Il 2023 rappresenta un anno storico per Walt Disney: sono 100 anni dalla nascita dell'azienda, un momento epocale. È indubbio che se oggi pensiamo a Disney dinanzi ai nostri occhi si palesa l'immagine di una multinazionale che sta dominando l'entertainment, ma 100 anni fa non era altro che uno studio composto da poche persone e capitanato da un uomo che voleva raccontare le storie di un coniglio (poi diventato topo) senza essere nemmeno troppo bravo a disegnare. Un impero che era nato solo da un desiderio: quello di raccontare storie. E da qui parte il lavoro di Giunti, che con il suo volume "Le più belle storie", disponibile a 14,90 euro, attraversa 8 racconti in circa 250 pagine per mostrare l'evoluzione avuta dal mondo Disney a fumetti in questi anni 100.
Partiamo col dare un'informazione prettamente cronologica: era dal 2010, quando RCS decise di realizzare la collana Gli Anni d'oro di Topolino che non potevamo avere ta le nostre mani, stampate come imponeva il layout originale, le strisce di Floyd Gottfredson. Quell'idea ci permise di avere in 36 volumi l'opera completa del fumettista americano, autore per 40 anni delle strisce quotidiane di Topolino. Gottfredson, che Marco Rota definì come "il Big Bang disneyano", raccolse quell'arduo testimone che gli venne lasciato da Ub Iwerks e Win Smith su indicazione proprio di Walt Disney e dal 1929, per 18 dollari alla settimana, al 1975 non si ferma mai. La scelta di celebrare i 100 anni dell'azienda di Burbank partendo da lui era inevitabile, ma c'è un dettaglio che merita la nostra approvazione: il mantenere le strisce nella composizione originale, come già detto, invitando il lettore a ruotare il volume per avere una lettura orizzontale, quella che fino agli anni '40 andava per la maggiore.
La tradizione del maestro Gottfredson
Si inizia, quindi, con un classico di Gottfredson, ossia Topolino nella valle infernale, pubblicata nel 1930 ta l'aprile e il settembre, con strisce, per l'appunto, quotidiane. Si tratta di un pezzo di storia dal valore più che unico essendo la prima metà della storia sceneggiata da Walt Disney in persona, che all'epoca viveva nella scia del successo di Steamboat Willie.
La storia ha anche altri elementi che la rendono topica e miliare nella storia di Topolino, a partire dal fatto che è la prima nella quale fanno la loro comparsa Clarabella e Orazio: quest'ultimo aveva già esordito, un anno prima, nella sua versione animata dalle mani di Ub Iwerks, ma la sua spalla sentimentale nasce proprio nella Valle infernale, nonostante alcuni suoi riferimenti possano essere riscontrati in personaggi molto simili e precedenti. Nelle strisce sarà possibile anche fare la conoscenza di uno dei primi antagonisti di Topolino, ossia Silvestro Lupo: è qui che fa il suo esordio come tirapiedi di Gambadilegno, illustrato da Gottfredson stesso con l'intenzione di far sì che Minni potesse essere rapita. Anche per Pietro fu l'esordio a fumetti. La vicenda prendeva il nome da quella che era la Death Valley, ossia la zona che si trova tra la California e il Nevada, che prende il nome da quelle condizioni climatiche molto aride e complesse: Disney volle provare la strada del realismo, calando una vicenda fantastica in un contesto reale, andando in controtendenza con la storia precedente, l'Isola Misteriosa, che invece era calata in un luogo di totale invenzione.
Il titolo in italiano rende difficoltoso il collegamento con la Death Valley, dato che la traduzione avrebbe dovuto essere "Valle della Morte" e non "Valle Infernale". La scelta di Giunti è comunque quella di una fedeltà editoriale e quindi è sensato che si sia mantenuta la seconda nomenclatura e non la prima.
Gli esordi dei paperi più famosi di sempre
Proseguiamo con un'altra celebrazione storica da parte di Giunti, perché la seconda storia - non più in strisce, nonostante sia del 1934 - è dedicata a Paperino.
La Gallinella Saggia è un adattamento a fumetti, in 14 tavole domenicali (quindi che andavano a occupare uno slot diverso da quelle quotidiane di Gottfredson), dell'omonimo cortometraggio nel quale faceva il suo esordio Paperino accanto a Meo Porcello, personaggio che in origine avrebbe dovuto - nelle speranze di tutti gli animatori - ricevere il successo che invece fu del papero in blusa da marinaio. La storia è scritta da Ted Osborne, che nel 1940 abbandonò il settore dell'animazione e dei fumetti per darsi alla fotografia. La versione proposta da Giunti, che poi è quella originale disegnata da Al Taliaferro, si discosta da quella che era la vicenda del cortometraggio, nel quale Paperino e Meo Porcello si fingono malati per non aiutare la gallina a piantare il mais: in queste 14 tavole, la gallina chiede di essere aiutata a rintracciare il suo pulcino nero smarrito, oppure di essere aiutata in faccende che i due evitano costantemente, salvo essere - al termine di ogni tavola - aiutati, immeritatamente.
Arriviamo così al pezzo da 90 di questa raccolta: Paperino e il Natale sul Monte Orso. Si tratta della storia con la quale Carl Barks inizia a delineare l'universo narrativo dei Paperi, permettendo a Paolino di avere attorno a sé una famiglia e una realtà che prenderà il nome non solo di Paperopoli, ma che concederà a Barks l'appellativo di Uomo dei Paperi. È questa la storia in cui per la prima volta appare Paperon de' Paperoni.
La storia è del 1948, ma la sua eredità riecheggia talmente forte che è possibile trovare dei riferimenti a questa storia nel futuro della Disney. Il più semplice da rintracciare è ospite di Disney+ ed è nella prima stagione di DuckTales, il penultimo episodio: alla fine della puntata Paperone, dopo una rivelazione che intristisce il suo cuore per niente di pietra, si ritrova a sedersi nella medesima stanza nella quale ci viene presentato nella prima tavola di Barks, quando tutto solo attende che passi il Natale. Don Rosa, invece, negli anni novanta ha recuperato questa storia per la sua famosa Saga, conducendo Paperone a un'amara rivelazione proprio come avviene alla fine della storia scritta da Barks. Nel 2007, infine, Tito Faraci ha realizzato, con i disegni di Giorgio Cavazzano, un sequel spirituale della storia, pubblicata su Topolino numero 2717.
L'estro italiano
Giunti decide di celebrare, a ragion veduta, la scuola italiana. Dopo aver raccolto gli insegnamenti sopraggiunti dagli Stati Uniti, a oggi la nostra produzione è quella che indica la strada in maniera internazionale: la nostra attività, sia in sede di disegno che di sceneggiatura, unita alla prolifica pubblicazione di Topolino libretto e tante altre pubblicazioni mensili edite da Panini, ci permettono di costruire un futuro solido, basato sulle fondamenta dei maestri del passato.
Si parte da Romano Scarpa, che con Topolino e la collana Chirikawa non solo introduce il personaggio di Trudy, così da dare a Gambadilegno un supporto emotivo, ma allo stesso tempo in 59 tavole va a realizzare una storia dal sapore thriller e giallo, che va a toccare persino i riferimenti a Vertigo di Hitchcock. Non è questa l'unica finezza di Scarpa, che nel far rivivere un episodio infantile a Topolino decide di raccontare l'intera vicenda in soggettiva, dandoci la possibilità di osservare solo le mani del protagonista; nel finale, inoltre, la discesa nel sottosuolo di Topolino è da interpretare come una catabasi nel proprio inconscio per superare quella sindrome vertiginosa che ha colpito il protagonista.
Si continua con Paperino e l'avventura sottomarina, nella quale compare per la prima volta, dalle mani di Rodolfo Cimino e Giorgio Cavazzano, Reginella, una sovrana aliena che si innamorerà di Paperino. La storia rappresenta un fine lavoro di legame tra i personaggi dell'universo disneyano, tessendo un legame indistruttibile tra Paolino e Paperina, nonostante la grande intensità con cui Reginella prova a far sì che Paperino possa rinnegare le proprie origini per sposare quelle del pianeta Cocuzzolandia.
Cimino, passato alla storia tra i più grandi sceneggiatori Disney in Italia, viene omaggiato in questo volume proprio per la particolare attenzione che riponeva nell'elaborazione del personaggio di Paperino: spogliato di quella che era la sua psicologia spicciola, irascibile, sfortunata, il papero diventava uno di noi, il perfetto personaggio col quale empatizzare. In lui Cimino riesce a inserire la malinconia, evadendo da quelle narrazioni solo umoristiche: la saga di Reginella continuò negli anni a venire, trovando una grande fortuna e un'approvazione per Cimino che gli permise di continuare a delineare i suoi personaggi nel modo più profondo possibile.
L'epilogo con Casty
Il volume si chiude con altre tre storie italiane. La prima rappresenta il più atipico esempio delle Parodie Disney, là dove Qui, Quo, Qua e il Tempo delle Mele dovrebbe sembrare a tutti gli effetti una riduzione disneyana del noto film francese degli anni '80, ma finisce per essere tutt'altra storia. La pubblicazione è dell'88 e il titolo non sembra altro che una sorta di clickbait per avvicinare i lettori incuriositi; curiosa anche la scelta di inserire Bassotti contro deposito, una storia del 2001 di Don Rosa pubblicata per la prima volta in Danimarca (altra florida scuola di produzione disneyana) e arrivata in Italia nel 2002 su Super Disney.
Mai pubblicata su Topolino libretto, ma su Zio Paperone 153, il grande pregio di questa storia è il mostrarci le interiora del deposito, così da trasmetterci quell'imponenza della Collina Ammazzamotori. È indubbio che la produzione di Don Rosa avrebbe meritato ben altre proposte ed è sorprendente - ma nemmeno troppo, viste le vicende recenti legate alla censura del Paperone di Don Rosa - che Giunti lo abbia escluso da questa celebrazione.
Chiudiamo il volume con l'ambito ritorno di Atomino BipBip, personaggio inventato da Romano Scarpa (che appare ne La collana di Chirikawa) e che Casty, autore completo attualmente ancora in attività, ripropone su Topolino 2972 e 2973, nel 2012. La storia, che fa anche da copertina al libretto d'esordio, fa parte di quel filone impegnato di Casty, che infarcisce tutta la vicenda di elementi molto seri, come la flessione economica, il marketing, la svalutazione, le campagne elettorali e la falsa generosità. Si tratta forse dell'epilogo migliore per vivere tutte le fasi che Topolino in questi anni ha regalato ai suoi lettori, da quell'umorismo quasi da slap'n'stick fino all'impegno concettuale, non senza alcuni riferimenti politici che Casty arrivò a smentire, che sembravano molto in linea con vicende che riguardavano l'Italia di quegli anni.
Topolino, le più belle storie: Giunti celebra i 100 anni del Topo
Per celebrare i 100 anni della Walt Disney, Giunti ci regala un volume che contiene le più belle storie di Topolino con un lavoro meticoloso
Il 2023 rappresenta un anno storico per Walt Disney: sono 100 anni dalla nascita dell'azienda, un momento epocale. È indubbio che se oggi pensiamo a Disney dinanzi ai nostri occhi si palesa l'immagine di una multinazionale che sta dominando l'entertainment, ma 100 anni fa non era altro che uno studio composto da poche persone e capitanato da un uomo che voleva raccontare le storie di un coniglio (poi diventato topo) senza essere nemmeno troppo bravo a disegnare. Un impero che era nato solo da un desiderio: quello di raccontare storie. E da qui parte il lavoro di Giunti, che con il suo volume "Le più belle storie", disponibile a 14,90 euro, attraversa 8 racconti in circa 250 pagine per mostrare l'evoluzione avuta dal mondo Disney a fumetti in questi anni 100.
Partiamo col dare un'informazione prettamente cronologica: era dal 2010, quando RCS decise di realizzare la collana Gli Anni d'oro di Topolino che non potevamo avere ta le nostre mani, stampate come imponeva il layout originale, le strisce di Floyd Gottfredson. Quell'idea ci permise di avere in 36 volumi l'opera completa del fumettista americano, autore per 40 anni delle strisce quotidiane di Topolino. Gottfredson, che Marco Rota definì come "il Big Bang disneyano", raccolse quell'arduo testimone che gli venne lasciato da Ub Iwerks e Win Smith su indicazione proprio di Walt Disney e dal 1929, per 18 dollari alla settimana, al 1975 non si ferma mai. La scelta di celebrare i 100 anni dell'azienda di Burbank partendo da lui era inevitabile, ma c'è un dettaglio che merita la nostra approvazione: il mantenere le strisce nella composizione originale, come già detto, invitando il lettore a ruotare il volume per avere una lettura orizzontale, quella che fino agli anni '40 andava per la maggiore.
La tradizione del maestro Gottfredson
Si inizia, quindi, con un classico di Gottfredson, ossia Topolino nella valle infernale, pubblicata nel 1930 ta l'aprile e il settembre, con strisce, per l'appunto, quotidiane. Si tratta di un pezzo di storia dal valore più che unico essendo la prima metà della storia sceneggiata da Walt Disney in persona, che all'epoca viveva nella scia del successo di Steamboat Willie.
La storia ha anche altri elementi che la rendono topica e miliare nella storia di Topolino, a partire dal fatto che è la prima nella quale fanno la loro comparsa Clarabella e Orazio: quest'ultimo aveva già esordito, un anno prima, nella sua versione animata dalle mani di Ub Iwerks, ma la sua spalla sentimentale nasce proprio nella Valle infernale, nonostante alcuni suoi riferimenti possano essere riscontrati in personaggi molto simili e precedenti. Nelle strisce sarà possibile anche fare la conoscenza di uno dei primi antagonisti di Topolino, ossia Silvestro Lupo: è qui che fa il suo esordio come tirapiedi di Gambadilegno, illustrato da Gottfredson stesso con l'intenzione di far sì che Minni potesse essere rapita. Anche per Pietro fu l'esordio a fumetti. La vicenda prendeva il nome da quella che era la Death Valley, ossia la zona che si trova tra la California e il Nevada, che prende il nome da quelle condizioni climatiche molto aride e complesse: Disney volle provare la strada del realismo, calando una vicenda fantastica in un contesto reale, andando in controtendenza con la storia precedente, l'Isola Misteriosa, che invece era calata in un luogo di totale invenzione.
Il titolo in italiano rende difficoltoso il collegamento con la Death Valley, dato che la traduzione avrebbe dovuto essere "Valle della Morte" e non "Valle Infernale". La scelta di Giunti è comunque quella di una fedeltà editoriale e quindi è sensato che si sia mantenuta la seconda nomenclatura e non la prima.
Gli esordi dei paperi più famosi di sempre
Proseguiamo con un'altra celebrazione storica da parte di Giunti, perché la seconda storia - non più in strisce, nonostante sia del 1934 - è dedicata a Paperino.
La Gallinella Saggia è un adattamento a fumetti, in 14 tavole domenicali (quindi che andavano a occupare uno slot diverso da quelle quotidiane di Gottfredson), dell'omonimo cortometraggio nel quale faceva il suo esordio Paperino accanto a Meo Porcello, personaggio che in origine avrebbe dovuto - nelle speranze di tutti gli animatori - ricevere il successo che invece fu del papero in blusa da marinaio. La storia è scritta da Ted Osborne, che nel 1940 abbandonò il settore dell'animazione e dei fumetti per darsi alla fotografia. La versione proposta da Giunti, che poi è quella originale disegnata da Al Taliaferro, si discosta da quella che era la vicenda del cortometraggio, nel quale Paperino e Meo Porcello si fingono malati per non aiutare la gallina a piantare il mais: in queste 14 tavole, la gallina chiede di essere aiutata a rintracciare il suo pulcino nero smarrito, oppure di essere aiutata in faccende che i due evitano costantemente, salvo essere - al termine di ogni tavola - aiutati, immeritatamente.
Arriviamo così al pezzo da 90 di questa raccolta: Paperino e il Natale sul Monte Orso. Si tratta della storia con la quale Carl Barks inizia a delineare l'universo narrativo dei Paperi, permettendo a Paolino di avere attorno a sé una famiglia e una realtà che prenderà il nome non solo di Paperopoli, ma che concederà a Barks l'appellativo di Uomo dei Paperi. È questa la storia in cui per la prima volta appare Paperon de' Paperoni.
La storia è del 1948, ma la sua eredità riecheggia talmente forte che è possibile trovare dei riferimenti a questa storia nel futuro della Disney. Il più semplice da rintracciare è ospite di Disney+ ed è nella prima stagione di DuckTales, il penultimo episodio: alla fine della puntata Paperone, dopo una rivelazione che intristisce il suo cuore per niente di pietra, si ritrova a sedersi nella medesima stanza nella quale ci viene presentato nella prima tavola di Barks, quando tutto solo attende che passi il Natale. Don Rosa, invece, negli anni novanta ha recuperato questa storia per la sua famosa Saga, conducendo Paperone a un'amara rivelazione proprio come avviene alla fine della storia scritta da Barks. Nel 2007, infine, Tito Faraci ha realizzato, con i disegni di Giorgio Cavazzano, un sequel spirituale della storia, pubblicata su Topolino numero 2717.
L'estro italiano
Giunti decide di celebrare, a ragion veduta, la scuola italiana. Dopo aver raccolto gli insegnamenti sopraggiunti dagli Stati Uniti, a oggi la nostra produzione è quella che indica la strada in maniera internazionale: la nostra attività, sia in sede di disegno che di sceneggiatura, unita alla prolifica pubblicazione di Topolino libretto e tante altre pubblicazioni mensili edite da Panini, ci permettono di costruire un futuro solido, basato sulle fondamenta dei maestri del passato.
Si parte da Romano Scarpa, che con Topolino e la collana Chirikawa non solo introduce il personaggio di Trudy, così da dare a Gambadilegno un supporto emotivo, ma allo stesso tempo in 59 tavole va a realizzare una storia dal sapore thriller e giallo, che va a toccare persino i riferimenti a Vertigo di Hitchcock. Non è questa l'unica finezza di Scarpa, che nel far rivivere un episodio infantile a Topolino decide di raccontare l'intera vicenda in soggettiva, dandoci la possibilità di osservare solo le mani del protagonista; nel finale, inoltre, la discesa nel sottosuolo di Topolino è da interpretare come una catabasi nel proprio inconscio per superare quella sindrome vertiginosa che ha colpito il protagonista.
Si continua con Paperino e l'avventura sottomarina, nella quale compare per la prima volta, dalle mani di Rodolfo Cimino e Giorgio Cavazzano, Reginella, una sovrana aliena che si innamorerà di Paperino. La storia rappresenta un fine lavoro di legame tra i personaggi dell'universo disneyano, tessendo un legame indistruttibile tra Paolino e Paperina, nonostante la grande intensità con cui Reginella prova a far sì che Paperino possa rinnegare le proprie origini per sposare quelle del pianeta Cocuzzolandia.
Cimino, passato alla storia tra i più grandi sceneggiatori Disney in Italia, viene omaggiato in questo volume proprio per la particolare attenzione che riponeva nell'elaborazione del personaggio di Paperino: spogliato di quella che era la sua psicologia spicciola, irascibile, sfortunata, il papero diventava uno di noi, il perfetto personaggio col quale empatizzare. In lui Cimino riesce a inserire la malinconia, evadendo da quelle narrazioni solo umoristiche: la saga di Reginella continuò negli anni a venire, trovando una grande fortuna e un'approvazione per Cimino che gli permise di continuare a delineare i suoi personaggi nel modo più profondo possibile.
L'epilogo con Casty
Il volume si chiude con altre tre storie italiane. La prima rappresenta il più atipico esempio delle Parodie Disney, là dove Qui, Quo, Qua e il Tempo delle Mele dovrebbe sembrare a tutti gli effetti una riduzione disneyana del noto film francese degli anni '80, ma finisce per essere tutt'altra storia. La pubblicazione è dell'88 e il titolo non sembra altro che una sorta di clickbait per avvicinare i lettori incuriositi; curiosa anche la scelta di inserire Bassotti contro deposito, una storia del 2001 di Don Rosa pubblicata per la prima volta in Danimarca (altra florida scuola di produzione disneyana) e arrivata in Italia nel 2002 su Super Disney.
Mai pubblicata su Topolino libretto, ma su Zio Paperone 153, il grande pregio di questa storia è il mostrarci le interiora del deposito, così da trasmetterci quell'imponenza della Collina Ammazzamotori. È indubbio che la produzione di Don Rosa avrebbe meritato ben altre proposte ed è sorprendente - ma nemmeno troppo, viste le vicende recenti legate alla censura del Paperone di Don Rosa - che Giunti lo abbia escluso da questa celebrazione.
Chiudiamo il volume con l'ambito ritorno di Atomino BipBip, personaggio inventato da Romano Scarpa (che appare ne La collana di Chirikawa) e che Casty, autore completo attualmente ancora in attività, ripropone su Topolino 2972 e 2973, nel 2012. La storia, che fa anche da copertina al libretto d'esordio, fa parte di quel filone impegnato di Casty, che infarcisce tutta la vicenda di elementi molto seri, come la flessione economica, il marketing, la svalutazione, le campagne elettorali e la falsa generosità. Si tratta forse dell'epilogo migliore per vivere tutte le fasi che Topolino in questi anni ha regalato ai suoi lettori, da quell'umorismo quasi da slap'n'stick fino all'impegno concettuale, non senza alcuni riferimenti politici che Casty arrivò a smentire, che sembravano molto in linea con vicende che riguardavano l'Italia di quegli anni.
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