Planeta DeAgostini tra storie e botanica
INFORMAZIONI SCHEDA
di
Luca Rosati
Altri nuovi albi presentati in dettagli dalla casa editrice spagnola, ma che pubblica fumetti anche in Italia, Planeta DeAgostini: storie e lezioni di botanica sono tra gli "argomenti" trattati in questo volumi presentati in occasione di una prossima uscita.
Vecchie storie, nuove storie
Le
serie pubblicate attualmente sotto l'etichetta Vertigo abbracciano vari
generi e sottogeneri. Non dobbiamo però dimenticare che la divisione
più sperimentale della DC Comics nacque con uno spiccato orientamento
verso prodotti destinati a un pubblico adulto (riferendosi con questa
formula a tutti quei lettori dotati di una certa cultura e
intellettualmente esigenti): si trattava in generale di storie fantasy,
horror e del mistero. Crossing Midnight,
nell'intento degli autori, è un'opera destinata a recuperare le
tematiche magiche di quelle prime proposte Vertigo e, allo stesso
tempo, a rendere esplicito il contributo apportato dalla cosiddetta
"Invasione Britannica" alla fine degli anni Ottanta. Il tutto
inquadrato secondo una visione tipica dei prodotti contemporanei più
realistici.
L'autore di Crossing Midnight è Mike Carey, brillante scrittore inglese già visto all'opera su molti altri prodotti tra cui l'adattamento di Nessundove di Neil Gaiman, vari speciali di The Sandman, un lungo story arc di Hellblazer e il capolavoro Lucifer. Nelle prossime pagine i lettori troveranno ad attenderli una superba storia fantasy, dove magia e horror vengono sapientemente miscelati dall'ottimo Carey, accompagnato dai talentuosi disegnatori Jim Fern ed Eric Nguyen.
La novità di questo fumetto è rappresentata dall'ambientazione: Carey, a differenza dei suoi colleghi più eurocentrici ha scelto infatti di ispirarsi alle leggende del Sol Levante. Crossing Midnight nasce dall'amore di Carey per la cultura Giapponese e, in particolare, per l'ammirazione suscitata da alcuni film nipponici e coreani (oltre che da alcuni manga horror). L'autore rivisita la storia della Regina delle Nevi di Andersen aggiungendo alcuni elementi tratti dalle più famose epopee mitologiche orientali: esseri fantastici, grandi battaglie... tutto questo e molto di più in una storia dove non mancheranno anche alcune osservazioni sulle problematiche sociali del Giappone contemporaneo.
La storia di Kaikou e Toshi è un'opera eclettica che si distingue per il suo approccio lirico, tipico delle proposte con cui la Vertigo esordì nel mercato USA, adattato però al gusto moderno. Crossing Midnight presenta le antiche leggende giapponesi filtrate attraverso l'ottica del fumetto fantastico occidentale. In puro stile Vertigo.
L'autore di Crossing Midnight è Mike Carey, brillante scrittore inglese già visto all'opera su molti altri prodotti tra cui l'adattamento di Nessundove di Neil Gaiman, vari speciali di The Sandman, un lungo story arc di Hellblazer e il capolavoro Lucifer. Nelle prossime pagine i lettori troveranno ad attenderli una superba storia fantasy, dove magia e horror vengono sapientemente miscelati dall'ottimo Carey, accompagnato dai talentuosi disegnatori Jim Fern ed Eric Nguyen.
La novità di questo fumetto è rappresentata dall'ambientazione: Carey, a differenza dei suoi colleghi più eurocentrici ha scelto infatti di ispirarsi alle leggende del Sol Levante. Crossing Midnight nasce dall'amore di Carey per la cultura Giapponese e, in particolare, per l'ammirazione suscitata da alcuni film nipponici e coreani (oltre che da alcuni manga horror). L'autore rivisita la storia della Regina delle Nevi di Andersen aggiungendo alcuni elementi tratti dalle più famose epopee mitologiche orientali: esseri fantastici, grandi battaglie... tutto questo e molto di più in una storia dove non mancheranno anche alcune osservazioni sulle problematiche sociali del Giappone contemporaneo.
La storia di Kaikou e Toshi è un'opera eclettica che si distingue per il suo approccio lirico, tipico delle proposte con cui la Vertigo esordì nel mercato USA, adattato però al gusto moderno. Crossing Midnight presenta le antiche leggende giapponesi filtrate attraverso l'ottica del fumetto fantastico occidentale. In puro stile Vertigo.
Lezioni di botanica
In
una linea editoriale così eterogenea e ricca di opere tra loro
indipendenti, sia a livello tematico che di continuity, come la
Vertigo, è pressoché impossibile parlare di segni di identità. Eppure,
una notevole quantità di prodotti pubblicati dalla sottoetichetta
adulta della DC Comics condividono una caratterista comune, specie
quelle dei primi anni della loro pubblicazione: la volontà di
recuperare personaggi di seconda e perfino terza classe, più o meno
dimenticati, per caratterizzarli di una profondità psicologica nuova e
renderli protagonisti di avventure di un certo spessore. Il caso di Black Orchid
non è forse l'esempio più famoso ma, senza dubbio, rappresenta una
delle rivisitazioni più importanti da un punto di vista storico. Lo è
ancor di più se si considera il periodo in cui venne pubblicata la
serie, vale a dire tra il 1988 e il 1993: un'epoca nella quale la linea
di demarcazione tra il mondo di Superman e quello dove vive le sue
avventure Spider Jerusalem non era così netta. Un'epoca in cui la
Vertigo non esisteva ancora.
Ma cominciamo dall'inizio... La detective nota come Black Orchid nacque grazie alla collaborazione tra Sheldon Mayer e Tony DeZuniga nel luglio del 1973 sulle pagine di Adventure Comics #428, una delle testate più famose della DC Comics. Capace di volare, invulnerabile ai proiettili e dotata di un'incredibile forza, la misteriosa donna il cui vero nome è sempre rimasto celato, si distingueva per la sua maestria nei travestimenti e per i biglietti da visita (su cui era impressa un'orchidea) che lasciava ogni volta che riparava a un'ingiustizia. La sua però fu una carriera piuttosto breve: dopo i tre numeri di Adventure dedicati alle sue gesta, cominciò ad apparire in modo saltuario su varie testate e solo regolarmente sulle pagine dedicate alle imprese della Squadra Suicida, gruppo di cui divenne membro. Era insomma una super-eroina di serie B.
Alla fine degli anni Ottanta, l'editor Karen Berger affidò a un giovane e promettente autore inglese, Neil Gaiman, il compito di riportare in auge un personaggio classico della DC. Per la gioia di Berger (futura fondatrice della Vertigo), la scelta di Gaiman cadde proprio su Black Orchid, un personaggio sconosciuto ai più, perfino in casa DC. Gaiman diede così vita a una miniserie di tre numeri disegnata da Dave McKean e pubblicata alla fine del 1988.
Gaiman e McKean non riuscirono a rivitalizzare come avrebbero voluto il personaggio, anche se contribuirono ad aggiungere alcuni importanti elementi alla mitologia di Black Orchid. Il personaggio ora aveva un nome (Susan Linden-Thorne) e un'origine ben precisa: Black Orchid era "nata" dopo alcuni esperimenti condotti da Phil Sylvian, uno scienziato impegnato nella creazione di ibridi tra piante e umani. Sia la Black Orchid originale che suo "padre" furono assassinati alla fine del primo numero della miniserie, lasciando spazio a Flora Black e alla sorellina Suzy, le uniche due creature sopravvissute alla morte di Sylvian.
L'opera di Gaiman, al di là del successo riscosso, ebbe importanti conseguenze. L'autore aggiunse un ulteriore elemento a quell'atipico universo popolato da creature come lo Swamp Thing di Moore, l'Uomo Floronico o Poison Ivy, ma non solo. Gaiman portò con sé negli USA parte del team creativo che avrebbe dato vita da lì a poco a The Sandman e convinse Karen Berger sulla possibilità, sulla necessità di una nuova linea editoriale adulta dedicata al fantasy, alla fantascienza e all'horror. Quattro anni dopo, nasceva così l'etichetta Vertigo sotto la quale vennero pubblicate le opere prodotte da Gaiman e da altri autori inglesi facenti parte della cosiddetta British Invasion che caratterizzò la produzione DC dei primi anni Novanta.
Una delle prime collane di questo particolare progetto editoriale promosso dalla Berger fu proprio questa Black Orchid; una serie regolare di ventidue numeri durata dal settembre 1993 al giugno 1995, e che ebbe come protagonista la Flora Black ideata da Gaiman. Un semisconosciuto Dick Foreman si occupò della sceneggiatura, mentre alle matite si alternarono la famosa Jill Thompson (vista all'opera anche su The Sandman) e, in seguito, Rebecca Guay (che abbiamo potuto apprezzare su The Dreaming e su Green Lantern: 1001 Emerald Nights).
Nell'attuale Universo DC, esiste una terza versione di Black Orchid: si tratta della Suzy che vediamo proprio in queste pagine al fianco della "sorella" Flora. Ancora una volta appaiono evidenti le radici sotterranee che innervano la particolare continuity della linea Vertigo: radici nascoste, ma pronte a ramificarsi per dare vita a nuove serie. Le origini di Black Orchid non poggiano su principi e nozioni di anatomia, ma sulla botanica metafisica.
Ma cominciamo dall'inizio... La detective nota come Black Orchid nacque grazie alla collaborazione tra Sheldon Mayer e Tony DeZuniga nel luglio del 1973 sulle pagine di Adventure Comics #428, una delle testate più famose della DC Comics. Capace di volare, invulnerabile ai proiettili e dotata di un'incredibile forza, la misteriosa donna il cui vero nome è sempre rimasto celato, si distingueva per la sua maestria nei travestimenti e per i biglietti da visita (su cui era impressa un'orchidea) che lasciava ogni volta che riparava a un'ingiustizia. La sua però fu una carriera piuttosto breve: dopo i tre numeri di Adventure dedicati alle sue gesta, cominciò ad apparire in modo saltuario su varie testate e solo regolarmente sulle pagine dedicate alle imprese della Squadra Suicida, gruppo di cui divenne membro. Era insomma una super-eroina di serie B.
Alla fine degli anni Ottanta, l'editor Karen Berger affidò a un giovane e promettente autore inglese, Neil Gaiman, il compito di riportare in auge un personaggio classico della DC. Per la gioia di Berger (futura fondatrice della Vertigo), la scelta di Gaiman cadde proprio su Black Orchid, un personaggio sconosciuto ai più, perfino in casa DC. Gaiman diede così vita a una miniserie di tre numeri disegnata da Dave McKean e pubblicata alla fine del 1988.
Gaiman e McKean non riuscirono a rivitalizzare come avrebbero voluto il personaggio, anche se contribuirono ad aggiungere alcuni importanti elementi alla mitologia di Black Orchid. Il personaggio ora aveva un nome (Susan Linden-Thorne) e un'origine ben precisa: Black Orchid era "nata" dopo alcuni esperimenti condotti da Phil Sylvian, uno scienziato impegnato nella creazione di ibridi tra piante e umani. Sia la Black Orchid originale che suo "padre" furono assassinati alla fine del primo numero della miniserie, lasciando spazio a Flora Black e alla sorellina Suzy, le uniche due creature sopravvissute alla morte di Sylvian.
L'opera di Gaiman, al di là del successo riscosso, ebbe importanti conseguenze. L'autore aggiunse un ulteriore elemento a quell'atipico universo popolato da creature come lo Swamp Thing di Moore, l'Uomo Floronico o Poison Ivy, ma non solo. Gaiman portò con sé negli USA parte del team creativo che avrebbe dato vita da lì a poco a The Sandman e convinse Karen Berger sulla possibilità, sulla necessità di una nuova linea editoriale adulta dedicata al fantasy, alla fantascienza e all'horror. Quattro anni dopo, nasceva così l'etichetta Vertigo sotto la quale vennero pubblicate le opere prodotte da Gaiman e da altri autori inglesi facenti parte della cosiddetta British Invasion che caratterizzò la produzione DC dei primi anni Novanta.
Una delle prime collane di questo particolare progetto editoriale promosso dalla Berger fu proprio questa Black Orchid; una serie regolare di ventidue numeri durata dal settembre 1993 al giugno 1995, e che ebbe come protagonista la Flora Black ideata da Gaiman. Un semisconosciuto Dick Foreman si occupò della sceneggiatura, mentre alle matite si alternarono la famosa Jill Thompson (vista all'opera anche su The Sandman) e, in seguito, Rebecca Guay (che abbiamo potuto apprezzare su The Dreaming e su Green Lantern: 1001 Emerald Nights).
Nell'attuale Universo DC, esiste una terza versione di Black Orchid: si tratta della Suzy che vediamo proprio in queste pagine al fianco della "sorella" Flora. Ancora una volta appaiono evidenti le radici sotterranee che innervano la particolare continuity della linea Vertigo: radici nascoste, ma pronte a ramificarsi per dare vita a nuove serie. Le origini di Black Orchid non poggiano su principi e nozioni di anatomia, ma sulla botanica metafisica.
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