Tokyo Revengers ha riportato all'apice un genere dimenticato: il ritorno dei teppisti

Tokyo Revengers ha riportato all'apice un genere dimenticato: il ritorno dei teppisti
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Grande successo dell'ultimo periodo è Tokyo Revengers, opera regina di Weekly Shonen Magazine che ha conquistato il pubblico a suon di viaggi nel tempo e risse da strada, dei temi che riportano i lettori verso un genere che sembrava dimenticato.

Il manga di Ken Wakui getta le sue fondamenta su argomenti che sembrava impossibile rivedere in un'opera moderna: giovani delinquenti, risse senza regole e viaggi nel tempo. Questi temi richiamano gli shonen della fine del 20° secolo, i cui protagonisti erano prevalentemente dei bancho, ossia dei giovani criminali di strada.

La scena moderna, dominata dai vari Jujutsu Kaisen, My Hero Academia, Demon Slayer o Black Clover, si basa essenzialmente su protagonisti privi di alcun tratto distintivo che, in qualche modo, diventano i più forti grazie a spaventose abilità. Ken Wakui è però andato controcorrente optando per un'altra strada. Takemichi è totalmente differente dai suoi colleghi e Tokyo Revengers è l'esempio perfetto su come riportare all'apice una vecchia tendenza.

Tokyo Revengers permette alla nuova generazione di lettori di rivivere i miti del passato. Il genere bancho non è deceduto, anzi. Takemichi, Mikey, Draken e gli altri componenti della Tokyo Manji Gang sono in un certo modo ispirati ai protagonisti di Yu Yu Hakusho, Le Bizzarre Avventure di JoJo, Shonan Junai Gumi (GTO) e persino Slam Dunk. Ciascuna di queste opere, ognuna dai tratti differenti, è accomunata dal tema della delinquenza.

E voi avete vissuto l'epoca d'oro dei manga "teppisti"? Credete che Tokyo Revengers sia un degno erede? Fateci sapere la vostra con un commento! Vi lasciamo alla polemica sulle animazioni di Tokyo Revengers e alla fonte d'ispirazione di Ken Wakui.