La passione inizia da Batman

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Molti appassionati di fumetti e coloro che per i fumetti ci vivono, anche economicamente parlando, hanno confessato che un eroe, oppure delle storie che hanno letto e seguito, hanno dato al via alla passione ed al mestiere che oggi seguono con impegno e dedizione. E' quello che afferma su Batman, Neil Gaiman, colui che ha realizzato il volume Batman: Cosa è successo al Cavaliere Oscuro?, sceneggiato proprio da lui stesso e arrivato in Italia grazie a Planeta DeAgostini.

Un'introduzione, o una lettera d'amore

Un nuovo volume dà una scossa all'universo dell'Uomo Pipistrello. Batman: Cosa è successo al Cavaliere Oscuro? fornisce qualche risposta sulla problematica situazione di Batman, ma fa nascere ancora più domande... Ecco come Neil Gaiman, sceneggiatore della storia, introduce il suo nuovo capolavoro...


Amo Batman. Ci sono altri personaggi che mi piacciono. Forse altri personaggi mi piacciono anche di più. E poi ci sono i personaggi che ho creato io, e li amo tutti, come figli. Ma ho amato, e amo ancora Batman, incrollabilmente, senza discussioni, come si ama un genitore. È stato il primo. E c'è stato sempre.

Ehi, l'ho amato dalla prima volta che ho sentito il suo nome. Mio padre mi aveva detto che in America c'era un telefilm su un uomo che combatteva il crimine vestito da pipistrello. Avevo cinque anni, e per me ‘bat' era solo la mazza che usavo per colpire la palla da cricket, ma ne restai comunque stregato. Quando il telefilm è arrivato in Gran Bretagna, cominciai a preoccuparmi per lui, davvero. Alla fine di ogni primo bat-episodio, lui finiva in una trappola mortale e io per una settimana rimanevo in ansia. Se mi perdevo la seconda parte chiedevo ai miei amici che l'avevano vista di raccontarmi come era riuscito a fuggire ("Aveva un bat-fischietto per uccelli nella cintura e ha chiamato gli uccelli perché bucassero il pallone a beccate e poi si è calato al sicuro...").

È stato Batman a farmi appassionare ai fumetti. Mi facevo comprare da mio padre i fumetti della Smash!, che ristampavano le strisce quotidiane dei giornali americani e che sono stati la mia introduzione ai fumetti americani che ho scoperto poco dopo, prima in uno scatolone, poi nelle edicole locali. Erano incredibili: sogni in quadricromia fatti realtà. Ho amato i fumetti ancor più del telefilm. Leggevo anche altri fumetti, e mi piacevano altri personaggi dei fumetti, ma Batman era il migliore. Lo era davvero. Lui era Batman.

E la cosa gloriosa di Batman è stato il modo in cui mi è venuto dietro quando sono cresciuto. Quando avevo dodici anni c'erano i fumetti di Neal Adams, che hanno trasformato il rassicurante Batman con cui ero cresciuto in una creatura più solitaria, più oscura, che mi ha fatto compagnia durante la mia adolescenza. Poi, quando avevo venticinque anni, c'è stato
Il ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller, argomento del mio primo lavoro accademico. Era sempre Batman ed era sempre glorioso.

Così, tra i sospiri di disapprovazione di Dave McKean, ho inserito Batman nel primo fumetto DC che io abbia mai scritto, Black Orchid, e lì era una figura oscura, che parlava in bianco su sfondo nero (e la cosa mi è piaciuta così tanto che poi l'ho rubata per
Sandman, provocando angosce indicibili negli anni a venire a Todd Klein e al reparto produzione della DC). Ho scritto un Secret Origins su Poison Ivy. Ho scritto un Secret Origins Special, con una storia contenitore su Gotham, e una storia all'interno sull'Enigmista, in cui dicevo tutto ciò che pensavo sulla perdita di un certo tipo di storie. Ho perfino scritto una storia per Batman Black & White, con Batman e il Joker che se ne stavano seduti come cartoni della Warner fuori servizio, dietro le quinte di un fumetto, in attesa di andare in scena e recitare. Ho inserito un piccolo cameo di Batman in La Veglia, l'ultima storia di Sandman, solo per ricordare alla gente che sì, facevano parte di uno stesso universo.

Ma quelle erano storie su Batman: lui c'era, ma partecipava solo dal di fuori, i suoi effetti sul mondo erano più importanti della sua storia.

C'è stata un'altra storia di Batman, che non è mai andata in porto: l'avevo proposta più o meno nel 1989 e si chiamava (se ricordo bene) Serate al Circo. Mi hanno anche dato un anticipo di $900 per scriverla. Ma per un motivo o per l'altro (soprattutto perché chi avrebbe dovuto disegnarla aveva firmato un contratto di esclusiva con un altro editore) non è mai stata realizzata. Ho idea che sarebbe stata una gran bella storia di Batman, e parlava di tre visite notturne, durante il corso della vita di Bruce Wayne, a un circo davvero molto strano. Ma non è mai stata scritta.

E poi sono successe delle cose, e da un giorno all'altro praticamente non ho più scritto fumetti. Non ne avevo tempo e, soprattutto, non ne avevo più la minima voglia. Ci sarebbe voluto, dicevo alla gente che me lo chiedeva, qualcosa di molto speciale per convincermi a trovare il tempo di scrivere nuovamente un fumetto. O meglio, a dire il vero, di scrivere qualcosa che non fosse mio...

Poi è squillato il telefono e Dan DiDio mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto scrivere una storia di Batman.

Ho chiesto a Dan se questo significava che si erano ricordati dei loro $900 e volevano che scrivessi il mio racconto Serate al Circo. Ha detto di no, che ciò che voleva era una storia in due parti -qualsiasi cosa volessi scrivere, ha detto - che sarebbe stata pubblicata sull'ultimo numero di Batman e sull'ultimo numero di Detective Comics. Potevo davvero scrivere l'ultima di tutte le storie.

"Sarà", mi ha detto, "un po' come Cos'è successo all'Uomo del Domani?" Parlava della storia in due parti di Alan Moore, pubblicata sugli ultimi albi della numerazione originale di Superman e Action Comics, la storia che ha segnato la fine del Superman della Silver Age, gli anni di Mort Weisinger e Julie Schwartz. La fine di un'era. È stato il miglior ultimo fumetto di Superman possibile, un meraviglioso peana a un Superman, che presto sarebbe stato ripensato e reinventato, e i cui fumetti sarebbero stati rinumerati, a partire dal #1.

Non mi ricordo di averci pensato: ho semplicemente detto di sì.

Onestamente, voi cosa avreste fatto? Credo di aver detto a Dan che non avevo tempo e non credevo che ce l'avrei fatta, ma certo. Fino al giorno della sua morte, Julie Schwartz raccontava la storia di come di Alan Moore l'aveva fisicamente afferrato e non l'avrebbe lasciato andare finché Julie non gli avesse accordato la possibilità di scrivere Cos'è successo all'Uomo del Domani? e Alan diceva che non importava che non fosse vero, e che lui aveva semplicemente detto "Sì" quando Julie gliel'aveva chiesto, ma che era la storia di Julie ed era una buona storia. Probabilmente nella versione di Dan della nostra storia, lui e l'editor Michael Marts sono stati rapiti, e bendati, e legati a delle sedie in uno scantinato, e poi sono arrivato io con i miei seguaci e ho detto: "Ora ascoltate, ragazzi. L'ultima Storia di Batman. Se qualcun altro prova a scriverla, mando Lefty e Knuckles a insegnare a tutti una lezione, è chiaro?" ed è davvero carino da parte mia suggerirlo, perché così Dan DiDio non deve improvvisare un accento inglese. Magari è andata davvero così. Chi può dirlo.

Ho messo giù il telefono. Ho pensato ad Alan Moore e al suo Cos'è successo all'Uomo del Domani?. Non avrei fatto una cosa del genere, non avrei neanche provato a fare ciò che Alan aveva fatto: la celebrazione della fine di un'epoca, il canto del cigno da parte dei più grandi disegnatori di Superman, qualcosa che finiva con un sorriso e una strizzatina d'occhio.

Le storie di Batman non finiscono con sorrisi e strizzatine d'occhio. E Batman era sopravvissuto a molte epoche, e sarebbe, senza dubbio, sopravvissuto a molte altre. Se avessi raccontato l'ultima storia di Batman, sarebbe stata qualcosa in grado di sopravvivere all'attuale morte o alla scomparsa di Batman, sarebbe dovuta rimanere l'ultima storia di Batman anche tra venti anni, o cento.

Perché se Batman è qualcosa, è un sopravvissuto. Sarà ancora qui molto tempo dopo che tutti noi ce ne saremo andati. Quindi cosa poteva esserci di più appropriato della storia della sua morte?

Ero deliziato ed entusiasta quando l'editor Michael Marts mi ha detto che avrei avuto Andy Kubert come disegnatore. Non credo ci sia qualcosa che Andy non sappia fare se glielo chiedi, e io gli ho chiesto di fare alcune cose molto strane in quest'occasione. Quando altri artisti avrebbero ricalcato o rubato o copiato, Andy ha fatto qualcosa di molto più bizzarro e interessante, come mi ha spiegato lui stesso: "Non ho cercato di disegnare come loro. Ho cercato di disegnare come se gli artisti di cui mi hai parlato cercassero di disegnare come me". E così ci sono Bob Kane e Dick Sprang e Carmine Infantino e Neal Adams e Dick Giordano e Brian Bolland e tutti gli altri, così tanti incredibili disegnatori che hanno lasciato il loro segno su Batman, così tanti meravigliosi stili, passati attraverso il "filtro" Andy Kubert. (Anch'io ho provato a scrivere come altri, ho cercato di suonare come Bill Finger e Gardner Fox e Denny O'Neil e Steve Englehart e Bob Haney e Frank Miller e Alan Grant e molti altri grandi scrittori che hanno fissato un foglio di carta bianca e cercato di pensare a qualcosa da far fare al Cavaliere Oscuro, ma temo che il tutto suoni più semplicemente come fosse scritto da me.)

Io ho avuto la fortuna di avere Andy e Andy ha avuto la fortuna di avere Scott Williams, un eccellente disegnatore di suo, oltre a ottimo inchiostratore, che ha preso ciò che Andy aveva creato con le matite e l'ha trasformato in pagine di fumetto splendidamente inchiostrate. Alcune cose le ho scritte solo per vedere come loro le avrebbero disegnate; ho chiesto l'impossibile, perché sapevo che potevano darmelo.

Alex Sinclair ha colorato il tutto con rapidità e disinvoltura. Jared K. Fletcher ha fatto un gran lavoro con il lettering, e ho anche avuto la mia prima copertina di Alex Ross. Nella mia testa, la storia si chiamava semplicemente Batman: La Fine, ma la prima volta che quelli della DC Comics ne hanno parlato, l'hanno descritta come
Cos'è successo al Cavaliere Oscuro? e alla fine il titolo è rimasto.

A causa degli strani tempi della stampa, sto scrivendo questa introduzione prima che l'ultimo numero arrivi sugli scaffali. Non ho idea se alla gente piacerà o se lo odieranno. E in realtà, stranamente, non m'importa.

È la mia ultima storia di Batman, dopotutto; se Batman dovesse finire, immagino che, almeno per me, finirebbe così.

Ed è il mio piccolo ringraziamento: a Batman, e a tutti gli scrittori e disegnatori e inchiostratori e coloristi e letteristi ed editor che ce l'hanno dato per tutti questi anni.

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