Studio Ghibli: storia di un vento magico che soffia da oltre trent'anni

Dalle origini alle vette dell'animazione mondiale: ripercorriamo l'intera storia dello Studio Ghibli., i cui film arrivano su Netflix dal 1 febbraio.

Studio Ghibli: storia di un vento magico che soffia da oltre trent'anni
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"Credo che le anime dei bambini siano le eredi della memoria storica delle precedenti generazioni. È solo che crescendo e vivendo la quotidianità del mondo quella memoria tende sempre più ad inabissarsi. Sento di aver bisogno di creare un film che riesca a raggiungerla. Se riuscissi a farlo, allora morirei felice".

Con queste parole, Hayao Miyazaki si raccontava nel 2005, in una delle rarissime interviste da lui concesse alla stampa internazionale. Una mente creativa acuta e brillante, che nel proprio percorso di crescita e maturazione ha avuto modo di imbattersi in un maestro di pari livello: Isao Takahata. Un incontro che ha a posteriori quasi dell'incredibile e del fiabesco, una congiuntura rivelatasi in grado di dare vita ad una rassegna di opere memorabili, sotto il prezioso tetto di uno studio di animazione la cui fama è ormai immortale: lo Studio Ghibli.

Che i due autori fossero determinati a raggiungere grandi vette, del resto, era già scritto nel nome che vollero dare alla loro creazione. Il termine "Ghibli", infatti, cela in sé un duplice significato. Da una parte, richiama la passione per il volo e l'aviazione che ha accompagnato Miyazaki sin da bambino: il riferimento è al Ca. 309 Ghibli, aeroplano bimotore creato dall'azienda Caproni ed utilizzato dall'aviazione militare italiana nel corso della seconda guerra mondiale. Allo stesso tempo, tuttavia, "Ghibli" è anche uno dei nomi con il quale ci si riferisce al caldo Scirocco. Donando al proprio studio questo nome, Miyazaki e Takahata volevano che sul mondo dell'animazione giapponese iniziasse a soffiare un nuovo ed incredibile vento, portatore di fantasia ed innovazione.

Le origini: i primi film e l'importanza di Totoro

Lo Studio Ghibli viene ufficialmente fondato nel 1985, ma le radici della sua nascita affondano in verità nella pubblicazione di Nausicaa della Valle del Vento, esordito nelle sale nipponiche nel corso dell'anno precedente. Il grande successo di pubblico e critica riscosso dal lungometraggio animato, diretto da Miyazaki e prodotto da Takahata, convinse infatti i due ad intraprendere insieme una nuova grande avventura.

Con una sede situata presso un singolo piano di una palazzina di Tokyo e collaboratori assunti a progetto, i due autori diedero vita al primo vero e proprio film Ghibli: Laputa - Il Castello nel Cielo. L'opera debutta nel 1986, con Miyazaki e Takahashi nuovamente calati nei panni di regista e produttore. Il risultato è un lungometraggio che riprende i temi già affrontati in Nausicaa e che diventeranno nel tempo la colonna portante della firma Ghibli: l'avventura e l'amicizia, la magia e la tecnologia, ma anche il dramma dell'avidità e della sete di potere. Ritorna inoltre prepotentemente protagonista la passione per il volo che risiede nell'anima del regista: aeronavi e velivoli affollano infatti la pellicola, impegnati nel cercare di raggiungere un luogo leggendario: Laputa, appunto, un'isola fluttuante che richiama alla mente l'omonima isola volante descritta da Jonathan Swift nel suo I Viaggi di Gulliver.

Il successo del film consente allo Studio Ghibli di continuare la propria attività e spinge i due fondatori a cimentarsi in un'impresa temeraria: la produzione contemporanea di due differenti lungometraggi. Il tandem Miyazaki - Takahata si divide, con il primo impegnato nella regia de Il mio vicino Totoro ed il secondo dedito alla direzione de La tomba delle Lucciole. Alla volontà dei due autori di non accettare alcun compromesso in termini di qualità si affianca uno sforzo produttivo colossale da parte dei professionisti ingaggiati dallo studio.

Entrambi i lungometraggi riescono così ad approdare nei cinema nipponici, ma il risultato in termini di box-office è decisamente al di sotto delle aspettative, complice anche la finestra temporale scelta per la distribuzione nelle sale. L'accoglienza da parte dell'industria dell'animazione e della critica compensa tuttavia il risultato commerciale: la qualità tecnica riscontrabile nelle due produzioni e la profondità delle tematiche toccate, soprattutto in La tomba delle lucciole, saranno riconosciute dall'intero settore. Lo Studio Ghibli, a dispetto delle ridotte entrate economiche, si guadagna così una posizione di rilievo nell'universo dell'animazione giapponese.

In maniera totalmente inaspettata, a risollevare i bilanci della compagnia saranno Totoro ed il suo adorabile design. Un produttore di peluche, rimasto affascinato dal personaggio creato da Miyazaki, contattò infatti lo Studio Ghibli, determinato a convincerne la dirigenza a trasformare Totoro in una linea di peluche. La produzione prese il via circa due anni dopo la pubblicazione del film animato, ma il successo commerciale fu tale da consentire allo studio di rientrare di parte delle spese sostenute. Ben presto, Totoro veniva scelto dallo Studio Ghibli come proprio simbolo e mascotte.

Il successo di Kiki e la svolta produttiva: un'ascesa inarrestabile

A cambiare drasticamente le sorti dello studio di animazione sarà il 1989: quell'anno Miyazaki riuscirà a portare nelle sale del Sol Levante circa 2,64 milioni di spettatori, pronti a dedicarsi alla visione di Kiki - Consegne a domicilio. L'avventura della piccola streghetta conquisterà i cuori dei giapponesi, diventando una vera e propria hit cinematografica. Per lo Studio Ghibli è un evento essenziale che offre, finalmente, una nuova solidità economica.

Dietro suggerimento ed insistenza dello stesso Miyazaki, i proventi vennero investiti nell'avviare una vera e propria seconda fase nella vita dello studio Ghibli. In controtendenza rispetto al mondo dell'animazione giapponese dell'epoca, la direzione della compagnia decise di rivoluzionare la propria struttura interna, definendo un salario fisso per tutti i propri professionisti ed avviando un programma regolare di assunzioni e formazione interna. Con queste nuove premesse prendeva il via il nuovo decennio, che sarebbe stato testimone della definitiva affermazione dello studio nipponico.

I due geni creativi tornavano a dividersi su progetti differenti, con Takahata che avviava i lavori su Pioggia di Ricordi. Il film debuttava nel 1991, portando sul grande schermo la storia di una giovane donna che cerca di comprendere quale direzione far prendere alla propria vita, in una riflessione in costante bilico tra le speranze e i sogni dell'infanzia e le problematiche che emergono con la vita adulta. L'anno successivo è invece il turno del nuovo lungometraggio di Miyazaki.Dall'iconico titolo di Porco Rosso, l'opera è una favola che è al contempo un inno alla libertà, in cui il volo e gli aerei ritornano in scena per un omaggio all'Italia e all'amore. Con la pellicola ormai conclusa e diventata un grande successo, il sempre più numeroso staff dello Studio Ghibli si trasferisce in una nuova sede, il cui design è stato curato dallo stesso Miyazaki durante i lavori a Porco rosso. Entro la fine dei primi anni Novanta, l'intero processo di creazione di un lungometraggio animato potrà svolgersi dall'inizio alla fine entro le mura della nuova casa di Miyazaki e Takahata.

I restanti anni Novanta rappresentano la definitiva consacrazione del team nipponico. Nelle sale continuano ad approdare a ritmo serrato le pellicole Ghibli, il cui nome è ormai sinonimo di qualità estetica e contenutistica. Nel 1994 è nuovamente il turno di Takahata, che con Pom Poko costringe gli spettatori ad una riflessione sul precario equilibrio che lega l'espansione del genere umano alla sopravvivenza dell'ambiente che lo circonda. La battaglia di un gruppo di tanuki (procioni) per difendere la propria collina da un piano di urbanizzazione diventa un monito che non può lasciare indifferenti gli spettatori.

Mentre lo studio continua a crescere, viene lasciato spazio a nuovi professionisti e nei cinema arriva I sospiri del mio cuore, che vede Yoshifumi Kondo, già veterano del team, approcciarsi alla regia. Nel frattempo, Miyazaki avvia i lavori su quella che ancora oggi è una delle produzioni più amate dello Studio Ghibli: Principessa Mononoke. Ambientato in un mondo in cui magia e tecnologia non sembrano distinti da precisi confini, il lungometraggio ripropone i temi della necessità di un ripensamento del rapporto tra uomo ed ambiente, del dramma della cupidigia, in una narrazione che avvolge e trascina lo spettatore dall'inizio alla fine. Dopo quasi tre anni di lavoro, nel 1997, la distribuzione nelle sale è un grandioso successo, con incassi che ancora oggi rappresentano uno dei grandi traguardi della cinematografia in Giappone. Non altrettanto fortunato sarà invece il successivo I miei vicini Yamada, diretto da Takahashi: non otterrà un grande successo di pubblico, ma la sua qualità sarà comunque riconosciuta dalla critica.

Studio Ghibli: un vento che soffia in tutto il mondo

La seconda metà degli anni Novanta segna l'inizio di un percorso di ampliamento del pubblico incantato dai film Ghibli, che diviene progressivamente globale. Tramite accordi di distribuzione siglati con molteplici partner, tra cui Disney, i lungometraggi dello studio nipponico approdano negli USA ed in Europa, contribuendo ad incrementare la fama dei lavori firmati da Miyazaki e Takahata.

La definitiva consacrazione a protagonisti della cinematografia mondiale arriverà con la pubblicazione, nel 2001, di La città incantata: l'avventura della giovanissima Chihiro in un mondo ammaliante e popolato di creature divenute rapidamente iconiche conquista infatti l'Oscar per il Miglior Film d'Animazione. Ma non solo: il lungometraggio vince l'Orso d'Oro per il miglior film al Festival di Berlino del 2002, infrangendo ben due record. È infatti il primo film d'animazione ad essere ammesso tra le candidature, oltre che la prima produzione nipponica a vedersi assegnato il prestigioso riconoscimento.

Nello stesso anno verrà inaugurato in Giappone il Museo dello Studio Ghibli, un vero e proprio santuario dedicato alle produzioni dei talenti creativi che costituiscono il cuore del team. Una destinazione in grado di attrarre, nonostante l'obbligo di prenotazione obbligatoria, oltre 700.000 visitatori ogni anno.

Ormai una firma nota in tutto il mondo, lo Studio Ghibli affronta gli anni Duemila proponendo al proprio pubblico una corposa selezione di lungometraggi di qualità, e promuovendo al contempo l'attività di nuove leve. Nel 2004 giunge dunque nelle sale cinematografiche Il castello errante di Howl, diretto da Miyazaki e selezionato tra i candidati all'Oscar come Miglior Film d'Animazione.

L'anno successivo, il genio e talento del maestro dell'animazione sarà celebrato dall'industria con l'assegnazione del Leone d'Oro alla Carriera in occasione del Festival di Venezia. Nel 2008, l'autore ritorna sulle scene con Ponyo sulla Scogliera, premiato come miglior film d'animazione ai Japan Academy Awards.

Parallelamente, il 2006 ha visto il debutto sulla scena di Goro Miyazaki, figlio di Hayao e già da tempo coinvolto nelle attività dello studi. Quest'ultimo sancisce il proprio esordio sul grande schermo con I racconti di Terramare, libero adattamento di parte della saga di Earthsea, firmata dalla celebre scrittrice fantasy Ursula K. Le Guin. Le nuove leve dello Studio Ghibli saranno in seguito alle redini delle produzioni Ghibli per un periodo relativamente lungo.

Il 2010 vedrà protagonista Hiromasa Yonebayashi, animatore trentaseienne che aveva affiancato Miyazaki nei precedenti lavori. Quest'ultimo viene infatti promosso alla regia e porta in sala l'apprezzato Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento, una favola che racconta un'amicizia profonda che supera i confini della diffidenza e della diversità, celando in sé nuove riflessioni sull'impatto del genere umano sulla vita del nostro pianeta e la meraviglia della scoperta dell'universo che ci circonda. L'anno successivo è invece ancora Goro Miyazaki a guidare la regia di un nuovo lungometraggio Ghibli: La collina dei papaveri, un ritratto del Giappone degli anni Sessanta e delle nuove generazioni chiamate a dare un volto ad un Paese che sta finalmente iniziando a riprendersi dalle devastazioni della seconda guerra mondiale.

Testamenti d'autore e il futuro dello studio

Il 2013 rappresenterà un anno chiave per lo Studio Ghibli: nelle sale cinematografiche ritornano infatti i due fondatori Hayao Miyazaki e Isao Takahata. Quest'ultimo darà vita a La storia della Principessa Splendente, adattamento di una delle più celebri favole giapponesi: Il racconto di un tagliabambù.

L'opera vanta uno stile che sposa la tradizionale maestria dello studio con tenue tinte pastello ed una direzione artistica che sembra dipingere a schermo veri e propri quadri realizzati ad acquerello. Candidato agli Oscar come Miglior Film d'Animazione, il lungometraggio si rivelerà essere l'ultimo prodotto Ghibli a portare la firma registica del co-fondatore: nell'aprile 2018, giungerà infatti la triste notizia della morte di Isao Takahata.

Il 2013 sarà anche l'anno del debutto di Si alza il vento, un monumentale addio al cinema da parte di Miyazaki, che racchiude in esso tutta la sua magia creativa, il suo vissuto ed i propri ideali. Una storia struggente, ambientata nel Giappone degli anni Trenta e che segue la crescita e la vita di Jiro Horikoshi. Innamorato del volo, proprio come il regista, il giovane protagonista è destinato a diventare il creatore degli Zero, velivoli che saranno impiegati dalle forze armate nipponiche durante la seconda guerra mondiale.

Una riflessione sulla passione, la bellezza, l'amore e l'orrore, in cui, chiudendo un cerchio iniziato quasi trent'anni addietro, l'ingegnere aeronautico italiano Giovanni Caproni giungerà a popolare i sogni di Jiro. Si alza il vento segnerà una nuova candidatura agli Oscar come Miglior Film d'Animazione per lo Studio Ghibli.

L'abbandono del mondo della regia da parte di Miyazaki sarà parzialmente attenuato da un nuovo lungometraggio firmato dall'autore di Arrietty, Hiromasa Yonebayashi: Quando c'era Marnie. Con quest'ultimo, lo Studio Ghibli conquista la terza candidatura agli Oscar in tre anni consecutivi. Un traguardo che rende ancora più agrodolce l'annuncio che giungerà di lì a breve, ovvero la scelta del team di sospendere temporaneamente la produzione di nuovi lungometraggi.

Studio Ghibli Oggi, fortunatamente, sappiamo che Hayao Miyazaki è ritornato sui suoi passi, posticipando il proprio ritiro dalla carriera di regista d'animazione. Sui nuovi progetti dello Studio Ghibli veleggia ancora una certa aura di mistero, tuttavia non possiamo che attendere con fiducia i risultati dei nuovi sforzi produttivi di una famiglia di professionisti che non ha mai rinunciato a stimolare nei più giovani riflessioni su tematiche fondamentali quali l'incalzante degrado ambientale e l'orrore della guerra, dipingendo mondi fantastici ed intessendo trame in cui nulla è mai bianco o nero, ma in cui bene e male si sviluppano lungo una complessa e scivolosa scala di infinite tonalità di grigio. Nonostante l'occhio di riguardo riservato agli adulti del domani, lo Studio Ghibli ha costantemente perseverato nel tentativo di raggiungere quel "livello profondo della memoria" di cui Miyazaki parlava nella citazione con cui abbiano inaugurato la nostra rapida disamina, con lungometraggi che sfidano anche lo spettatore più maturo a fare i conti con un mondo in cui troppo spesso le difficoltà della vita quotidiana forgiano uno scudo di cinismo dietro il quale giustificare la diffidenza nei confronti dell'altro, l'egoismo e l'indifferenza. A tutti coloro che avranno il proprio primo contatto con queste opere grazie all'approdo dei film dello Studio Ghibli su Netflix, non possiamo in definitiva fare altro che augurare un buon viaggio: sarà costellato tanto di lacrime quanto di risate, vi costringerà a guardarvi intorno e a riflettere sul mondo che ci circonda, ma saprà condurvi in luoghi meravigliosi.