Planeta DeAgostini: altri dettagli sui volumi in uscita

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La Planeta DeAgostini prosegue nel aggiornare con dettagliate informazioni i titoli che sono in uscita con il suo marchio.

Il cammino dello scarabeo

Sono decenni ormai che lo Scarabeo Blu, un artefatto forgiato con magia e tecnologia capaci di conferire straordinari poteri al suo portatore, passa da un personaggio all'altro e perfino da una casa editrice all'altra. Nel 2009 si festeggia il settantesimo anniversario di Dan Garret, il primo di una serie di Blue Beetle che arriva fino ai nostri giorni, con la "matricola" Jaime Reyes, il protagonista del volume Universo DC: Blue Beetle. Qui di seguito ripercorreremo la storia di questa lunga saga supereroistica e del misterioso artefatto, entrambi caratterizzati da un percorso alquanto tortuoso.

Tutto cominciò nel 1939 sulle pagine di Mystery Men Comics #1. La rivista, nata quando il genere supereroistico stava cominciando a imporsi sul mercato grazie al travolgente successo di Superman, era pubblicata dalla Fox Comics, la stessa casa editrice che aveva creato Wonder Man. Quest'ultimo ebbe una vita editoriale molto breve, dato che i giudici obbligarono la Fox Comics a interrompere la pubblicazione delle sue storie, considerando Wonder Man un plagio dell'Uomo d'Acciaio della concorrente DC Comics. Dan Garret fu creato proprio su quelle pagine dal disegnatore Charles Wojtkowski, sotto lo pseudonimo di Charles Nicholas, nome utilizzato anche da altri geni dell'epoca, come il grande Jack Kirby. Garret era un poliziotto che aveva deciso di combattere il crimine indossando un costume a prova di proiettile (da lui stesso progettato) e assumendo una miracolosa vitamina 2X che gli conferiva una forza sovraumana. Diventò così il primo Blue Beetle, un eroe relativamente popolare che ottenne una sua serie regolare e che seppe adattarsi ai gusti del tempo: quando il genere supereroistico cominciò a decadere, il personaggio perse i suoi poteri e le sue storie assunsero un tono più poliziesco.

Nel 1965, la Fox Comics vende i diritti di Blue Beetle alla Charlton. Proprio quell'anno, la casa editrice pubblica una ristampa di alcune delle storie classiche del personaggio. Durante la Silver Age, però, la Charlton cambia radicalmente questo eroe. I responsabili della nuova collana, Joe Gill e Tony Tallarico, lo trasformano in un professore di archeologia chiamato Dan Garrett (da notare la doppia "t") che, durante uno dei suoi scavi, fa una straordinaria scoperta: la tomba di un antico faraone. Il sovrano egiziano aveva ordinato la creazione dello Scarabeo Blu, facendolo poi incastonare sul suo sarcofago perché venisse trovato da uno spirito eletto, milioni di anni dopo. Garrett fu quindi il prescelto dal fato: grazie allo Scarabeo Blu, Dan ottenne straordinarie abilità, come una forza sovraumana e la capacità di volare e di proiettare scariche di energia. Per accedere a queste incredibili doti, non doveva fare altro che pronunciare la formula "Kaji-dha". Quel Blue Beetle rivisitato, però, non ebbe una vita editoriale molto lunga.

Nel 1966, un nuovo Blue Beetle esordisce in sordina su Captain Atom #83, per opera di Steve Ditko, coadiuvato ai dialoghi da Gary Friedrich. Il co-creatore di Spider-Man tira fuori dal suo cilindro Ted Kord, un uomo che aveva non poche somiglianze con l'Uomo Ragno. Dotato di uno spiccato senso dell'umorismo, il personaggio era un eroe molto più "urbano" dei suoi predecessori, oltre che uno straordinario inventore, e faceva affidamento sulle proprie capacità atletiche per lottare contro i suoi nemici. Inoltre, Kord non possedeva alcun potere sovraumano. Dopo alcuni numeri di Captain Atom, il secondo Blue Beetle ottenne una serie personale di breve durata, dove venne approfondito il suo legame con Garrett. Kord era stato alunno di Garrett all'università ed era ricorso all'aiuto di questi quando suo zio Jarvis era morto nel suo laboratorio. Ted aveva affiancato lo zio nelle sue ricerche, anche se non sapeva esattamente a cosa stessero lavorando. Ted e Garret scoprirono che Jarvis, in realtà, intendeva dominare il mondo e che aveva solo inscenato la sua morte per rifugiarsi sull'Isola di Pago. Quando Jarvis tentò di uccidere Ted e Garrett, quest'ultimo si trasformò in Blue Beetle e sacrificò la sua vita per salvare il suo ex alunno. Garret chiese a Ted di prendere il suo posto come Blue Beetle ma, sfortunatamente, lo Scarabeo rimase intrappolato nel cadavere dell'eroe. Privo di poteri, ma animato da un grande spirito, Kord progettò un'astronave e una pistola speciale per combattere il crimine.

Le avventure del secondo Blue Beetle acquistarono maggiore rilievo negli anni Ottanta, quando la DC Comics comprò i diritti di tutti i personaggi della Charlton. Su Crisi sulle Terre Infinite, Marv Wolfman e George Pérez collocarono tutti questi eroi su Terra-4, uno dei molti mondi del Multiverso, e li inserirono all'interno dell'Universo DC alla fine del megaevento editoriale. Durante quella saga, Ted rivelò di essere in possesso dello Scarabeo; anche se l'artefatto non gli conferiva alcun potere, lo proteggeva comunque dagli attacchi dei Demoni Ombra dell'Anti-monitor. Quando Len Wein e Gil Kane rivisitarono le origini di Ted su Secret Origins #2 (1986), l'artefatto riacquistò le caratteristiche originarie stabilite da Ditko. Quella storia rappresentò il prologo di una serie mensile, scritta dallo stesso Wein e disegnata da Paris Cullins, durata fino al 1988. Blue Beetle ritrovò Garrett, che non era morto come sembrava, distrusse lo Scarabeo del faraone con il suo aiuto e cominciò a farsi largo nel suo nuovo mondo come proprietario delle Industrie Kord e come inventore di rinomata fama... anche se come eroe non era ben visto.

Molto probabilmente, lo scarso credito di cui godeva l'eroe era dipeso dal fatto di essere stato un componente della Lega della Giustizia Internazionale di Keith Giffen e J.M. DeMatteis. Ted era un membro fondamentale del gruppo, oltre che una fucina inesauribile di battute insieme al suo amico, Booster Gold. Gli strampalati piani che i due concepivano per arricchirsi (oltre che per guadagnare una certa fama come playboy e per risolvere i problemi di peso di Ted) li trasformarono, agli occhi della comunità supereroistica, in vere e proprie macchiette. A metà degli anni Novanta, Beetle continuò ad apparire su collane come L.A.W., una miniserie di Bob Layton e Dick Giordano pubblicata nel 1999, dove condivise le sue avventure insieme agli altri personaggi della scomparsa Charlton. Partecipò anche come personaggio secondario su Birds of Prey, durante il ciclo dello sceneggiatore Chuck Dixon, che lo trasformò nell'innamorato cibernetico di Oracolo e in un prezioso alleato di questo particolare gruppo.

Ted terminò la sua carriera eroistica nello speciale Countdown a Crisi Infinita, divenendo la prima vittima illustre della saga. Su quelle pagine, Ted si mise a indagare su una serie di indizi che lo portarono fino al castello di Checkmate. Qui, Blue Beetle scoprì che Maxwell Lord, l'ex mecenate della JLI, aveva messo in moto un folle piano per prendere il controllo della comunità metaumana. Kord non volle unirsi a Maxwell e lui lo uccise a sangue freddo. Prima di questo tragico finale, Ted aveva lasciato lo Scarabeo Blu, che fino a quel momento non gli era stato di particolare aiuto, nelle mani del mago Shazam. Quando la dimora di quest'ultimo, la Roccia dell'Eternità, esplose ne Il Giorno della Vendetta, l'artefatto finì a El Paso (Texas).

E a questo punto entra in scena Jaime Reyes. Su Crisi Infinita n. 2, Geoff Johns e Phil Jiménez ci hanno descritto il ritrovamento di questo strano amuleto da parte di Jaime. Nel corso della saga, lo Scarabeo Blu si attaccò alla colonna vertebrale del ragazzo che, da quel momento, divenne il nuovo Blue Beetle. Lui e Booster Gold si unirono a una spedizione di eroi nel tentativo di sconfiggere il satellite Brother Eye. Jaime scomparve nel corso la battaglia, ma solo per riprendere le sue avventure nel primo episodio della sua collana regolare, raccolta da Planeta DeAgostini Comics in questo volume. Insieme scopriremo che questo Scarabeo, passato di mano in mano nel corso dei decenni, è molto più di quello che sembra.


Intervista con l'autore di Romance Killer

Dopo Il Grande Catsby, ecco a voi la seconda opera dell'ideale trilogia del coreano Do-ha Kang dedicata alla gioventù: Romance Killer. L'autore è uno dei massimi rappresentanti del manwha contemporaneo. Nell'edizione di Romance Killer proposta dalla Planeta DeAgostini Comics, i lettori troveranno una breve intervista con l'autore. Ecco una piccola anticipazione della chiacchierata corredata dalle prime pagine della sua opera: rimarrete a bocca aperta!


Cos'è per te la "giovinezza"?

Seo Ch'an-hui: Un trittico sulla giovinezza che inizia con Il grande Catsby, continua con Romance Killer e termina con Cubric che è ancora in fase di pubblicazione. Ma leggendo le pagine dei primi due fumetti ho avuto l'impressione che più che una giovinezza ricca di speranza e piacere, si tratta di un periodo carico di disperazione e pena. Per te cosa rappresenta la giovinezza?

Kang Do-ha: Singhiozzi? Sarebbe di gran lunga meglio scoppiare in un pianto e sfogare quello che si ha dentro... e, invece, trattengo tutto. Ese all'apparenza nemmeno una lacrima riga il tuo viso, all'interno, il corpo si sta frantumando. Se penso alla mia giovinezza, penso sempre a una condizione simile a questa. Un'enorme confusione. Il viso caldo, bollente. E una miriade di domande: che ci faccio qui? Perché sono capitato in questa situazione? Che ci faccio con queste persone?... Se penso alla mia giovinezza, credo davvero di non essere nemmeno stato su questo pianeta... Terra. Ma mi sembra piuttosto di essere stato in un altro mondo, in un posto del tutto diverso da questo, in un ambiente che con questo pianeta non aveva nulla a che vedere. Ea tutt'oggi faccio fatica a mettere ordine in quei ricordi... di singhiozzi di un altro mondo.
Ad ogni modo non è facile ricostruire il momento di un autore solo attraverso un paio delle sue opere. Se uno, per esempio, leggesse altre due mie storie, magari più frivole e divertenti, potrebbe farsi un'immagine to¬talmente diversa di me. Per esempio il fumetto che ho intenzione di realizzare dopo Cubric è comico. Mi viene tanto da pensare che tu hai dato una chiave di lettura troppo "tragica" a queste mie serie.

A proposito della critica di manierismo.

Seo Ch'an-hui: Aquanto pare Romance Killer non si discosta molto da Il grande Catsby. Sia nella struttura di base, sia nella resa dei personaggi... Mi viene, allora, da pensare che tu abbia peccato un po' di manierismo.

Kang Do-ha: Mi piace tanto ricevere complimenti, parole d'incoraggiamento e di apprezzamento da parte del pubblico. Mi servono per vivere e per continuare. Ma come tutti i fumettisti, devo dimostrare che c'è una evoluzione nei miei fumetti. Ora questa critica mi avvilisce e mi rende triste. Manierismo. Ho sentito dire che mischio troppe cose insieme o che sono troppo sentimentale. Queste critiche, che spesso suonano come malevoli insinuazioni, più spesso mi ricordano che se qualcuno dei miei lettori ha sostenuto qualcosa del genere un fondo di verità c'è eccome! Evidentemente sono io che non mi sono accorto dei miei errori. Equando mi metto alla ricerca di punti che forse corrispondono a queste critiche... mi capita qualche volta di trovarne qualcuno, altre volte no.
Per quanto riguarda la struttura del fumetto, in effetti si potrebbe sostenere che io abbia sfruttato nuovamente l'escamotage del colpo di scena, così come avevo fatto ne Il grande Catsby e che abbia riciclato questo sistema. Ecco, questo potrebbe essere chiamato manierismo: nel senso di riutilizzare una formula che ha già funzionato. Ma se avessi basato i miei lavori sul manierismo, proprio per assicurare la buon riuscita delle mie opere, mi spiegate perché la pubblicazione de "La bella Sun" che aveva come protagonista proprio la Sun de Il grande Catsby non è mai stata completata? In fondo lei era un personaggio già collaudato, no? In un mondo in cui sono in tanti a riciclare i propri personaggi di un lavoro ormai concluso, proprio io, che ho rinunciato alle opzioni più sicure e mi sono proiettato verso nuovi mondi, devo essere tacciato come manierista!? Ma, in fondo, questo vuol forse semplicemente dire che le aspettative dei miei lettori nei miei confronti sono molto alte... rimane, però, il problema che io, in qualche modo, dovrò pur portare a termine il mio lavoro... o no?
Manierismo in fondo potrebbe significare avere la pancia piena ed essere soddi-sfatto di quello che si è fatto, ma io non ho mai sentito la pancia piena. Efinora ho sempre avuto fame di novità. Tant'è vero che ancora prima di finire un lavoro ho sempre pensato al lavoro successivo da realizzare.
In effetti il manierismo che intendono coloro che mi criticano potrebbe non essere lo stesso che intendo io. Non è che, però, ora io mi debba giustificare in tutto e per tutto. Nessuno mi assicura, poi, che, se pure cercassi di giustificarmi, chi mi accusa riuscirebbe a capire bene la mia posizione. Tuttavia sostengo a piena voce che non ho peccato di manierismo. Ammetto che forse io stesso ho lasciato intendere que-sto. Ericonosco che ci saranno sicuramente dei validi motivi se mi vengono mosse simili accuse e cercherò di trovare dove ho sbagliato.
Forse ciò deriva solo dal fatto che non sono ancora in grado di mettere bene in risalto quali sono le novità che differenziano una nuova mia opera da una precedente. Beh, ad ogni modo, io non sono un manierista.

Cosa tiè piaciuto o cosa ti ha creato maggiori problemi nella realizzazione di un fumetto...

Seo Ch'an-hui: Cosa è stato particolarmente duro nella realizzazione di questo fumetto? Per esempio se hai avuto problemi di salute... Al contrario hai memoria di qualche episodio particolarmente piacevole?

Kang Do-ha: Beh, il fumetto è un prodotto... ed è normale che dietro quel prodotto ci siano vari problemi, non ultimi di salute. Amaggior ragione se bisogna consegnare due episodi a settimana... non immaginate nemmeno quanta fatica ci sia dietro.

Seo Ch'an-hui: Hai proprio ragione.

Seo Ch'an-hui: Lo comprendo...

Kang Do-ha: Io credo sempre che in ogni puntata debba dare ai miei lettori una dose di soddisfazione: questo è tanto più importante quando si tratta di fumetti online. I lettori si devono sentire soddisfatti, satolli. Questo si verifica senz'altro se io riesco a rispettare la tabella di marcia che mi ero prefissato prima di partire, ma un po' alla volta, ineluttabilmente, i contenuti finiscono con lo scivolare sulla puntata successiva e, così facendo, anche la fine del fumetto viene prolungata e ritardata: questo comporta una marea di faticoso lavoro in più... per me. Insomma ogni piano salta, alla fine. Avrei desiderato enormemente ridurre a una le puntate da pubblicare ogni settimana, ma fino alla fine ho resistito... cercando di rispettare le tabelle di marcia iniziali.
Senza poter mai dare troppa importanza alla mia fatica fisica, ho dovuto sempre cercare di mantenere alto il livello della qualità. Nel caso de Il grande Catsby una parte del fumetto era stata pubblicata su Empas (pagina web molto conosciuta in Corea) e i lettori avevano già avuto modo di apprezzare l'opera, un po' alla volta. In questo caso, invece, ho dovuto in ogni puntata curare l'immagine del fumetto, e quindi non potevo di certo permettermi di ridurre il numero delle pubblicazioni settimanali o di sacrificare la ricchezza dei colori semplificandoli e compromettendo la qualità del fumetto.
Eppure durante la pubblicazione è capitato ben più d'una volta che la reazione del pubblico non fosse così appagante. Questo perché evidentemente c'era un problema di fondo relativo all'età dei lettori, che impediva loro di appassionarsi ai temi trattati.
Ho dovuto rimandare alla seconda parte tutti i contenuti più stimolanti del fumetto. Ecco perché in molti si saranno chiesti "ma che diamine, mi spiegate perché questo uomo di mezza età è un killer se non ammazza mai nessuno?", "Va appresso a questa ragazza, ma non concludono mai niente", "Stanno sempre e solo a vedere dei film... poi a un certo punto decidono di salire su Namsan a prendere una boccata d'aria e tutto ad un tratto ecco spuntare un cammello!" Eppure gli uomini della mia età, malgrado tutto questo, l'hanno letto con piacere. Anzi, mi hanno inviato anche tante email d'incoraggiamento. Al contrario i lettori che seguivano le pubblicazioni su internet e che hanno al massimo una trentina d'anni si lamentavano del fatto che non succedesse mai niente... visto che loro sono abituati a fumetti in cui capita continuamente qualcosa. Ma non è che, per accontentare loro, avrei potuto svelare tutto sin dall'inizio e quindi ho resistito fino alla conclusione.
Tutto questo mi ha stressato non poco. Io pensavo al lavoro nel suo complesso, ma i lettori del web non potevano far altro che leggere e valutare le singole puntate. è proprio questa la principale caratteristica del web. Così che se poco poco quell'episodio non li ha soddisfatti, pensano subito che all'autore abbia dato di volta il cervello, eheh. Non per questo, però, io ho cercato di evitare o sottrarmi a queste critiche. è come se di volta in volta loro bollassero i miei lavori come quando si assegna un marchio alla carne. Quindi per Romance Killer non è stato lo stesso come per Il grande Catsby dove sia io che i miei lettori ci siamo un po' alla volta affezionati al mio lavoro. Pertanto non mi è rimasto altro da fare che pregare, anche se sono ateo, e continuare il mio lavoro, finché non fosse arrivato il momento di dire "okay, possiamo accendere i motori", e da quel momento mi è parso veramente di iniziare; contemporaneamente anche il numero dei lettori è aumentato sensibilmente. Così loro sono stati finalmente contenti, e io pure.
Quindi l'aspetto più difficile del lavoro è stato proprio questo. Non ho potuto vedere l'opera nel suo insieme e di conseguenza non ho potuto vedere i lettori nella loro totalità. I lettori che leggono i fumetti online e quelli che leggono offline lo stampato sono uguali, ma è il modo di vedere il fumetto che cambia. Tutto ciò sembra così strano ma a differenza di quanto accadeva prima, ora chi legge un episodio di un fumetto online vuole essere appagato in un click da quelle pagine che legge. Quindi un capitolo di un manhwa che viene pubblicato su internet gode di una vita a sé stante. L'attesa della puntata successiva, dell' "update" che non viene mai, sono tutte sensazioni sconosciute alle riviste, mensili o settimanali che siano. Perché tutto questo succede proprio nel mass media più comodo di tutti!? Ma è proprio questo il gusto, quello di vedere un fumetto nascere un po' alla volta e non spuntare come un fungo completo in tutto e per tutto. Ecco perché mi sono sempre sforzato di mantenere alto il livello del fumetto cercando di appagare costantemente i lettori a piccole dosi. Emi sono sentito sempre in bilico avendo da un lato il paradiso, dall'altro l'inferno.


Made in America

John Constantine apparve per la prima volta nel 1985, all'interno delle pagine di Swamp Thing #37. Alan Moore, il creatore del personaggio, lo ritrasse come una sorta di Virgilio che faceva da guida a uno smarrito Swamp Thing, il mostro che credeva di essere Alec Holland. Constantine condusse l'elementale in un viaggio attraverso gli Stati Uniti, affrontando tutti quegli aspetti occulti, tenebrosi e opprimenti che abitavano nell'inconscio collettivo americano. La saga in questione, intitolata American Gothic, è ricordata oggigiorno come una delle pietre miliari del genere horror della Nona Arte, oltre che un fedele riflesso di certe problematiche sociali presenti a livello universale: lo spopolamento delle zone rurali, la sottomissione delle donne nelle loro relazioni con gli uomini, la persistenza di costumi e usanze ancestrali. Lo story arc consacrò definitivamente Moore e la sua creatura, tanto che nessun altro scrittore è stato in grado di emulare l'eccellente qualità delle storie concepite dal bardo de Northampton per Swamp Thing.

Molti anni dopo, con la collana dedicata al detective dell'occulto pienamente avviata e dopo lo sfortunato ciclo di storie di Warren Ellis, la linea Vertigo decide di affidare per la prima volta i testi della testata a uno scrittore americano con l'intento di sviluppare i concetti chiave del-la collana più longeva della sottoetichetta DC. La serie: Hellblazer; la data: marzo del 2000; l'autore: un acclamato Brian Azzarello, reduce dalla miniserie Jonny Double e che ha appena iniziato la sua monumentale 100 Bullets. In altre parole, uno statunitense amante del noir che si fa carico delle avventure dell'occultista inglese debitore degli antieroi del migliore hardboiled.

Azzarello aveva due possibilità: adattare il suo stile al canone del personaggio o modellare quest'ultimo sui suoi mezzi e sottotesti autoriali. Fedele al principio di "lavorare divertendosi", l'autore opta per la seconda chance ma, paradossalmente, lo fa attraverso un particolare ritorno alle origini. Lo sceneggiatore ambienta tutto il suo story arc nel cuore degli Stati Uniti, dedicandosi a esplorare (proprio come aveva già fatto Moore) il tessuto sociale del paese e concentrandosi su quella sordida cultura urbana che conosce alla perfezione.

L'autore di Cleveland rinuncia alle caratteristiche inerenti (anzi, indissolubili) del personaggio. In effetti, nelle storie di Azzarello, l'uso della magia (presente, ma in modo quasi circostanziale) e il ricorso agli elementi propri della caratterizzazione psicologica di Constantine (i monologhi interiori, la pietà, il senso di colpa, la vulnerabilità camuffata da cinismo) sono profondamente alterati. Lo sceneggiatore è stato il primo ad aver azzardato una mossa alquanto inaspettata con un personaggio già famoso e avviato come John Constantine, presentando ai lettori una personalissima visione dell'universo di Hellblazer.

Ne è nato un acceso dibattito fra coloro che hanno apprezzato questa ventata d'aria fresca e coloro che, invece, chiedevano un ritorno alle origini classiche. In effetti, le differenze sono molto sottili, benché comunque presenti, e si riflettono in ciò che separa il cinismo dalla moralità, l'essere "fico" dall'essere insolente, i pensieri interiori dalla narrazione in prima persona... in altre parole, ciò che è americano da ciò che è britannico e che riguarda sia la caratterizzazione del protagonista che le atmosfere delle sue avventure. In un certo senso, Azzarello si è servito di John per parlare di quei temi a lui cari (e presenti in molte altre sue opere) e per farlo, ha alterato leggermente la natura del personaggio.

Nel primo arco narrativo, raccolto in questo volume, Tempi duri (Hellblazer #146-150 USA), Azzarello ci presenta una sorta di dramma carcerario, violento e oppressivo, quasi una storia-denuncia in cui Constantine si trova coinvolto in prima persona perché accusato di un crimine che in realtà non ha commesso. Alle matite troviamo un Richard Corben in stato di grazia. Nel secondo story arc, Buone intenzioni (Hellblazer #151-156 USA), l'azione si sposta a Doglick, Nebraska, e l'autore ripropone una tipica struttura narrativa: quella del personaggio extraterritoriale barthesiano introdotto in un contesto rurale molto, molto particolare, in cui tutti sembrano custodire un qualche segreto. Una curiosa fusione di Twin Peaks e la leggenda della bestia di Gévaudan e che coincide con il primo lavoro dello scrittore insieme a Marcelo Frusin, uno dei suoi futuri collaboratori più assidui  (li abbiamo visti insieme anche su Loveless).

I lettori, quindi, si troveranno di fronte un ciclo di storie un po' anomalo, eterodosso, dedicato a una delle creazioni più iconiche dell'etichetta Vertigo. Una volta tanto, invece di essere lo sceneggiatore che si adatta al personaggio e alla natura della serie imposta dalla continuity è proprio questa ad assimilare le inquietudini concettuali dello scrittore. Una parentesi, in definitiva, durante la quale John Constantine smette di essere britannico e diventa a tutti gli effetti made in America.