Yamato Video, focus on su Keisuke Fujikawa

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Si può diventare leggende degli anime anche senza aver mai disegnato una sola tavola. Keisuke Fujikawa, nato a Tokyo nel 1934, è il nome d’arte di Hideo Ito. Professione: sceneggiatore, scrittore e drammaturgo. L’occasione per ricordarsi di questo anziano maestro ancora sulla breccia, corteggiatissimo dal pubblico di nostalgici, onorato da riconoscimenti, spesso ospite in tv o alla radio (suo primo amore), e dal 2007 visiting professor alla Kyoto University, nasce dal volume che vedete qui a fianco: Atsui Omoi o moichido (Fujin-Sha). Un libro che raccoglie alcuni suoi script e ne descrive la centralità nel mondo degli anime.

In effetti, basta dare ancora un'occhiata alla copertina per indovinare da dove proviene la leggenda costruita intorno al suo nome: Mazinga Z, Corazzata Spaziale Yamato, Godmars. Sono solo i più famosi, più avanti ne leggerete altri.

Laureato in Lettere alla Keio University nel 1958, le opere giovanili di cui ancora ha memoria si intitolano Fu (Vento) e Fiancé. Il primo era un racconto scritto ai tempi dell'università che spedì a un concorso la cui giuria era presieduta dal drammaturgo Tadasu Iizawa (Wakayama, 1909-1994; vero nome Osamu Izawa). Il secondo pare fosse il suo primo lavoro per una trasmissione radiofonica. Fujikawa rammenta il brivido di soddisfazione e orgoglio provato, dal momento che quei piccoli successi suggerivano con discrezione di battere la strada del professionismo nella narrativa. Voci non confermate dicono che il giovane scrittore fu diseredato dalla famiglia a causa della professione scelta, e che nei primi anni Sessanta non se la passò per niente bene. Un esempio certo: l'ingaggio fortemente desiderato alla Toho non arrivò. Tuttavia conosceva Toshihiro Ijima, produttore e sceneggiatore, grazie al quale riuscì a farsi strada nel mondo degli sceneggiati televisivi (o torendi dorama) in qualità di scrittore presso la TBS. Quando il network strinse alleanza creativa con Eiji Tsuburaya, fondatore della celebre Tsuburaya Productions, Hideo Ito aveva già cambiato nome ed era pronto a imbarcarsi nella più grande avventura della sua vita.

Il titolo di riferimento avventuroso è ovviamente Ultraman (1966), personaggio storico del piccolo e grande schermo nipponico a cui Fujikawa prese parte. Sopra questo eroe mascherato Tsuburaya ha materialmente costruito una fortuna. Altri lavori firmati in quel periodo: Kaiju Buska (1966) che sembra un Teletubbie con testone esagerato, Mighty Jack (1968) firmato da Tsuburaya in persona e ispirato alla serie inglese Thunderbirds che adorava (NHK l'aveva mandata in onda nel 1966). E ancora: Chibira-kun (1970), Uchu Enjin Golly (1971) e Mirrorman (1971) su soggetto originale di Tetsuo Kinjo. Nel 1972 collabora a Thunder Mask, poi a un episodio di Red Baron (1973) che alcuni specialisti ritengono una versione live action di Mazinga Z. C'è poi Goranger del 1975, primo titolo della "Super Sentai Shirizu" sullo stile di Masked Rider, a cui seguirà Jacker Dengeki (1977) da un soggetto di Shotaro Ishinomori. Ma il titolo che gli appassionati italiani ricorderanno di sicuro è X-Bomber (1980). La serie prendeva a modello Thunderbirds ed era uno show televisivo con pupazzi che vantava addirittura - secondo Jonathan Clements e Motoko Tamamuro, autori di The Dorama Encyclopedia (Stone Bridge Press) - il design di Go Nagai. In realtà fu un colossale fiasco e chiuse dopo 12 episodi.

Per uno scrittore televisivo, il passaggio all'animazione era quasi una consuetudine. Toei spostava spesso i suoi dipendenti dal dipartimento live action ai cartoni animati. Uno degli amici di quegli anni di Fujikawa, per esempio, è il signor Shozo Uehara, sceneggiatore della prima serie di Capitan Harlock. E lo stesso Masaaki Tsuji, altra leggenda che andrebbe riscoperta, arrivava dagli sceneggiati. All'inizio per lo scrittore Fujikawa è un po' complicato. L'ambiente degli anime, intendiamo. Finisce subito a lavorare con Go Nagai in Mazinga Z, serie che i fan gli riconoscono essere uno dei suoi capolavori di scrittura, e prosegue con Il Grande Mazinga, Jeeg Robot d'acciaio, Cutie Honey, Ufo Robot Goldrake. Per le stesse ragioni di devozione artistica, anche Leiji Matsumoto è l'altro grande nome a beneficiare della sua penna: Galaxy Express 999, La regina dei mille anni e Corazzata Spaziale Yamato, in realtà in mano a Yoshinobu Nishizaki, che seguirà dall'inizio alla fine. Proprio la saga dei "Guerrieri delle stelle" permise allo sceneggiatore di sciogliere il nodo gordiano che lo assillava da quando aveva cominciato a lavorare in Mazinga nei primi anni Settanta. La sua formazione televisiva, negli sceneggiati, aveva una base di realismo che si faceva generalmente derivare dai soggetti trattati e dalle interpretazioni degli attori, nonostante il comune denominatore fantascientifico o super-eroistico. Ma per gli anime, il discorso era diverso.

Secondo il suo punto di vista, solo pochi generi animati potevano aspirare a vera credibilità presso il pubblico, come le serie comiche (a cui contribuì poi in Tensai Bakabon). Trattare temi drammatici, al contrario, gli pareva un'assurdità. Quantomeno, poco credibile. Per non sentirsi fuori luogo, l'occasione fornitagli da Nishizaki (che arrivava dal teatro) era quindi imperdibile. Portare cioè elementi dei live action in un cartone animato: non solo battaglie nello spazio, ma confronti caratteriali, introspezione e un pizzico di sociologia applicata che, sebbene non ottenne subito il riscontro sperato nel pubblico, parlava direttamente ai giovani di allora. Sembra quasi di ascoltare Ikki Kajiwara, lo storico autore di fumetti come Tiger Mask e Rocky Joe, che in quegli anni andava ripetendo come la gioventù giapponese avesse bisogno di una scossa generazionale e culturale. In realtà Fujikawa c'era arrivato ben prima della "Corazzata Spaziale": basti pensare alla serie Sasurai no Taiyo (1971), in Italia conosciuta col titolo Jane e Micci, tratto da un'opera a fumetti di Mayumi Suzuki firmata dallo scrittore. Il soggetto, due neonate scambiate nella culla in ospedale, crescono in ambienti agli antipodi ma entrambe sognano di diventare cantanti, è in controtendenza rispetto alle produzioni dell'epoca. Produceva, guarda un po', Mushi Production, poco prima del capitombolo finanziario, ma che intanto si godeva il successo di Rocky Joe.

Arrivato incolume negli anni Ottanta, Fujikawa sembra avvertire il decadimento della televisione a disegni animati. Sono in parecchi a rendersene conto (uno è Miyazaki). O perché in mano agli sponsor o perché la crisi delle idee è stagnante. Uno dei suoi ultimi contributi è però Windaria, altro soggetto fantascientifico in cui ancora una volta la preoccupazione principale è riuscire a conquistare il pubblico di giovani e trasmettergli nuova forza d'animo. Sopravvissuto a venti anni buoni di televisione, Fujikawa decide soprattutto di lanciarsi nella narrativa. Nel 1984 scrive il primo romanzo della serie Utsunomiko, successo editoriale da 10 milioni di copie vendute (l'editore è Kadokawa), pure lui passato in animazione, e che in Giappone hanno ristampato nel 2013 in una nuova edizione.