Intervista a Marco Cecchetto, il disegnatore italiano di Spider-Man

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Il sito della casa editrice modenese Panini Comics ha diffuso tramite il consueto spazio dedicato alle news un' intervista esclusiva al disegnatore italiano di Spider-Man, Marco Cecchetto, sbottonandosi anche su alcune future novità riguardo le nuove avventure dell' uomo ragno.

Di seguito vi riportiamo l' intervista completa:

Checchetto Interview

Marvel Italia è orgogliosa di presentarvi una clamorosa intervista scoop di Marco Checchetto!

Da quando hai debuttato come professionista nel 2002, la tua ascesa professionale è stata fulminante. Ora che sei considerato uno dei più freschi talenti italiani e che anche all'estero le tue capacità artistiche vengono apprezzate, tutto ciò è riuscito a cambiarti, o sei lo stesso di sette anni fa?

Ciao a tutti. Mi spiazza un po' questa domanda, a dire il vero. In tutta sincerità non mi sento un "arrivato"... passerei da "falso modesto" se non ammettessi che qualche riconoscimento l'ho avuto, ma ciò non toglie che ho ancora moltissimo da imparare ed ho ancora moltissimi autori che rimangono lì, fermi al loro posto, sul podio, con le loro coppe scintillanti in mano e che rappresentano per me dei fortissimi punti di riferimento. Non è cambiato molto dalla volta che ho visto la mia prima copertina pubblicata. Rimango sempre un po' sorpreso nel sapere che sto  lavorando per la casa editrice dei miei sogni e mi sento ancora grato agli editori che mi danno tanta fiducia e che credono in me. La differenza tra me e quel ragazzo di sette anni fa, consiste nella conoscenza di qualche trucchetto in più e qualche ingenuità in meno, ma, davvero, nient'altro.
Come persona sono assolutamente lo stesso di sette anni fa, come artista ho acquisito sicuramente più esperienza. Sono solo sette anni?! 

Delle tue tavole trasuda la sicurezza, la fiducia in se stessi e il carisma che riesci a trasmettere attraverso i tuoi personaggi. Sei così anche nella vita: sicuro, fiducioso nelle tue possibilità? Quando hai cominciato il tuo percorso professionale già immaginavi che prima o poi avresti raggiunto questi livelli?

Grazie per le tue belle parole, sono contento che i miei disegni trasmettano queste sensazioni. Nella vita sono uno che scherza sempre (anche quando non dovrebbe), che decide spesso, e abbastanza sicuro di sé. Nel lavoro, invece,  sono un po' insicuro e non sono mai contento di quello che faccio. Questa cosa mi fa vivere con una sensazione di perenne angoscia, del tipo: "Il mio lavoro piacerà davvero all'editore? E ai lettori? Avrei potuto fare sicuramente meglio." Di buono c'è che quest'atteggiamento  mi spinge sempre a migliorare. Il mio percorso professionale è stato breve ma intenso. Sognavo di fare il fumettista e ho sempre creduto di poterci riuscire, arrivare dove sono arrivato era un sogno che ho realizzato da pochi giorni.

Hai dimostrato come l'utilizzo del computer con software di manipolazione grafica, se sapientemente sfruttato in tutte le sue potenzialità, costituisca un mezzo artistico di valore non minore di quelli rappresentati dall'arte canonica. Quanta importanza rivestono queste tecnologie all'interno della tua produzione, e quale parte del processo creativo prediligi: il fascino della matita o la magia della definizione al computer?

Il computer per me è fondamentale. Lo utilizzo sia per colorare sia per sistemare alcuni errori effettuati nella fase di ripasso a china. La parte che preferisco di più è la matita, è la fase dell'istinto, la parte in cui si forma quello che già vedi finito nella tua testa. E' lì che c'è tutta la passione del disegnatore. Non parlo delle matite pulite e rifinite, parlo proprio della bozza. Anche la fase del  colore mi dà  molte soddisfazioni, soprattutto se non è dato solo per riempire gli spazi bianchi, ma se completa ed arricchisce.
Quando coloro, in un certo senso, continuo a disegnare, aggiungendo effetti o atmosfere che non è possibile rendere con la matita. Trovo l'inchiostrazione noiosa, almeno per quanto riguarda il mio specifico caso, è un ripasso sterile. Il più delle volte si tratta di ribadire quello che la matita ha già detto.
In questo periodo sto lavorando a una mia serie, Life Zero Chronicles creata con Stefano Vietti. In questa serie sto unendo la bozza a matita con il colore. L'effetto finale è molto diverso dalle mie solite cose. Speriamo funzioni, perché dopo Life Zero mi piacerebbe continuare a utilizzare questo stile su altri progetti!

Non hai mai nascosto la tua passione per Spider-Man, e in effetti il tuo amore per questo personaggio si riflette in maniera tangibile nei tuoi disegni. Il tuo Spider-Man è incredibilmente cool, spiazzante, oscuro in maniera originale esaltando le caratteristiche predatorie e animalesche del Ragno (al di là delle titubanze dell'uomo Peter Parker). Vorresti spiegarci cosa è che ti rende così patito per l'Arrampicamuri?

Spidey è un'ossessione!
Come già detto in altre occasioni, è il fumetto che mi ha fatto conoscere i fumetti. Non sono partito da Topolino o dal Corriere dei Piccoli. Quand'ero bambino, mi è stato regalato un volume di SuperGulp dove comparivano Thor, Fantastici Quattro, Asterix, Tex, TNT e Nick Carter, ma è stato l'Uomo Ragno a farmi sognare ad occhi aperti. Non so cosa mi abbia colpito in particolare, si è creata un'alchimia fin da quel momento.
E' il personaggio che mi ha accompagnato per tutta la mia infanzia, la mia adolescenza, la maturità e che sicuramente mi accompagnerà alla vecchiaia.

Vorresti parlarci della tua esperienza su Deadpool e X-Men? Distaccarsi dal "tuo" Spidey è stato difficile o sei stato orgoglioso per i nuovi traguardi raggiunti? Che sensazioni volevano ispirare nel lettore i tuoi Deadpool e i tuoi ragazzi X?

Distaccarsi da Spidey non è stato poi così difficile, adoro tutti (o quasi) i personaggi della Marvel.  Comunque è mia abitudine cercare sempre il lato positivo in tutte le serie su cui lavoro, anche quelle che non mi piacciono.
Deadpool non è un personaggio che conosco molto bene, ma sono molto affezionato a quelle 8 pagine su MARVEL COMICS PRESENTS. E' la storia che mi ha visto esordire in Marvel, grazie all'editor Andy Schmidt.
Lavorare su X-MEN è stato stupendo, anche se solo per poche pagine. Mike Carey scrive benissimo. Ho avuto modo di disegnare Rogue, personaggio che adoravo nella sua versione anni '90. Il caso ha voluto che proprio nella mia storia lei ritornasse in Australia con il suo vecchio look.
Ho dovuto ridisegnare anche una vignetta del GRANDISSIMO Rick Leonardi. Un tuffo nel passato.

A volte leggendo le tue storie sul Giornalino, mi viene da pensare che la qualità, la complessità e le ambientazioni sarebbero tali da giustificare tranquillamente una presenza sulla regular di Spider-Man. Ti è mai passato per la testa lo stesso pensiero? Non è che state realizzando i vostri lavori proprio in funzione di una futura realizzazione di questo proposito?


Grazie, mi stai facendo un sacco di complimenti.
La verità è che eravamo consapevoli dello spessore del  personaggio su cui stavamo per mettere le mani e non volevamo fare un lavoro approssimativo. Durante il primo anno di Spider-Man "Made in Italy" abbiamo avuto totale libertà creativa e abbiamo cercato di scrivere e disegnare le storie di Spidey nel modo più classico e rispettoso possibile. Poi, chiaramente, la speranza è l'ultima a morire.

E' una passione particolare quella che lega i lettori di comics agli eroi. In un certo qual modo è una passione per l'epos eroico, per la giustizia, per le grandi gesta corali di un'umanità rivalutata in positivo. Quali sono i tuoi personali ideali e la tua concezione di eroismo?

Molti comics di oggi sono lontani dal classico concetto di eroismo. L'eroe puro non esiste quasi più. Penso che la figura dell'eroe che salva il mondo o che salva la propria fidanzata roteando intorno alla Terra faccia parte di un immaginario che oggi non c'è più.
Diciamo che adesso è più facile leggere le gesta di chi è eroe suo malgrado. Se non addirittura le gesta di anti-eroi. Molti eroi oggi, poi, sono egoisti, scurrili e violenti. Essendo figlio degli anni '80 e '90, non posso che apprezzare questo cambiamento.
L'eroe moderno è quello che fa piccoli, piccolissimi gesti, magari anche invisibili. Penso che oggi per essere eroe basterebbe anche solo non fare del male.
Il mondo dei comics è cambiato insieme al nostro mondo. E' cambiato soprattutto dopo l'undici settembre. E' molto più triste, più cupo e, purtroppo, più realistico.

Passiamo a Squadron Supreme: quale è l'idea di supereroismo che avete voluto comunicare tu e Howard Chaykin? Collima con gli ideali che hai appena espresso o siamo su un piano del tutto diverso?

A dire il vero Squadron Supreme riflette le idee di Howard, io mi sono limitato a disegnare.
La serie aveva già avuto inizio: le atmosfere, i personaggi, l'ambientazione erano già stati definiti, a me è stata passata una staffetta, per cui non posso dire di avere avuto parte nella creazione del messaggio di Howard.
A mio vedere, Squadron fa parte di quelle serie cupe e realistiche di cui parlavo prima. Penso siano personaggi intriganti e complessi. 

Da tempo il mondo del fumetto supereroistico dibatte su questo tema: "quand'è che le persone hanno perso il diritto di decidere da chi essere protette?". Che percezione ha dello Squadron Supreme la gente comune? Per te e Howard lo Squadrone è qualcosa di assolutamente positivo, di potenzialmente negativo, o cosa? Con quali contenuti intrinseci avete deciso di caratterizzarlo?

Le persone non hanno mai avuto quel diritto. Nessuno ha mai chiesto a Batman, Superman o Spider-Man di proteggerci. Sono vigilanti. Che abbiano una morale è una fortuna. Se fossero tutti come il Punitore (adoro il lavoro di  Ennis) sarebbe un bel problema, o no? Civil War ha introdotto, o quanto meno accentuato, un nuovo concetto nei fumetti: quello dell'opinione della gente comune. Non solo i personaggi principali, ma anche le comparse, il cittadino comune, fino ad arrivare allo stesso lettore... tutti si erano fatti un'idea, tutti parteggiavano per una fazione o per un'altra. Ricordo di essermi stupito nel vedere Iron Man vincere uno di quei premi online come "Miglior Cattivo" dell'anno. Era veramente così sbagliato il suo modo di vedere? L'atto di registrazione non era forse il diritto da parte della gente comune di scegliere da chi farsi proteggere?
Squadron Supreme è, a mio giudizio, una serie dai toni pessimisti. Purtroppo non posso rispondere alla tua domanda perché, avendomi spostato di serie, non ho ancora avuto l'opportunità di leggere i due numeri conclusivi. Oh, per la cronaca, io stavo con Cap.

Viviamo in un mondo in cui, purtroppo, si legge sempre meno: dai quotidiani alla saggistica, dalla narrativa fino ai fumetti. Cos'è che, secondo te, rende ancora il fumetto speciale e ineguagliabile, anche di fronte ai moderni mezzi di entertainment?

La sensazione di averlo fra le mani e sfogliarlo, il profumo della carta, la gioia di andarlo a comprare in edicola o in fumetteria, scegliere quale leggere per primo, ordinarlo nella propria libreria e, una volta letto, riprenderlo per ammirare nuovamente le tavole del proprio disegnatore preferito o rileggere le storie che ci hanno appassionato di più. Il gusto artigianale che il fumetto conserva ancora. I fumetti vanno comprati non scaricati.

Da disegnatore ti chiedo: qual è l'atteggiamento ideale di uno sceneggiatore nei confronti del proprio partner artistico? Come deve comportarsi, professionalmente parlando, uno sceneggiatore per farti sentire totalmente a tuo agio?

Lo sceneggiatore ha una grossa responsabilità. Se lo scrittore riesce a trasmettermi la sua passione in quello che scrive, io disegno sicuramente meglio. Poi, come normale, ci sono cose che preferisco  e cose che mi piacciono meno. Con Stefano, ad esempio, mi trovo benissimo perché sa esattamente quali sono i miei gusti. Per farmi sentire a mio agio, uno sceneggiatore deve essere appassionato al suo lavoro, fidarsi di me e lasciarmi libertà nella costruzione della tavola.

Ogni passaggio epocale è stata segnato da una trasformazione della cultura popolare che ne rappresentava lo specchio. In che modo pensi che il mondo dei comics stia vivendo il suo passaggio al XXI secolo? Quali strade ti auspichi o prevedi per il futuro del fumetto?

Non ci vuole molto per accorgersi di quanto i fumetti siano cambiati nel corso degli anni e non vorrei dire una banalità nel ricordare in questa sede cos'era un fumetto degli Anni '60, con uno stile essenziale, pulito e scintillante, rispetto a un prodotto moderno, dai toni decisamente cupi e a volte irriverenti. Una volta per vivere avventure fantastiche esistevano solo i "giornaletti". Il cinema non poteva permettersi certi effetti speciali... ricordo, e mi fa sorridere, lo slogan del primo film di Superman " Vedrete veramente un uomo volare" o una cosa del genere. Oggi il fumetto è solo uno fra i tanti mezzi di entertainment e forse il più povero in termini di spettacolarità, ma resiste grazie alle idee...che forse mancano un po' a Hollywood e ai programmatori di videogiochi.
Oggi esiste una grande famiglia dell'intrattenimento. Quando si crea un nuovo personaggio, si crea un brand che sarebbe auspicabile funzionasse a più livelli: nel cinema, nei videogiochi , nei giocattoli e nei fumetti. I comics, ora, stanno vivendo  una nuova giovinezza grazie all'interesse di Hollywood e Hollywood sta approfittando di decenni d'idee non sfruttate. Sento spesso parlare di crisi, io non ci credo molto.

Chi è Marco Checchetto? Non professionalmente, ma nella vita di tutti i giorni. I tuoi hobby, le tue speranze, le tue paure, i tuoi sogni. Immagino che non potrai dirci molto, ma anche rimanendo sul vago, giusto per ingolosirci un po', potresti dirci quali progetti bollono in pentola per il biennio 2009/2010?

AHAHAHA... sono un ragazzo di 33 anni innamorato di Laura da 16 anni. Adoro stare con la mia famiglia. Sono un lettore di fumetti, un appassionato di cinema, un giocatore incallito di videogiochi e sono un membro H.O.G. (Harley Davidson Owners Group). Amo fare delle belle gite in moto con i miei amici e ridere spesso. Mi definisco un "cronofobico", non per la paura dell'immensità del tempo, ma per la paura del tempo che fugge. Ho paura della vecchiaia e di perdere le persone care. Ho paura che, facendo le cose che bisogna fare ma non si ha voglia di fare, mi rimanga poco tempo per fare le cose che vorrei veramente fare. Chiaro no?
I miei sogni: in questi anni ne ho realizzati tanti. Il più grosso dei quali proprio da pochissimi giorni. Disegnerò infatti i numeri 597 e 599 di THE AMAZING SPIDER-MAN. Nel biennio che citi c'è sicuramente Life Zero Chronicles, la mia prima serie personale, e ci sono molte altre cose che vorrei fare sia con Stefano Vietti che con altri sceneggiatori, ma è presto per parlarne. Per quanto riguarda la Marvel...be', mi hanno "tolto" improvvisamente da Squadron Supreme (non sarò io a disegnare i numeri 11 e 12) per farmi fare subito Amazing. Ho ricevuto complimenti e parole di stima da molti editor. Adesso mi dedico a Spidey e poi vedremo...

Wow! Fantastico, Marco, questa sì che è una notizia che definirei clamorosa! Nelle domande precedenti mi chiedevo proprio perché un talento come il tuo non dovesse approdare su Amazing prima o poi e... there you are! Cosa posso dirti, mi sento un po' emozionato anche io... Immagino sia per te un sogno che diventa realtà, cos'è che dice in questi casi il disegnatore più felice del mondo?

Il disegnatore più confuso del mondo... Ancora non ho realizzato la cosa. Quando mi hanno detto che avrei fatto Amazing ho dovuto leggere la mail 5 o 6 volte. Non sono fortissimo con l'inglese e sono sicuro di aver scritto delle cose senza senso a Steve (Wacker, editor di Spidey). Ho pianto come un bambino, urlato come un pazzo e festeggiato con la mia famiglia (poveretti, una vita a sorbirsi Spider-man in ogni sua forma). C'è anche un lato negativo della vicenda, seguendo la serie solo in italiano mi hanno dovuto spoilerare quasi un anno di storie...Mapporc...

Cosa dobbiamo aspettarci dal Ragno di Marco Checchetto? Conserverai lo spessore archetipico e iconico che abbiamo ammirato nei tuoi precedenti lavori, oppure hai già in mente di plasmare un nuovo modello di Spider-Man?

Sicuramente sarà uno Spider-man diverso, un po' più maturo e più ragnesco.
Lo sceneggiatore è Joe Kelly e delle prime 5 pagine di sceneggiatura che mi sono arrivate non posso che essere soddisfatto. Vedrete...

Cerco di mettermi nei tuoi panni, e di ipotizzare come potrei sentirti a disegnare una delle testate più lette e importanti del mondo. Penso che mi tremerebbe la mano, penso che qualsiasi disegno non mi sembrerebbe mai abbastanza perfetto. Adesso che tocca a te compiere il grande salto, dimmi, come se ne combatte la paura?

Le sensazioni che ho sono proprio quelle... Mi sono bloccato alla prima tavola. Sento il peso di questo impegno e dell'aspettativa... spero di essere all'altezza dell'occasione che mi è stata data. La paura la sconfiggerò tavola dopo tavola, come ho sempre fatto in tutti i miei lavori.

Ti ringrazio di cuore per questa intervista. Hai scelto noi per dare in esclusiva una notizia di questa portata, e ne siamo onorati! C'è qualcosa che ti senti di aggiungere in chiusura, che vuoi dire ai nostri lettori, alla Marvel o allo staff di Panini Comics?

Ai lettori dico che spero che il mio Spider-Man  piaccia. Da parte mia posso garantire la passione, l'impegno e  il rispetto che questo grande personaggio si merita.
Allo staff di Panini voglio dire grazie:
A MML e a Franz per l'aiuto e la fiducia.
A te per questa bellissima intervista e mi raccomando... Fate una bella edizione italiana delle mie storie...ahahaha!!!!
Alla Marvel non posso che dire "THANKS A LOT" per aver permesso a un bimbo di 7 anni di realizzare il suo sogno più grande.

Marco

Intervista raccolta da Marco Cecini.