Speciale Stan Lee

Andiamo alla scoperta dell'uomo che ha fatto la storia della Marvel e del fumetto made in USA

Speciale Stan Lee
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Stan Lee: L'UOMO delle meraviglie

Il suo nome è apparso su migliaia di pagine.
La sua fantasia ha cambiato il mondo.
La sua mente ha creato personaggi noti in tutto il mondo e in ogni lingua.
E diciamolo: scrivere un articolo su Stan Lee non è cosa semplice.
Stan è l'uomo per eccellenza.
E non abbiamo usato parole a caso.

L'eccellente carriera

La vita di Stan Lieber, vero nome di Stan Lee, è un romanzo già di suo. Stan Lee è l'incarnazione del American Dream, del sogno americano, dell'uomo che dal nulla, dalla polvere, si fa da solo, e raggiunge il top.
Di umili origini, nato a New York da una famiglia ebraica di immigrati rumeni padre sarto e madre...
comincia presto a lavorare per una piccola azienda di fumetti, non avendo la benchè minima idea di quel che gli sarebbe successo o di come avrebbe cambiato il mondo.Già si vedeva nell’esercito a collegare fili elettrici nel 42 43 , come un novello Electro (arci nemico dell’Uomo Ragno), ma lo misero in una stanza a scrivere fil di propaganda assieme a William Saroyan e Frank Capra perché era uno scrittore di fumetti.
L’arma vincente di Stan è stata la sua fantasia.
Stan Lee, nato Stanley Martin Lieber, ha praticamente inventato l’universo Marvel (in collaborazione con artisti come Jack Kirby e Steve Ditko, giusto per citarne alcuni). A lui e al suo lavoro si devono personaggi come l’Uomo Ragno, i Fantastici Quattro, gli X-Men, Iron Man, Hulk, Thor, Devil, Dottor Strange, Silver Surfer e molti altri.

Curiosità

La contea di Los Angeles e la città di Long Beach hanno dichiarato il 2 ottobre come giorno celebrativo di Stan Lee.

Il resto è storia

Cominciò riempiendo d’inchiosto i pennini e cancellando i tratti a matita dalle versioni definitive delle pagine per arrivare lassù, a dirigere la Marvel dopo una carriera lunghissima e ricca di successi:
- nel 1995 è stato incluso nel Jak Kirby Hall of Fame
- nel 2008 ha posto la sua firma e la sua impronta nella Hollywood Walk of fame.

La creatura di certo più famosa di Stan Lee è l’amichevole Uomo Ragno di quartiere.

Quel nome gli ronzava in mente da tempo, da quando aveva letto una rivista pulp intitolata “the Spider”, nonostante la mediocrità artistica di quell’albo il nome l’aveva colpito in pieno.
Il Ragno aveva dunque già morso Stan.
Nonostante l’ostracismo dell’editore (Martin Goodman) che non approvava il progetto affermando che: “La gente odia i ragni non puoi fare un fumetto chiamato Spider Man, è che i teen ager nei fumetti vanno bene solo come spalle”
Stan non si lasciò intimidire e continuò a lavorare su quelllo che sarebbe diventato Peter Parker, il primo super eroe ad avere una vita normale piena di problemi quotidiani. Gli piaceva l’idea di un eroe che poteva camminare sui muri e dondolare appeso ad un filo, proprio come un ragno. Un ragazzo timido, che ha problemi con le ragazze, con la famiglia e con i soldi. Lee pensava che è vero che “questi uomini dei fumetti volano e si infiammano ma si devono pur scrivere in maniera realistica” per poter permettere ai lettori di identificarsi maggiormente.
Il nome c’era, l’idea anche, mancava solo l’immagine.
Si rivolse quindi al Re, Kirby, che però nelle sue bozze realizzò uno Spiderman troppo eroico e possente, sul modello visivo di un Capitan America, che non convinse troppo.
Affidò quini la creazione visiva di questo suo nuovo personaggio a un artista che disegnava gente che potevi incontrare per strada: Steve Ditko. Il disegnatore realizzò una figura gracile, esile, catturando in pieno lo spirito e l’idea voluta da Stan, un ragazzo che deve ancora formarsi. Curioso come l’Uomo Ragno di Ditko e Lee, indossava un costume che lo copriva dalla testa ai piedi. Perfino Batman aveva un pezzo di viso scoperto.
Questo permise a tutti, davvero a tutti, in un’America multi etnica, di identificarsi; sotto quella maschera poteva esserci un asiatico, un nero, un indiano; rendendo il personaggio davvero rilevante per tutti.
Ma fu un caso, tutto è un caso nella storia di Spidey, a cominciare dal morso di un ragno radioattivo.
E così l’avventura della più famosa creazione di Stan Lee andò a cominciare per caso, proprio con una fine.
L’Uomo Ragno apparve sull’ultimo numero di Amazing Fantasy, una rivista contenitore, e dopo che i dati di vendita vennereo diffusi, l’editore fu invogliato a dare a questo Ragno una testata tutta sua dove Lee giocava col mito e col pathos, strizzando l’occhio allo spirito americano e alla tragedie raccontate dai grandi narratori russi: dove il motivo per essere un super eroe era la tragica morte dello zio.
Moriva così lo zio Ben, si ammalava di cuore zia May e si andava a creare la mitologia "ragnesca" con l’inserimento di personaggi fondamentali come gli Osborne, gli Stacy, Mary Jane e Flash Thompson su tutti.
Successivamente lo stesso Lee ammetté che per la creazione del direttore del Daily Bugle si ispirò ad un altro grande giornalista dei fumetti, al Perry White di Superman, capovolgendone le caratteristiche e facendo in modo che J. Jonah Jameson avesse i difetti de l’Uomo, di Stan Lee stesso.
La serie ebbe un enorme successo e dopo Ditko alle matite arrivò John Romita senior che in principio per non segnare un cambio di stile troppo drammatico per i lettori ricalcò un finto stile Ditko per poi passare a tratteggiare a modo suo le tavole che hanno fatto la storia del personaggio.

La famiglia Marvel

Uno dei temi che hanno aiutato il successo de l’Uomo Ragno è stata la reinterpretazione della famiglia nel media fumetto effettuata da Stan Lee. Non solo sulle pagine di SpiderMan, come abbiamo già visto, ma in tutte le avventure create da Stan la famiglia viene rivoltata e rivisitata lasciando alle spalle la tradizione.
Parlando di famiglia non si può che arrivare alla famiglia per eccellenza dell’Universo Marvel, e forse del mondo dei comics: the Fantatic Four, altra grande invenzione della mente immaginifica di Lee.
La famiglia per eccellenza creata dalla mente geniale de l’Uomo, sono i Fantastici Quattro, nati come risposta al successo della Justice League (gruppo di super eroi della Dc).
All’epoca Lee aveva 40 anni e voleva smettere perché non trovava senso in un mondo di lettori ragazzini e dalla memotia corta, così come ricorda l’autore stesso: “Le storie dovevano inziare e terminare nello stesso numero, non potevano essere in due o tre parti perchè l’idea generale era che il lettore non poteva ricordarsi quel che era successo in un numero precedente e le parole dei dialogho dovevano essere di poche sillabe”.
Lee voleva fare qualcosa fortemente a modo suo, all’insegna del “o la va o la spacca” per lasciare un segno e iniziare una nuova via nel mondo dei comics o per abbandonarli definitivamente: nacque così il primo gruppo senza una doppia identità, senza nulla di segreto.
Protagonisti di questa nuova avventura sono:

- uno scienziato poco pazzo Reed Richards: monotono, pedante e noioso ricalcato sui difetti dello scrittore con auto ironia come affermerà in seguito lo stesso autore.
- una ragazza innamorata e con super poteri, Susan Storm (poi in Richards), parte integrante del team; lontana dallo stereotipo della ragazza da salvare e che chiede sempre aiuto come Lois Lane.
- un super eroe teen ager, Johnny Storm fratello di Susan, ispirato alla Torcia Umana originale (un androide adulto con gli stessi poteri della Torcia Umana sotto licenza della Timely) che non voleva essere un super eroe ma voleva solo divertirsi come tutti i ragazzi della sua età: guidando macchine veloci e uscendo con belle ragazze.
- e infine Ben Grimm, pilota scontroso e burbero, personaggio pieno di pathos e ironia che dava così modo di poter creare assieme a Johnny Storm situazioni comiche alla Gianni e Pinotto o Stanlio e Ollio.

E come nemico, per la prima volta fuori dal mondo delle favole, ecco apparire un re.
Il Dottor Victor von Doom, re di Latveria, carica in grado di garantirgli l’immunità diplomatica negli Stati Uniti, che ha come unico desiderio quello di voler conquistare il mondo. Ma il desiderio di conquistare il mondo non è considerato un crimine. Questi ingredienti mescolati al tratto di Kirby e allo sviluppo narrativo preso in prestito da film e soap opera porteranno una serie come i Fantastici Quattro a decenni di pubblicazioni e a 2 blockbuster hollywoodiani: e pensare che Lee all’uscita del primo numero pensava di essere licenziato per aver fatto di testa sua!
Ma dopo il grande successo dei Fantastici Quattro, Martin gliene chiese un altro e poi un altro ancora e così via.
Nacquero quindi Hulk, ispirato all’interpretazione di Boris Karloff in Frankenstein, e al classico Dottor Jekyll e Mister Hyde.
Hulk sfuggì invece alla classica regola delle doppie identità iniziali solo nella versione televisiva, quella con Lou Ferrigno dipinto di verde per intenderci, perché il network televisivo riteneva che Bruce Banner fosse troppo omosessuale. Così come grande era la paura per la reazione dell’opinione pubblica nei confronti di un super eroe cieco: Daredevil, il primo super eroe diversamente abile e politically correct che riuscirà a far diventare eroico un avvocato! La battuta è di Kevin Smith.
O gli X-men, resi celebri da altri ma creati sempre dal duo Lee e Kirby. Lee voleva intitolare la serie “The Mutants” ma l’editore era, come sempre, contrario: “Nessuno sa cos’è un mutante” ma accettò invece il titolo X-Men.
Lee tuttora afferma che non capirai mai come ragionano gli editori: nessuno sa cos’è un mutante ma come possono sapere cosa è un X-Man?
Kirby e Lee dopo i primi numeri abbandonarono, perché era il titolo più difficile da portare avanti.
Il successo arrivò anni dopo con autori come Chris Claremont e John Byrne, ma è pur vero che le basi erano solide visto il duo che creò l’intera serie.
Possiamo dire che Stan Lee, tra gli altri suoi meriti, annovera quello di essere il padre dell’universo mutante marvel. Anche se la paternità avvenne per pigrizia: Stan si era stufato di cercare altre origini per nuovi poteri e così decise che in questa collana gli eroi, i mutanti, nascevano già con i loro poteri.
E Iron Man, già anche Iron Man, passato in sordina per anni nasceva perché Stan era un ribelle e voleva ancora una volta andare controcorrente e si inventò le gesta di un playboy miliardario che costruiva e vendeva armi, riuscendo a farlo diventare addirittura simpatico!
Con Silver Surfer invece diede sfogo alla sua filosofia, alla sua etica e alla sua morale, creando forse il personaggio più poetico di sempre. Potendo dimostrare grazie all’uso di un particolare linguaggio caratterizzante il personaggio, così come con il Dottor Destino, il Dottor Strange, e Loki di saper mescolare con sapienza la Bibbia e Shakespeare.

Un grande comunicatore

Veri credenti nel verbo della Marvel.
All'inizio fu il verbo, poi la Marvel ed infine il credo.


Un aspetto della carriera di Stan Lee che non viene mai sottolineato abbastanza è la sua grande capacità di comunicare. Stan è effettivamente un grande comunicatore, capace di creare e di divulgare frasi ad effetto ribattezzate per l'appunto Stan-ismi!
Riferendosi ai suoi lettori li definisce “True believer”.
Stan ha serrato le fila dei suoi fedelissimi chiamandoli a raccolta, facendoli sentire parte di una cerchia ristretta di appassionati, uniti da una grande passione per il regno di fantasia.
Tutti subiscono il fascino delle lingue straniere, anche gli americani. Ricordatevi che Superman pesca la prima metà del suo nome dal latino. E così anche Stan per elevare i suoi redazionali sceglie di affidarsi ad una lingua morta ma di sicuro fascino come il latino dell'impero romano. Da impero a impero, dunque, e fu così che scelse di firmare i suoi redazionali con la parola excelsior. Peccato che il dizionario inglese come prima definizione gli attribuisca il termine di “imbottitura”.
Altri slogan ad effetto che si sono da subito inseriti nella memoria dei marvelliani di tutto il mondo sono quelli dedicati forse a Spiderman

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, volta sicuramente a responsabilizzare una platea di lettori all'epoca kids, con l'intento di creare un mondo migliore.

E friendly neighborhood Spider Man, il vostro amichevole uomo ragno di quartiere, è l’espressione che è riuscita a rendere quotidiano qualcosa di assolutamente eccezionale e fantastico come l'Uomo Ragno.

Stan-Ismi vari:

-Mary Jane: "ammettilo tigrotto hai vinto alla lotteria” (tra l’altro MJ, nello slang, indica la marjuana ma Stan ha sempre affermato di non saperlo quando attribuì il nome e le iniziali a Mary Jane Watson)

- Il più grande fumetto del mondo
- Make it marvel
- Nuff said

Spidey (Uomo Ragno)
Shellshead (Iron man)
Hornhead (Devil)
Wingheas ( Capitan America)

L'uomo e i suoi lettori

E’ stato il primo ad abbattere la parete tra il lettore e chi faceva fumetti.
Sottolineava enfaticamente nelle prime pagine degli albi il lavoro svolto da disegnatori, scrittori, inchiostratori e addetti al lettering. Nella pagina della posta è passato a dare del tu ai suoi lettori chiedendo espressamente di essere chiamato Stan e non Mister. Invece di pensare solamente a fare storie si è messo a parlare con i lettori, costruendo un filo diretto che dura tuttora.
Ha portato i super eroi nel mondo “reale”.
Non più città inventate ma New York. E se troppe volte vi siete chiesti perché in un fumetto Marvel c’è sempre un riassunto delle vicende precedenti e un sunto sulle origini del personaggio, che a volte può sembrare ridondante, beh è per pura volontà di Stan, l’uomo che ama ripetere: “Ogni albo a fumetti è il primo fumetto di qualcuno”.

Lee come Hitchkock

Più per vezzo che per megalomania ed egocentrismo, Stan ha voluto e preteso di comparire come cameo in ognuna delle produzioni cinematografiche con licenza Marvel, apparizioni cameo come Hitchcock era solito fare nei suoi film.
Omaggio al Stan cinematografico sono anche la sua apparizione nei panni di se stesso nel film del regista fumettaro Kevin Smith : Generazione X dove Stan va in un centro commerciale a firmare fumetti
e l'omaggio che Matt Groening ha voluto riservargli facendolo comparire a Springfield nella bottega dell'Androide.
L'ho distrutto ho lo migliorato?
Pensateci

Animeye Biographies In sintesi. c'erano i fumetti prima e dopo Stan Lee. Stan ha rivoluzionato questo media rendendolo ancora più popolare, sdoganandolo e redendolo fruibile a tutti. Prima erano i fumetti a dover seguire le mode inventandosi albi monotematici, ma con la contaminazione di generi apportata da Stan Lee e riassumibile nella formula "super eroi con super problemi" i fumetti sono passati a dettare moda e tendenza. Ha inventato mondi e personaggi fantastici per mischiarli alla nostra realtà creando così la linea temporale della Marvel, prestata oggi anche al cinema. E in fondo, come ama ripetere, Lee scriveva per se stesso, non per gli altri. Excelsior!