The Deer King Il Re dei Cervi: nel segno dello Studio Ghibli

The Deer King è pieno di rimandi, sia narrativi che visivi, alla filmografia dello Studio Ghibli. Analizziamo quelli più evidenti.

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Il 2013 ha visto l'uscita degli ultimi due lungometraggi dei padri fondatori dello Studio Ghibli, Hayao Miyazaki e Isao Takahata, rispettivamente Si Alza il Vento e La Storia della Principessa Splendente. Se è vero che questi due eccezionali eventi non hanno segnato la fine dell'attività dell'azienda - l'anno successivo ha visto infatti l'arrivo di Quando c'era Marnie mentre nel 2020 abbiamo avuto lo sfortunato e controverso Earwig e la Strega - e se è altrettanto vero che Miyazaki ha deciso di tornare sui suoi passi annunciando nel 2016 di essere al lavoro su un nuovo lungometraggio (di cui ancora attendiamo notizie), è innegabile che quell'anno abbia rappresentato per molti appassionati la fine di un'epoca: quella della magia dello Studio Ghibli, creatore di opere che hanno fatto (e fanno tuttora sognare) il mondo intero.

Dopo alcuni tentativi nobili nell'intento ma maldestri nell'esecuzione, l'ultimo prodotto animato che prova a raccogliere l'eredità dello studio è The Deer King - Il Re dei Cervi, pellicola che vede il debutto alla regia dell'animatore Masashi Ando (in coppia con Masayuki Miyaji).

Tra gli innumerevoli lavori a cui Ando ha prestato il suo incredibile talento figurano anche Principessa Mononoke e La Città Incantata, e non è perciò un caso che la sua opera d'esordio sia piena di rimandi alla filmografia ghibliana. In attesa dell'uscita nei cinema italiani, prevista il prossimo 27 giugno 2022 come evento speciale grazie ad Anime , analizziamo i punti di contatto e gli omaggi di The Deer King ai suoi genitori spirituali.

Imparare dai maestri

Realizzato dallo studio Production I.G, azienda che vanta nel suo curriculum lungometraggi che hanno ben poco da invidiare allo Studio Ghibli per importanza e qualità tecnica (recuperate il nostro speciale sulla storia di Production I.G per saperne di più), The Deer King narra una storia ambientata in un mondo fantastico che vede il popolo di Aquafa sconfitto e soggiogato dal potente Impero di Zol.

Il protagonista Van, leader dei guerrieri di Aquafa che si sono opposti all'invasione, è stato fatto prigioniero e adesso lavora come schiavo in una miniera di sale. Una notte, un branco di lupi portatori di una misteriosa malattia dai connotati sovrannaturali attacca le miniere, uccidendo e infettando chiunque incroci il loro cammino. Gli unici a salvarsi sono proprio Van, che viene morso ma sfugge al contagio per motivi sconosciuti, e Yuna, una bambina orfana che viene adottata dal protagonista. Il sangue dei due sopravvissuti potrebbe rappresentare la cura per il "mittsal", la piaga portata dai lupi che sembra colpire solo una parte della popolazione, e per questo motivo Van e Yuna si ritrovano al centro di una spietata caccia all'uomo, dove incontrano come alleato il giovane medico e ricercatore Hossal, colui che più di tutti vuole scoprire le cause della malattia per poterla sconfiggere. Il loro incontro e il loro viaggio sono destinati a cambiare per sempre le sorti dei due regni.

Leggendo la premessa e guardando il materiale promozionale (immagini e trailer) di The Deer King è impossibile non pensare al già menzionato Principessa Mononoke: le analogie tra la pellicola e il capolavoro di Hayao Miyazaki sono numerose.

In realtà il debutto alla regia di Masashi Ando, a differenza dell'illustre predecessore, non nasce come produzione originale bensì come adattamento dell'omonimo romanzo - sottolineiamo romanzo, e non light novel - di grande successo della scrittrice Naoko Uehashi, pubblicato in 4 volumi dal 2014 al 2017 e purtroppo ancora inedito in Italia. Un'opera letteraria che dimostra la grande influenza che i lungometraggi ghibliani hanno avuto in tutti gli ambiti della cultura nipponica, non solo quello dell'animazione, e che nel passaggio dalla carta allo schermo viene ulteriormente impreziosita dal tocco di due veterani del settore che conoscono molto bene la poetica di Miyazaki e soci, avendoci collaborato direttamente. L'impronta di Ando, Miyaji e dello staff del film dà vita a un prodotto che raccoglie in pieno l'eredità dello Studio Ghibli, ma che mantiene al tempo stesso una sua identità percorrendo una direzione ben precisa, per ragioni che approfondiremo in sede di recensione.

Cervi e lupi

Bastano i primi minuti del film per far sentire subito a casa qualsiasi appassionato dei lavori dello studio di Miyazaki e Takahata. Veniamo subito introdotti in un mondo fantasy vivido, pulsante e sospeso nel tempo, tratteggiato con una perizia, o forse dovremmo dire magia, degna delle migliori creazioni ghibliane.

I toni sono però più cupi e realistici, in linea con le premesse e l'argomento principale della narrazione ed esattamente come succedeva in Principessa Mononoke, seppur non si arrivi mai allo stesso livello di violenza presente nel kolossal campione d'incassi del 1997. Proprio come il predecessore - anche se potremmo quasi chiamarlo modello di riferimento - in tale contesto ci vengono presentate due fazioni in contrapposizione.

Laddove però il focus di Principessa Mononoke era sullo scontro tra uomo e natura, mettendo in secondo piano le guerre tra la signora Eboshi e gli altri clan di samurai in un contesto volutamente lasciato indefinito, in The Deer King abbiamo invece una maggiore enfasi sugli aspetti più politici e sociali della battaglia tra Aquafesi e Zoliani, in un racconto che si sviluppa di pari passo con quello della lotta contro la terribile piaga del mittsal e che dà vita a un worldbuilding molto più ampio e dettagliato, da cui si può evincere l'origine letteraria dell'opera.

Un altro rimando abbastanza evidente a Principessa Mononoke risiede nei due protagonisti Van e Yuna, la cui caratterizzazione ed evoluzione possiede ben più di una somiglianza con Ashitaka e San. Addirittura, nel caso dei personaggi maschili, l'unica differenza degna di nota riguarda la loro età, perché per il resto Van e Ashitaka compiono lo stesso percorso.

Entrambi sono abili guerrieri costretti ad abbandonare la loro casa ed entrambi vengono morsi al braccio destro da un'entità sovrannaturale, episodio che mette in moto il loro destino portandoli a giocare un ruolo fondamentale negli eventi che cambieranno per sempre la storia del loro mondo.

Seppur meno palesi a un primo sguardo, anche tra la piccola Yuna e la tenace San si possono trovare alcuni punti di contatto. Entrambi i personaggi rappresentano infatti la personificazione dello spirito più puro e incontaminato della natura, un tema caro alla poetica di Miyazaki - dove spesso viene rappresentata come una forza sovrannaturale e misteriosa che permea l'intero creato - e che ritroviamo anche in The Deer King, seppur con minor enfasi.

Alcuni passaggi di trama, soprattutto nella seconda metà, contribuiscono a rafforzare ancora di più il paragone tra le due "eroine", ma trattandosi di spoiler non possiamo dirvi oltre e vi rimandiamo perciò alla visione del film per scoprirlo di persona.

E proprio la centralità della natura ci permette di arrivare all'ultima similitudine tra The Deer King e Principessa Mononoke, quella rappresentata dagli animali. In entrambe le pellicole compaiono due bestie molto care alla tradizione giapponese, in quanto considerate sacre nella cultura scintoista: il cervo e il lupo.

A cominciare dalle cavalcature dei protagonisti per arrivare alle entità sovrannaturali al centro del racconto (la divinità cervo in Mononoke, i lupi portatori del mittsal in The Deer King), è questo con tutta probabilità il collegamento più profondo tra le due produzioni, grazie al quale lo spettatore può percepire tutto il fascino della cultura e della mitologia nipponica.

Replicare la magia

Quelli a Principessa Mononoke sono certamente i più evidenti, ma in generale in The Deer King possiamo trovare omaggi e rimandi a numerosi altri lavori dello Studio Ghibli: pensiamo all'aspetto della giovanissima Yuna, il cui viso rotondeggiante e l'abito rosso pallido sembrano richiamare quelli di Chihiro, la protagonista del meraviglioso La Città Incantata, guarda caso un altro film a cui Masashi Ando e Masayuki Miyaji hanno contribuito personalmente.

Ed è proprio il lavoro del primo, qui anche character designer e direttore delle animazioni, a permeare l'intero film di un'atmosfera che richiama i capolavori ghibliani, mettendo al servizio dello staff di Production I.G il suo enorme talento e la sua grande esperienza nel settore.

Il comparto tecnico di The Deer King è di eccellente fattura. Sotto la direzione di Ando, gli artisti e gli animatori dello staff del film ricreano il mondo fantastico ideato dalla scrittrice Nahoko Uehashi con una notevole attenzione ai dettagli e una cura maniacale per tutti gli aspetti, anche quelli all'apparenza meno rilevanti.

Ci troviamo di fronte a uno dei lungometraggi giapponesi meglio animati degli ultimi anni, un prodotto che farà indubbiamente felici gli appassionati in astinenza della magia Ghibli, i quali potranno riassaporare al cinema sensazioni da tempo sopite.

Allo stesso modo, anche la colonna sonora della giovane compositrice Harumi Fuuki (Digimon Adventure: Last Evolution Kizuna) sembra voler seguire gli insegnamenti di Joe Hisaishi, lo storico collaboratore di Hayao Miyazaki a cui dobbiamo alcune delle colonne sonore più belle ed emozionanti di sempre. Le melodie presenti in The Deer King rafforzano la potenza delle immagini a schermo e ben si adattano al tono epico del racconto, che si conclude con la struggente ballata One Reason della cantante milet.