Yamato Video parla del nuovo special televisivo dedicato a Lupin III

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La casa editrice milanese Yamato Video ha speso un corposo articolo per parlare del nuovo special televisivo animato dedicato a Lupin III, il ladro gentiluomo nato dalla matita di Monkey Punch, e che ha goduto, in ben quarant'anni di onorata carriera, si svariati adattamenti televisivi che comprendono tre serie tv, numerosi special e film.

Passare da rupan sansei a rupan sensei è facilissimo. Ci vuole solo una ragazzina con ambizioni ladresche e la tenacia tipica delle donne; poi occorre un tesoro magnifico da scoprire, quindi un maestro a cui rompere le scatole per l'usuale praticantato. Ma se questo maestro si chiama Lupin e di avere mocciose tra i piedi non vuol sentire parlare, allora due sono le cose: o lo si tampina senza tregua (con tanto di inseguimento spericolato tra i grattacieli scintillanti di Tokyo) o gli si dimostra di avere i cosiddetti e meritare un minimo di attenzione. Perché questo, sostanzialmente, accade in Lupin III - Chi no Kokuin - Eien no Mermaid (titolo internazionale: Lupin III - Blood Seal - Eternal Mermaid), il nuovo special televisivo da un'ora e mezza che NTV ha trasmesso lo scorso 2 dicembre alle nove di sera.

L'occasione è spettacolare di per sé. Ovvero, quarant'anni dalla prima messa in onda del Lupin televisivo in giacca verde prodotto da Tokyo Movie e A-Pro (al cui interno il regista titolare Masaaki Osumi fu costretto a cedere il testimone a due giovani di nome Isao Takahata e Hayao Miyazaki con la benedizione di Yasuo Otsuka, sakkan dell'intera serie), e il sospetto a lungo covato in Rete che il personaggio inventato da Monkey Punch stesse per rientrare nel girone degli anime con una nuova serie Tv. Sospetto presto ridimensionato da quella stessa claque di fan scatenati e ricollocato nel luogo che da vent'anni ospita annualmente le avventure del famoso ladro: gli special televisivi di NTV. Un appuntamento partito nel 1989 che ha messo all'opera mostri sacri dell'animazione come Gisaburo Sugii e Osamu Dezaki (il più prolifico), peraltro già predisposti al dna cambrioleur di Lupin da tempi lontanissimi, il primo dal pilot datato 1969, il secondo come autore degli e-konte della prima stagione televisiva.

Doppiamente spettacolare l'evento, se si considera che per questo anniversario si sono praticati stravolgimenti davvero epocali, come il fatto di imporre nuove voci a mezzo cast. Tolto Yasuo Yamada, storica voce di Lupin scomparsa nel 1995, oggi di proprietà dell'attore Kanichi Kurita, il solo Jigen Daisuke è lo stesso di sempre con la voce di Kiyoshi Kobayashi. Immaginate lo scoramento del nostro, solo soletto con lacrima di malinconia mentre accoglie i nuovi acquisti Daisuke Namikawa (Goemon, al posto di Makio Inoue), Miyuki Sawashiro (Fujiko Mine, al posto di Eiko Masuyama) e Kouchi Yamadera (Zenigata, al posto di Goro Naya). Ma attenzione ad affrettare ogni conclusione: Yamadera, che si proclama fan di primo letto, e che in Giappone è popolare per aver prestato la voce a Eddie Murphy, di Naya non è soltanto il sostituto ma l'allievo prediletto. Proprio per tale ragione si è sentito in dovere di omaggiare il maestro restando fedele alla sua interpretazione. Ma pur messa così diplomaticamente, in generale la scelta di mandare in pensione il vecchio cast dopo sedici anni di onorata carriera ha scontentato moltissimi appassionati.

Negli ultimi tempi, l'avrete notato, i film televisivi della serie si sono fatti più arditi. Un mix perfetto per il pubblico di ragazzini che non si sottrae allo spirito adulto del fumetto. Espiata ogni colpa d'aver imborghesito un personaggio canaglia, in Tv Lupin si barcamena con colpi architettati al meglio delle possibilità (per non parlare dell'Oav Verde contro Rosso, amabile gioco sintattico che manda in paranoia) e una scelta dei soggetti che si concede sempre più spesso al fantastico inteso come genere, alla magia e alla leggenda. Come nel presente caso, in cui sirene leggendarie si frappongono a due preziosi gioielli che nascondono un segreto più grande e consentono di arrivare a un tesoro nascosto di indicibile bellezza. Lupin avrà vita dura questa volta, un po' per l'allieva Maki che da brava quindicenne ha svalvolato l'ormone esistenziale per farsi ladra, un po' perché c'è un pericoloso avversario capace di mettere in crisi non solo il protagonista ma anche uno spadaccino stagionato come Goemon. Se poi aggiungiamo la presenza della giovane Misa, una che apparentemente non muore mai, allora la trama si infittisce a meraviglia prima di giungere al traguardo.

Siccome i fan sono difficili da mettere nel sacco, questo Eien no Mermaid non ha convinto proprio tutti. La scaltrezza dell'anniversario da celebrare è stata tale infatti da porre sul campo qualche importante obiettivo e perfino aspettative controverse. Da un lato c'è il passaggio di consegne "vocale" che ci sta benissimo con la voglia del network (o di chi per lui, dubito coinvolgimento di Punch) di puntare a una nuova generazione di fan. La stessa che ha accettato di assistere al crossover tra il superbo ladro e l'altrettanto superbo detective Conan Edogawa, qualche tempo fa. Una smilitarizzazione dall'ambaradan classico del personaggio e la convinzione di imborghesirlo ancora di più. Dall'altro lato c'è invece la speranza che la generazione degli affezionati ha di vedere in questo special Tv il trampolino di lancio per qualsiasi cosa, qualsiasi cosa abbiamo detto, quindi anche una nuova serie televisiva, che sappia reinventare la creatura di Moneky Punch.

Ma se il pubblico e la Rete sono bravissimi a fare congetture e riempire i forum di malumori e speranze, l'unica certezza materiale di questo film (peraltro molto godibile e con trovate lungimiranti: vedi i bamboloni gonfiabili over size di Lupin e Jigen in città) proviene da chi ci ha messo sopra le mani. O le ha utilizzate per riportare l'ensemble ad un crocevia simbolico tra novità e nostalgia. Tanto per cominciare, lo studio Telecom Animation è tornato a occuparsi di Lupin dopo L'elusività della nebbia del 2007, e si vede. Se siete nostalgici doc, farà comodo focalizzarsi sulla "solita" Fiat 500 gialla che è ormai diventata il più classico mezzo di fuga, un marchio di fabbrica consolidato, una guest star o l'aggancio che più aggancio non si può al maestro Otsuka e a mezza biografia importante di Lupin (quindi: prima serie Tv, Cagliostro, Cospirazione dei Fuma ed Elusività della nebbia). Se siete nostalgici col piglio investigativo, sarà utile invece ricordare quanto il buon nome di Otsuka sia garantito anche e soprattutto dalla presenza nello staff di Kazuhide Tomonaga e Nobuo Tomizawa, due pilastri di Telecom che hanno compiuto miracoli non soltanto in Cagliostro ma anche in un pugno di episodi della seconda serie di Lupin (giacca rossa quindi), andati in onda tra il 1979 e il 1980. Da Telecom inoltre arriva il regista di Oji-san no Lamp (2011) Teiichi Takiguchi, che ha preso le redini del progetto giocando con astuzia tra impervie angolazioni e scene d'azione ben orchestrate.

Novità assoluta, la presenza di Yoshiharu Sato al chara design e alla direzione delle animazioni. Prende il posto di Satoshi Hirayama e il risultato è proprio lì sullo schermo. Ex animatore Nippon Animation, co-fondatore di Studio 4°C, Sato ha quello stile di disegno che direste miyazakiano. O, più propriamente, quello della Nippon Animation del sekai meisaku gekijoo anni Ottanta, avviato da Yoichi Kotabe e Yoshifumi Kondo. Quindi poetico, inusuale per un Lupin III a meno di non essere (di nuovo) dalle parti di Cagliostro o di mostrare a Otsuka quanto influente sia stato nella concezione grafica dei personaggi. In Eien no Mermaid il suo contributo è attivo quanto a poesia, e retroattivo nella mitologia della serie. I fan vi hanno subito scorto lo stile di Cagliostro e la violenza di Dead or Alive; ma anche qualcosa di più rigoroso dell'omaggio gratuito, assecondando ancora una volta lo spirito d'autore. Libertà che, negli anime, si conferisce a ben pochi artisti. Tra l'altro la presenza di Sato è il particolare meno osteggiato da critica e pubblico (il quale, fateci caso, sembra sempre sul punto di cercare favorevoli appigli con il passato migliore del personaggio). Segno che anche così, si può tirare avanti e campare accontentandosi di quel 14 per cento di rating guadagnato il giorno della messa in onda del film, circa tre punti percentuale in meno rispetto a The Last Job. Sarà mica che la crisi è arrivata perfino nel covo di Lupin?