di Devilman: Crybaby è minimale all'estremo, i colori acidi e il character design strizzano l'occhio al passato. Le animazioni sono molto curate e i movimenti dei personaggi sono fluidi, soprattutto nei piccoli gesti come allacciarsi le scarpe o correre. I combattimenti, specie quello finale, sono brutali ed emozionanti. La violenza è a livelli elevatissimi: squartamenti, ragazzine decapitate, corpi che mutano mostruosamente. Il maestro Kensuke Ushio (autore tra l'altro dell'accompagnamento di A silent voice) ci mette di suo una meravigliosa colonna sonora synthwave che contribuisce a dare corpo al riuscito amalgama di nostalgia e freschezza che caratterizza la serie. Devilman: Crybaby è un prodotto realizzato con maestria e coraggio, un selvaggio atto d'accusa contro l'orrore che l'uomo è capace di scatenare sui propri simili. Pur con qualche licenza, i suoi autori sono riusciti nell'impresa di portare sullo schermo la complessità e la modernità dello spietato capolavoro di Nagai. Ed era ora.

Ajin - Demi Human

Se il cosiddetto "sense of wonder" è il sentimento che caratterizza il genere fantastico in tutte le sue molteplici sfaccettature, si può dire che l'horror si regga perlopiù su un complesso misto di ansia, terrore e impotenza. Forse anche per questo i protagonisti di queste storie tendono ad apparire, almeno inizialmente, deboli e remissivi, schiacciati dall'ingiustizia della condizione nella quale il destino li ha precipitati. Come il carattere di Akira Fudo si basa sull'empatia, che gli conferisce connotati quasi cristologici, il liceale Kei Nagai (nome scelto forse non a caso dal suo creatore, Gamon Sakurai) è un individuo perlopiù freddo e apatico. La sua indifferenza si trasforma ben presto in terrore quando Kei, dopo essere stato investito da un camion, torna in vita dinanzi a un considerevole numero di testimoni che lo identificano come un Ajin, un essere dalle sembianze umane ma incapace di morire. Da questo momento in poi Kei vivrà sulla sua pelle il peso della discriminazione. Braccato dalle forze dell'ordine, manipolato dai suoi simili, trattato come una bestia (destino che lo accomuna ai Devilmen e, come vedremo, ai Deadman di Deadman wonderland e ai Parassiti di Kiseiju - L'ospite indesiderato) troverà aiuto e assistenza nel proprio ex amico d'infanzia Kai, da lui precedentemente allontanato in quanto figlio di un criminale. Tratto dal manga di Sakurai, serializzato su good!Afternoon di Kodansha a partire dal 2012 e tuttora in via di pubblicazione, Ajin è senza dubbio un prodotto riuscito. I ventisei episodi che compongono le prime due stagioni dell'anime (non si sa ancora di preciso quando verrà rilasciata la terza) si susseguono con un ritmo incalzante. L'unico grande difetto della serie è la grafica computerizzata, che se da un lato consente ai designer dello studio Polygon pictures di lavorare molto bene sulle ombreggiature e sull'espressività dei protagonisti, dall'altro rende i movimenti dei personaggi rigidi e innaturali, al punto che in molti momenti sembra di guardare le animazioni di un videogioco degli anni ‘90. Nonostante questa piccola pecca Ajin resta un prodotto godibile e interessante, sanguinoso e profondo.

Deadman wonderland

Altro anime horror/fantascientifico, altro protagonista deboluccio e remissivo: Ganta Igarashi, innocuo studentello delle medie, assiste impotente al massacro dei suoi compagni di classe ad opera di un misterioso "Uomo rosso" che invece di ucciderlo gli conficca nel petto una sorta di cristallo simile a un rubino. Condannato a morte per un crimine che non ha commesso, tradito dal proprio avvocato difensore, il ragazzo viene tradotto nel carcere privato di Deadman Wonderland, infernale via di mezzo tra una prigione e un lunapark. Qui Ganta e i suoi compagni sono indotti a partecipare a giochi brutali per il divertimento di spettatori paganti e comitive in gita. Per fortuna, nel corso dei suoi primi giorni in carcere incontra Shiro, una misteriosa ragazza albina dotata di una forza fuori del comune e l'ambiguo ladro Yoh, che lo aiuteranno a sopravvivere alle trappole mortali ordite dal promoter Tamaki. Tra un combattimento e l'altro Ganta scoprirà inoltre di essere un Deadman, una creatura in grado di utilizzare il proprio sangue come arma.

Si unirà poi a un gruppo rivoluzionario chiamato Scar Chain e si avvicinerà pericolosamente alla verità che si cela dietro il Deadman Wonderland e la figura dell'Uomo Rosso. Disegnato da Kazuma Kondou, già illustratore del fortunato Eureka Seven, e sceneggiato da Jinsei Kataoka, il manga che ha dato origine alla serie è stato serializzato su Shonen Ace a partire dal 2007. L'anime è stato realizzato dallo studio Manglobe e si è concluso in dodici episodi, che purtroppo non arrivano a coprire la totalità della storia scritta da Kataoka. L'accompagnamento musicale è scarno per non dire assente, la regia zoppica un po' ma design e animazioni sono di buon livello. La trama, semplificata rispetto a quella del manga originario, mostra una certa mancanza di coesione e qualche momento eccessivamente "sopra le righe": tuttavia il personaggio di Shiro, presentatoci come la classica yandere (tipo di personaggio dolce in apparenza ma che si rivela in seguito ossessivo, violento o addirittura psicopatico - avete presente la Gasai Yuno di Mirai nikki?) si fa ben presto amare grazie al design originale e al proprio ingenuo affetto per il pavido Ganta. Non è un capolavoro, Deadman Wonderland, e di certo la conclusione "monca" rappresenta un difetto non da poco. Ma nel complesso la serie, tra una strage e un combattimento all'ultimo sangue, riesce a intrigare e persino ad appassionare.

Kiseiju - L'ospite indesiderato

La seminale opera di Go Nagai ha gettato un'ombra lunghissima su tutto ciò che è venuto dopo. Senza Devilman non avremmo avuto Berserk, Zetman, Neon Genesis Evangelion, persino Dragon Ball. Di tutti i figli illegittimi di Devilman, Kiseiju è il meno noto nel nostro Paese ma al tempo stesso uno dei più interessanti: scritto e disegnato dal bravissimo Hitoshi Iwaaki (che pochi anni più tardi, per l'appunto, sarebbe stato coinvolto nel progetto collettivo Neo Devilman) e pubblicato alla fine degli anni Ottanta su Morning Open Zokan e Afternoon di Kodansha, il fumetto riscosse subito un discreto successo di pubblico e di critica, vincendo nel 1993 il Premio Kodansha per i manga nella categoria generale e nel 1996 il Premio Seiun come miglior manga dell'anno. L'adattamento anime, intitolato in originale Kiseiju: sei no kakuritsu e prodotto dallo studio Madhouse per la regia di Ken'ichi Shimizu, è arrivato solo nel 2014. In Italia la serie è stata acquistata da Dynit e caricata su VVVVID nel 2016 ed è attualmente disponibile per lo streaming su Netflix. Il protagonista è il mite Shinichi Izumi, liceale di Tokyo che conduce un'esistenza tranquilla con i propri genitori. Ma una notte, degli organismi (se siano alieni o il risultato di una creazione consapevole non è chiaro) simili a vermi invadono la Terra con lo scopo di entrare nel corpo degli esseri umani per raggiungerne il cervello, divorarlo e assumerne il controllo. Uno dei kiseiju ("parassiti") aggredisce Shinichi mentre questi sta ascoltando della musica con gli auricolari, che bloccandolo lo costringono a un'azione disperata: rinunciare per sempre al cervello e prendere possesso della sua mano destra. Grazie a questo incidente Shinichi e Migi ("Destry"), che è in grado di modificare la propria struttura assumendo qualsiasi forma, rimangono due individui separati pur condividendo lo stesso corpo. Con abbondanza di gore, splatter e combattimenti sanguinosi, questo riuscito miscuglio di fantascienza e body horror segue le vicende dei due, la loro evoluzione e la loro lotta disperata per la sopravvivenza. Punto di forza è ovviamente il rapporto fra i personaggi, primi fra tutti Shinichi e Migi, che riusciranno ad andare oltre le proprie differenze biologiche giungendo a sviluppare un'amicizia sincera e potente.

Nel corso dei 24 episodi della serie, Migi seguirà un percorso di progressiva umanizzazione, mentre il viaggio parallelo di Shinichi lo porterà ad interrogarsi sul senso stesso della cosiddetta "umanità", allontanandosene prima per poi riacquistarla nel corso di una delle scene più intense dell'anime, grazie ad uno scoppio di pianto che ritorna qui a mostrare la propria valenza catartica. Analogamente a quanto visto in Devilman: Crybaby, Kiseiju guarda al passato grazie a uno stile grafico molto semplice e a una sontuosa colonna sonora tra l'elettronica e la techno, composta dal bravo Kei Arabe. Ancora una volta la grammatica horror viene utilizzata per confezionare una serie preziosa, caratterizzata da temi complessi. La simbiosi dei due protagonisti pone le basi per un ampio e non banale discorso sugli equilibri di potere, sul bisogno di comunicare, sul diritto dell'uomo a dominare la Terra.